sabato 17 agosto 2024
L'incagnata
Che spettacolo è quello del cosiddetto conduttore o conduttrice e di tre-quattro ospiti che chiacchierano su tutto e cercano di sovrapporsi l’uno all’altro come a Gallipoli nell’asta del pesce? In genere viene sempre in prima serata, dopo i telegiornali, che sono discutibili quanto si vuole, ma in fondo ti informano con rappresentazioni della realtà e brevi commenti didascalici, e l’intervento dei protagonisti dei fatti. Lì, sì, che capisci qualcosa. Ma nelle baruffe neochiozzotte della televisione oggi che si capisce?
Ogni rete ne ha tre o quattro. Li chiamano all’inglese talk show. Una volta per imbrogliare la gente c’era il latinorum, oggi c’è l’inglesorum. A seguirli tutti non ce la fai sia per la simultaneità e sia perché verresti assalito da crampi al cervello, non più capace di prendere il telecomando e spegnere il maledetto arnese torturatore. Un po’ rappresentano la politica, un po’ la condizionano.
Dicono di essere quasi tutti giornalisti, i partecipanti, ma assai diversi dagli altri. Magari scrivono pure, hanno delle rubriche sui loro giornali. Se ti ci imbatti e non ti piacciono, ad incominciare dalla faccia, passi avanti e li mandi affanculo. (La nobiltà della parolaccia dipende da chi la dice. Aristofane insegna!) Ma con la televisione che fai, come fai? Cambi canale! Macchè non cambi un cazzo (come sopra!), giri e giri e ti trovi sempre con un altro conduttore o conduttrice, con altri ospiti e le stesse gridate. “Sto parlando io”, “Io non ti ho interrotto”. “Lasciatemi finire il concetto”. “Tu obbedisci a chi ti paga”. “Perché, tu no?”. “No, io sono libero”. “Ma va là!”. E, invece, stanno tutti lì per il gettone di qualche spicciolo di Euro.
Poi ci sono i più maleducati e insofferenti, che sono gli esperti, non ci stanno ad aspettare il loro turno e si sovrappongono agli altri con la boria di essere più “saputi”. In genere interviene il conduttore, che cerca di portare la calma senza riuscirci. Meglio riescono le conduttrici, che minacciano di spegnere i microfoni. Tolgono la parola a chi vogliono e a chi vogliono la danno. Cose da manicomi, che oggi non ci sono più e forse per questo i protagonisti di simili scempi non si rendono conto, manca loro la pietra di paragone. Ci fosse ancora la commedia all’italiana, almeno! Macché, neppure quella!
Ma la cosa che irrita di più è che a seconda della rete, può essere di destra o di sinistra, governativa o antigovernativa, è che lo spettacolo ti obbliga a veder fare strame della verità e del buon senso. Una volta la verità era il risultato di un processo maieutico (Socrate). Oggi dalla “verità” si parte per finire alle legnate. Una volta l’esagerazione era parlare del sesso degli angeli, oggi del sesso della pugile algerina Imane Khelif, che non si sa se è maschio di sotto e femmina di sopra o viceversa. (Anche la volgarità è nobile. Dipende dalla fonte).
Nel momento in cui ti sintonizzi ad uno spettacolo simile sai che conduttore o conduttrice non cerca di ricavare dal gran casino un minimo di verità, che è la deontologia del giornalista, ma di dare quante più legnate possibile alla parte avversa. Cioè, sai in partenza che spettacolo ti aspetta. È come vedere un film giallo con la rivelazione dell’assassino in principio. “Signori, l’assissino è questo!”. Così se vai sull’una, sono botte da orbi al governo e alla destra e al povero fesso che fa lì da alibi di imparzialità, solo contro quattro e l’arbitro che gli va contro. E se vai sull’altra, succede esattamente la stessa cosa a legnate invertite. E il bello, si fa per dire, è che sono tutti molto permalosi, se poco poco dici al conduttore o alla conduttrice di essere di parte, Dio liberi, è capace, specialmente se donna, di rovesciarti il mondo sopra. Alla fine tra di loro sono solidali, d’amore e d’accordo, sono giornalisti! La pagnotta viene prima di tutto.
Bene fece Berlusconi quando si alzò e con eleganza mandò affanculo la Lucia Annunziata, che pretendeva che il Cavaliere dicesse le cose che lei voleva sentirsi dire.
Schifezze simili non si capisce come siano giunte a tanto in un paese che è noto nel mondo per la cultura, per l’arte, per la raffinatezza dei gusti. Questi spettacoli sono epidemici, purtroppo fanno scuola, creano tendenza, distorcono la verità per propagandare gli interessi dei loro “padroni”. Naturalmente, guai a parlare di padroni! Meglio parlare di corde in casa dell’impiccato. Dicono torvi e minacciosi di essere liberi, liberissimi. Questi cani arrabbiati, lasciati a digiuno ventiquattr’ore prima, per arrivare all’incagnata più affamati e più aggressivi!
Una volta, quando si era più poveri, c’erano le tribune elettorali e i confronti dei leader con un conduttore, quello sì imparziale e professionale. Io sì me li ricordo i Jacobelli, i Vecchietti, gli Zatterin, spasso televisivo di Alighiero Noschese che li imitava. Ma forse la ricchezza, in cui siamo caduti, dico caduti, invece di migliorarci, ci ha peggiorati. Speriamo non irrimediabilmente.
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