domenica 11 febbraio 2024

La catastrofe di Sanremo

La Rai ha cantato per giorni e giorni l’epopea di Sanremo, come mai aveva fatto prima, insistendo sugli ascolti stellari, quasi totalitari, di dittatura mediatica. È come se per cinque serate si fosse trasmesso in Italia a reti unificate. Share neppure per il Presidente della Repubblica in ricorrenza del messaggio agli italiani di fine anno! L’azienda è soddisfatta per le entrate pubblicitarie. I soldi fanno dimenticare perfino le cose di Dio, figurarsi i guai degli uomini. Amadeus ha cantato “Bella ciao”, la password per prevenire la sinistra da qualche attacco, e ha parlato delle foibe per par condicio o perché gli è stato detto di farlo. Non fosse stato per i trattori, minaccianti di marciare sull’Ariston, l’Italia sarebbe apparsa come un paese favoloso, immaginario, il regno di Bengodi, dove si canta, si suona, si ride, si balla, si chiacchiera tra abbracci e baci sempre più omo. La gara canora in sé è passata in secondo piano: trenta concorrenti, la maggior parte dei quali innominabili, coi loro nomi d’arte strani e stravaganti, dal valore… boh! Amadeus, il conduttore televisivo, il conducator, il duce meriterebbe che gli fosse tributato il trionfo, come a Cesare di ritorno dalle Gallie. Vince la lotteria degli ascolti dopo essersi “comprati” tutti i biglietti. E vorrei vedere! Il suo trionfo è la catastrofe dell’Italia televisiva. Se il 74% degli italiani ha preferito seguire Sanremo su Rai Uno vuol dire che sulle restanti reti non c’era niente che valesse la pena di vedere. Gli è stato compagno, come nelle precedenti edizioni di Sanremo, Fiorello, l’altro duce della chiacchiera continua, che ha scambiato il mondo per un palcoscenico di minchiate. Dice Cazzullo, l’altro duce, questa volta della carta stampata, che Amadeus non è di sinistra. Probabilmente neppure Fiorello lo è. Ma che immagine danno della “non sinistra”, ossia della destra, questi due compari della più colossale mistificazione della realtà e della vita? Sicuramente i due sono antifascisti. Così per dire, s’intende. Per loro non esiste altro che lo spasso, il divertimento becero, la presaperilculo, le situazioni goliardiche, lo sfoggio di menefottismo alternato al solidarismo per i deboli, per gli sfortunati, per i casi di dolore e di sofferenza. È indecente mischiare il dolore col piacere, la preoccupazione con la spensieratezza. Significa mancare di rispetto non solo ai sofferenti, a chi ha problemi con la vita, ma a tutto l’intero Paese, la cui immagine esce deturpata. La tribuna d’onore quest’anno era occupata dal principe Ranieri di Monaco, venuto forse per vedere come si svolge un evento che al suo Principato andrebbe a pennello. E chissà che non abbia fatto un pensierino. Ma il suo Principato vive di divertimento e di turismo. Noi no! Noi abbiamo a che fare con l’Europa e con la Nato, con le guerre in Ucraina e in Israele, con la pirateria nel Mar Rosso, con l’economia di lavoro e di produzione, con le riforme strutturali delle regioni, della giustizia, con la sanità pubblica al collasso e con una montagna di problemi giornalieri. Questo è il secondo anno che Fiorello conduce “W Rai Due”. La gente si alza la mattina presto per non perdersi lo spettacolo, perché ama divertirsi e ridere, farsi selfie col personaggio che incontra. La Rai lo pubblicizza infinite volte al giorno e qualche volta fa passare il pubblico da scenari di guerra, di morte, di distruzione, di bambini morti e feriti alle maschere ridanciane di Fiorello e compagni. Un’operazione di svuotacervelli. Ma questa gente arriva o non arriva a fine mese? Ce la fa o non ce la fa a non morire prima che la sanità pubblica lo curi? E come si comporta con l’aumento dell’inflazione che svuota i carrelli della spesa? Ma questa gente ride per non pensare o non pensa per poter ridere di più gusto? L’Italia vera non può essere quella sanremese, col governo Amadeus-Fiorello che dispensa stordenti gratis, droghe audiovisive, allucinazioni. La Rai è responsabile di alterare la realtà del Paese, di “maleducare” i cittadini, di non saper fare nulla di interessante, di istruttivo, di educativo. Nel corso del festival sono state date matite per votare, un invito a non disertare le urne il 9 giugno. Si è detto un invito ai giovani. Ma votare per cosa, per chi? Perché l’Italia continui a produrre chiacchiere? Invitare la gente a votare nel gran bailamme festivaliero è un messaggio subliminale a votare per l’esistente, ossia per un’Italia godereccia e permissiva, quale ci hanno lasciato in eredità decenni e decenni di cultura cattocomunista. Il governo Amadeus-Fiorello è destinato a durare con altri ministri.

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