sabato 23 agosto 2025
Ucraina, soluzione sempre più lontana
Da una parte la Russia, che dell’Ucraina vuole perfino l’anima (lingua e religione), dall’altra l’Ucraina che alla Russia non vuole cedere neppure le frange territoriali che in genere ai confini sono sempre contese. In mezzo il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, che non capisce niente né di Ucraina né di Russia, che non conosce neppure la storia dell’Europa e definisce «stupida» la guerra tra i due paesi. L’Europa, che dovrebbe occupare una posizione centrale, è di lato e parla quando è …interrogata. A sottolineare quanto conti poco in questa crisi.
Per certi aspetti Trump ricorda un altro Presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, che, alla fine della Grande Guerra, 1918, s’illuse, dettando i famosi 14 punti, di risolvere le varie controversie tra gli stati, con l’autodeterminazione dei popoli, in base alla quale tutte le città e le regioni contese dovevano decidere liberamente da sé con chi stare. Così venivano a cadere molti dei motivi della guerra. Neppure Wilson, nell’occasione, dimostrò di capire l’anima degli europei.
La guerra russo-ucraina non può essere staccata da un disegno che è nella testa di Putin e che molto probabilmente consiste nel “recuperare” alla Russia tutti i paesi che avevano fatto parte dell’Urss e della cintura dell’Europa orientale, dalle repubbliche baltiche alla Romania, attraverso la Polonia, l’ex Cecoslovacchia e l’Ungheria, i paesi cioè del Patto di Varsavia. Pensare, come pensa Trump, che la guerra è scoppiata per futili motivi per imperizia del suo predecessore Biden, significa non volersi neppure sforzare di capire. Ci fossi stato io alla presidenza americana la guerra non avrebbe avuto mai inizio, ha ripetuto più volte Trump, volendo dare l’impressione di essere convinto di quel che diceva. Le cose, evidentemente, non stanno come pensa lui. La Russia si annesse la Crimea nel 2014. Si capì allora che non si trattava solo di Crimea, per la quale Putin poteva tirar fuori ragioni perfino plausibili, ma di un disegno più ampio. Si è detto più volte che alla base dell’aggressione russa all’Ucraina c’era la sua sempre più stretta vicinanza con l’Europa e la Nato. Troppo si era avvicinata la Nato alle porte della Russia. Ma che cosa poteva fare l’Ucraina, privata della Crimea e minacciata dalla Russia, se non contare sull’Europa e la Nato? Il carattere difensivo dell’Ucraina appariva chiaro, era un cercar di scoraggiare la Russia da successive aggressioni. Cosa, questa, che purtroppo non è accaduta. Putin ha trasformato il carattere difensivo dell’Ucraina in carattere offensivo, quasi una minaccia alla sicurezza della Russia stessa. Un pretesto, che ha trovato credito anche in Europa. Troppo la Nato si era avvicinata ad abbaiare alle porte della Russia, disse Papa Francesco, con quel suo linguaggio semplice ma fortemente evocativo.
L’Europa emarginata tuttavia non demorde dalle sue posizioni. Il principio è inviolabile: non si cambiano i confini degli stati con le guerre. La Russia deve lasciare i territori dell’Ucraina e convincersi di poter avere solo rapporti di buon vicinato. Nessuno la minaccia. È ridicolo pensare che i paesi europei dell’ovest e dell’est abbiano in mente di aggredire la Russia. Non si vedono i motivi, gli interessi. Una simile preoccupazione è senza fondamento. La Russia deve convincersi che la storia si è lasciato indietro un tempo non replicabile neppure per parodia.
L’incontro in Alaska del 15 agosto fra Trump e Putin ha mostrato, al di là di ciò che veramente è stato detto nelle tre ore di colloquio, che dal punto di vista politico c’era da una parte un Putin che appariva perfino beffardo nella sua sicurezza di politico navigato e dall’altra un Trump che dava l’impressione di non avere ancora capito qual era la posta in palio della partita.
La guerra in Ucraina ha difatto innescato tutti i casi bellici successivi, compresi Iran e Israele, e potrebbe aprire a nuovi sconvolgimenti. Che cosa in verità si siano detti Putin e Trump in Alaska lo sanno solamente loro; ma non si è molto lontani dal pensare alle pretese americane sulla Groenlandia e sul canale di Panama. Tutto può accadere quando si dà il via ad un processo di illegalità, quel che segue è imprevedibile.
L’incontro alla Casa Bianca del 18 luglio tra Trump, Zelenski e alcuni leader europei, tra i quali Giorgia Meloni, con la telefonata di Trump a Putin, ha spettacolarizzato la situazione ma non offerto nessun concreto spunto per giungere ad una soluzione. Da una parte c’è chi continua a volere tutto, dall’altra chi continua a non voler cedere nulla; da una parte chi si rifiuta perfino di sospendere il fuoco, dall’altra non ben precisati garanti dell’Ucraina. Non c’è che attendere.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento