sabato 30 agosto 2025
Trump, quel che non t'aspetti
Viviamo tempi incredibili, inimmaginabili, grotteschi. Chi mai poteva pensare che alla presidenza dello Stato più forte del mondo arrivasse uno come Donald Trump, perfino peggiorato rispetto al suo primo mandato? Abituati a pensare all’America come alla grande sorella dell’Europa, quella più fortunata e più potente della famiglia, garanzia di sicurezza e di ordine mondiali, che ci aveva tirati fuori per ben due volte dai nostri pasticci europei, non ci raccapezziamo in balia di un soggetto, il suo presidente, che parla e agisce come un boss creato dalla penna di Mario Puzo, come “Il padrino” di Franzis Ford Coppola. Le sue prime dichiarazioni furono su eventuali annessioni di Groenlandia, Canada e Canale di Panama, facendo un po’ irritare e un po’ ridere il mondo. Ma è bastato poco perché tutti nel mondo ne accettassero le mattane e tutti stessero al gioco. È pur il Presidente degli Stati Uniti d’America!
L’assurdo è diventato normale. L’incontro dei sette europei alla Casa Bianca il 18 di agosto aveva tutta l’aria di una sceneggiata di nessuna credibilità, perfino offensiva per certi aspetti. I sette sembravano rendersene conto e tuttavia come tanti scolaretti si compiacevano di ricevere il giudizio positivo dal maestro in cattedra dopo aver ciascuno recitato la sua particina. E lui, il maestro, a dispensare pagelline a tutti, perfino al francese Macron che ogni tanto maltratta con apprezzamenti a dir poco disdicevoli.
Ma non erano lì gli europei per sapere che cosa il Presidente americano si era detto con Putin in Alaska qualche giorno prima? Non si doveva parlare di una sorta di road map per arrivare alla pace?
Non doveva essere l’inizio di un cessate il fuoco? Niente di tutto questo. L’incontro in Alaska si è rivelato una presa in giro senza precedenti. Che cosa si siano veramente detti i due leader mondiali per tre ore non lo sapremo mai. Dalle dichiarazioni seguite si poteva ritenere cosa fatta un incontro bilaterale Zelensky-Putin, cui sarebbe seguito breviter un trilaterale. Si trattava di stabilire la sede e il giorno. Circolavano ipotesi: Roma, Vaticano, Istanbul, Ginevra. Non c’è stato niente di tutto questo, anzi a quanto ha poi riferito il ministro degli esteri russo Lavrov in Alaska non si era parlato affatto del bilaterale “fantasma” tra Zelensky e Putin. La verità è che Putin non vuole vedere Zelensky né oggi né mai. Non lo riconosce come suo interlocutore. Finché l’ucraino resta in carica la guerra continuerà sempre più intensa. Putin mira alla sua liquidazione e solo quando non ci sarà più e al suo posto ci sarà uno a lui gradito allora sarà disposto a mettere fine alla guerra.
La beffa è che Trump in Alaska, a quanto si può dedurre, più che prendere le parti dell’ucraino, in sintonia con tutto l’Occidente, ha rassicurato Putin sulla sua amicizia, come se fosse il russo la vittima. Le strette di mano tra i due, seguite da rassicuranti gesti di amicizia, con la mano sinistra di Trump a poggiarsi più volte sulle mani strette a rinsaldarle, dimostravano una scelta di fedeltà, quasi di protezione. Come a dire: coraggio, ci penso io. Un rovesciamento delle parti che avrebbe del ridicolo se non fosse tragedia piena. Trump, infatti, ha ripreso ad insultare Zelensky perché si rifiuta di cedere alle pretese di Putin senza se e senza ma. È irritato con l’ucraino perché la sua tenacia a difendere il suo paese rischia di rovinargli i buoni rapporti con Putin. Dice che lui non sta né con una parte né con l’altra, ma di fatto ammicca a Putin. Minaccia di non dare più soldi né armi all’Ucraina. Nei confronti dell’Europa e della Nato non fa che prendere le distanze. Mai visto un uomo politico di tale importanza comportarsi in maniera contraddittoria, capricciosa, del tutto fuori dai più consolidati canoni della politica e della diplomazia.
L’uomo che doveva riportare la pace in Ucraina in ventiquattr’ore dà in escandescenze al solo pensiero di dover rinunciare al suo messianismo. La sua inadeguatezza diventa ogni giorno di più intollerabile. La vicenda dei dazi, che pure poteva avere una sua ragion d’essere, nella sua gestione è diventata occasione per esercitare un autentico bullismo nei confronti di amici e alleati storici, da lui considerati parassiti e imbroglioni. Essi per ora hanno scelto in parte di assecondarlo e in parte di ignorarlo, scegliendo l’attesa che noi italiani conosciamo molto bene: ‘a da passà ‘a nuttata. Bisogna vedere quali danni avrà prodotto la politica di questo energumeno al termine del suo mandato facendo scongiuri che non venga riproposto un’altra volta. Sarebbe per l’Europa e il mondo una iattura.
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