sabato 20 settembre 2025
La violenza nasce dal disprezzo e dall'odio
L’uccisione dell’influencer americano di estrema destra Charlie Kirk è stata occasione in Italia per risvegliare rancori non proprio sopiti. In questo ritorno si sono distinti personaggi importanti del mondo della politica e della cultura. La premier Giorgia Meloni, a cui, evidentemente, dovrebbe stare più a cuore l’unità del paese e la pace sociale, si è spinta ad accuse pesanti alla sinistra, che, con uomini come lo scrittore Saviano e il matematico Odifreddi, ha ravvivato lo scontro. Per fortuna finora si è rimasti allo sproposito delle parole. Il che dimostra che il Paese nella sua generalità è più saggio di chi lo rappresenta a livelli alti e altissimi.
C’è una ragione, però, che rende il clima sempre foriero di “disgrazie” ed è per un verso il rancore nutrito dalla destra per essere stata emarginata ed esclusa per mezzo secolo dalla partecipazione piena alla politica, e per un altro dal rancore nutrito dalla sinistra, che non è riuscita ad elaborare il lutto della sconfitta del 2022 e dell’ascesa al governo di una destra considerata la storica erede del Msi e perciò del neofascismo, sopravvissuto alla catastrofe del regime nel 1943 e alla liberazione dal fascismo nel 1945. Destra e sinistra hanno componenti di rancorosità che si ravvivano ogni volta che se ne presenta l’occasione, ossia sempre.
A destra per cinquant’anni, dal 1945 al 1994 (I governo Berlusconi col Msi al suo interno) i missini hanno vissuto una condizione che un raffinatissimo intellettuale come Piero Buscaroli definiva da sopravvissuti in territorio nemico. Essi, a parte la partecipazione alle elezioni e l’esigua rappresentanza politica ad ogni livello, erano esclusi da ogni effettiva partecipazione politica di governo e rischiavano lo scioglimento con l’accusa di aver rifondato il già disciolto partito fascista. Ci si era quasi convinti a destra di essere degli alieni, degli incapaci di amministrare la cosa pubblica, esclusi dai luoghi e dai fatti del potere che contano, in una sorta di apartheid. Era inconcepibile che si potesse fare una coalizione col Msi. I missini, a parte l’esperienza siciliana del milazzismo, erano nel panorama politico italiano una presenza-assenza, che per un verso completava la democrazia, per un altro la limitava alle forze cosiddette democratiche e antifasciste, di cui il Msi non faceva parte. I giovani missini non potevano avere nessuna speranza di poter diventare un giorno sindaci e assessori del proprio paese, mentre vedevano i loro coetanei che, per militare in altri partiti, raggiungevano qualsiasi meta, in politica e in carriera. Vivere per molti anni in condizioni “dimezzate” significa accumulare dentro tanto di quel rancore che all’occasione esplode in comportamenti anche violenti, se non fisicamente di certo moralmente. È quanto vediamo in alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, che rispondono con iattanza alle accuse e alle insolenze di quelli di sinistra, già rancorosi e avvelenati dall’aver visto assurgere al governo del Paese, delle regioni, delle città e dei comuni quelli che, secondo loro, non avrebbero mai potuto.
Questo brodo di rancori è così forte che i protagonisti neppure si accorgono della violenza che producono coi loro comportamenti. Ci sono reti televisive, a destra come a sinistra, che non fanno che propaganda politica a senso unico a guisa degli organi di partito di una volta. Va’ a far capire ad una Lilli Gruber di essere una propagandista antigovernativa! E lo stesso a Giovanni Flores e a Corrado Formigli! E questo vale per gli opposti Paolo Del Debbio e sodali di reti che sono megafoni dei partiti di maggioranza. Non diversamente i giornali cartacei, tutti regolarmente schierati e tutti regolarmente neganti di esserlo. La “violenza” che queste fonti producono contribuisce a tenere sempre teso il rapporto. I politici non sono da meno, parlano sempre per metafore offensive, vagamente spiritose, disprezzano l’avversario, cercano di ridicolizzarlo, offendono, a volte diffamano. I cittadini si indispettiscono, quelli di destra per i continui attacchi che ricevono da politici e giornalisti di sinistra; quelli di sinistra, di rimando, mal tollerano i politici di destra, considerati inadeguati e arroganti impostori.
L’aver evocato in Italia da parte della destra, dopo l’assassinio di Kirk, atmosfere da anni di piombo non è stato un esempio di prudenza, ma la reazione della sinistra con dei distinguo inaccettabili è stata la risposta che non doveva esserci. Uccidere una persona per le sue idee politiche o per i suoi compiti istituzionali è da condannare, punto e basta. Voler mettere in discussione un simile assioma è violenza, che genera a sua volta altra violenza.
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