sabato 10 agosto 2024
Anniversari. 8 agosto 1956: la tragedia di Marcinelle
All’anagrafe di Taurisano non sono pochi i Pasquale Stifani, tutti nipoti dell’unica vittima di Taurisano nella tragedia di Marcinelle: Stifani Pasquale, detto Ninu (1924-1956). In quell’inferno, che esplose a più di mille metri di profondità, morirono 262 minatori di 12 nazionalità diverse; gli italiani furono quelli che pagarono il prezzo più alto: 136 vittime.
Perché tanti italiani in Belgio in quel periodo, ben 44mila? Già in precedenza, durante il fascismo, il governo belga aveva richiesto al governo italiano manodopera per le miniere di carbone. Mussolini, provocatoriamente, chiese se nelle miniere c’erano finestre e alla risposta scontata disse che gli italiani non lavorano dove non entra la luce del sole. Una mussolinata, perché gli italiani lavoravano, e come!, nelle miniere in Sardegna. Ma, evidentemente, per il Duce, lavorare in miniera per la patria è un conto, per capitalisti stranieri, un altro; la cosa gli provocava rigurgiti socialisti.
L’Italia, all’indomani della sconfitta militare nella seconda guerra mondiale, aveva un’altra classe dirigente, più realista e più consapevole dei bisogni del Paese; e soprattutto aveva le ali più abbassate. Di quanto era accaduto nel mondo aveva la sua parte di responsabilità, di cui ora doveva farsi carico la nuova dirigenza.
Così, il 23 giugno 1946, l’allora presidente del consiglio italiano Alcide De Gasperi rispose positivamente e firmò un accordo col governo belga. Il che andava incontro sia alle esigenze belghe sia all’Italia, che, in questo modo allentava la crisi occupazionale e nello stesso tempo aveva il carbone, di cui aveva necessità per riavviare l’industria italiana. L’accordo prevedeva che per ogni minatore italiano c’era un corrispettivo da 2,50 a 5,00 tonnellate di carbone.
Posto così, il discorso sembra oltremodo immorale. Non si scambia la vita umana né con soldi né con altro. Perché, se è vero che non tutti i minatori sono morti giù in miniera in incidenti come quello di Marcinelle, è anche vero che tutti i minatori, dopo anni di miniera, hanno contratto malattie tipiche, come la silicosi, la pneucomoniosi, l’artride reumatoide, che hanno reso più penosa e più corta l’esistenza in vita. Si può dire che dopo una guerra ce ne fu un’altra, che colpiva però solo una parte della popolazione, mentre neppure essa si accorgeva delle ferite che quotidianamente subiva. Da questo punto di vista si può dire che le vittime di quella “guerra” non si contano.
I paesi che hanno avuto vittime a Marcinelle hanno avuto modo di riflettere ancora di più su quella tragedia. Taurisano è uno di questi. Eravamo ragazzini nel 1956 e Antonio Stifani, figlio di Pasquale era nostro amico. Rimase orfano insieme alla sorella. I due ragazzi furono assistiti dalle istituzioni per l’interessamento di alcune personalità influenti di Taurisano, fra cui il dr. Luigi Lopez y Royo dei Duchi di Taurisano, all’epoca consigliere provinciale. Quei ragazzi furono tolti dal loro ambiente famigliare e paesano per tutto il periodo della scuola elementare e media. Noi, amici, fummo deprivati della loro compagnia.
Grazie anche al fatto che Antonio è divenuto poi docente di materie letterarie, sindaco di Taurisano e più volte consigliere provinciale, di quella tragedia non ci siamo mai dimenticati, ben oltre quello che fa l’informazione pubblica ogni anno. Si consideri che all’epoca non erano molti i televisori a Taurisano. La Rai aveva iniziato le trasmissioni due anni prima, nel 1954. La tragedia, perciò, fu vissuta porta a porta.
Alcuni anni fa, il Comune di Taurisano ha fatto gemellaggio col comune di Manoppello, in Abruzzo, che ebbe a Marcinelle ben 23 vittime, un paesino di qualche migliaio di abitanti. Perché tanti? Perché, come accade nel mondo degli emigranti, basta uno per aprire la strada agli altri, per lo più parenti e vicini di casa. Si formano così piccole colonie.
A Taurisano rimase vittima solo lo Stifani, perché i tantissimi altri minatori taurisanesi o erano in altri bacini carboniferi o osservavano altri turni di lavoro. Quando la salma arrivò a Taurisano fu un evento, con larghissima partecipazione di gente comune e di autorità civili e militari.
A Manoppello c’è un monumento che ricorda quelle vittime. Anche in altri comuni ve ne sono. A Casarano c’è il monumento al minatore, di cui si occupò l’ex minatore Lucio Parrotto. A Taurisano ancora niente. Ma non è detto che non si faccia. La miniera di Marcinelle è stata chiusa ed è diventata Patrimonio dell’Umanità Unesco, luogo dell’intelligenza universale. Un monumento al minatore o alla tragedia di Marcinelle ci consentirebbe di avere un contatto perenne.
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