sabato 9 dicembre 2023

Televisione: informazione o propaganda?

In tedesco c’è un termine che indica lo stato d’animo di chi gode delle disgrazie altrui. Si dice Schadefreude. Sembrerebbe che è un vizio tipicamente tedesco, dato che il termine l’hanno inventato loro, ma, avendoli conosciuti i tedeschi, per vita e letteratura, non mi pare. In italiano per esprimere simile sentimento occorrono due parole. In verità anche il termine tedesco è un composto, da Schade, che significa male danno, e Freude, che significa gioia felicità. Una sorta di ossimoro. C’è da stupirsi come mai nella nostra lingua non abbiamo ideato un termine così. Forse perché noi italiani sappiamo dissimulare molto bene i sentimenti più riposti. Torquato Accetto fu maestro nel Seicento di “dissimulazione onesta” ad uso di cortigiani e potenti. Oggi si usa il politically correct, che, se non osservato, il minimo che ti capita è di passare per nazifascista, con tutte le conseguenze …fasciste. Da un anno a questa parte, da quando c’è il governo Meloni, assistiamo a spettacoli televisivi, i cosiddetti talk-show, in cui i campioni del giornalismo televisivo italiano, prestati dal cartaceo, ostili alla destra, trasudano sofferenza cupa per i successi di Giorgia Meloni e gioia luminosa per le sue tribolazioni, che quando non ci sono vengono inventate. “La 7”, per esempio, è un contenitore formidabile, all’interno del quale vengono sminuiti e banalizzati i successi della destra o addirittura negati e sono fonte di gioia i suoi insuccessi. “Di Martedì”, “Otto e Mezzo”, “Piazza pulita”, “Propaganda Live” sono tutte trasmissioni che non nascondono il loro acido essere antigovernativo. Travaglio, Scanzi, Montanari, Giannini, Urbani, Mieli, Caracciolo sono i campioni in campo, magistralmente guidati dalla conduttrice Gruber. Dall’altra parte, su Mediaset, “Dritto e Rovescio” di Paolo Del Debbio, “Fuori dal coro” di Mario Giordano, “Quarta Repubblica” di Maurizio Porro, “Zona bianca” di Giuseppe Brindisi, fanno altrettanto. Si può dire che il giornalismo italiano, di destra e di sinistra, è tutto intruppato al seguito dei politici, tranne alcune eccezioni. Essi si azzuffano come bravi al seguito dei loro padroni di manzoniana memoria; e spesso se le danno di santa ragione. Il risultato è che hanno stancato i cittadini telespettatori, che mandano tutti a quel paese dopo aver cercato inutilmente di capire che cosa accade. Una volta, in televisione, Maurizio Molinari, direttore di “Repubblica”, sornione sornione, a chi lo accusava di fare politica rispose, sollevando appena appena le palpebre, che lui faceva solo informazione. Allora corsi subito a rivedermi quel che dicono dei giornali e della loro funzione gli scienziati della politica. I giornali sono mezzi in uso alla politica e contribuiscono alla propaganda dei partiti e dei governi, la stampa è un mezzo di lotta politica. Non sarebbe male che ognuno ogni tanto si ripassasse qualche manualetto. Tra Gaetano Mosca e Marco Travaglio io credo a Mosca. Tra Roberto Michels e Andrea Scanzi io credo a Michels. Tra Carl Schmitt e Paolo Mieli io credo a Schmitt. Bisognerebbe che i cittadini avessero l’antidoto giusto, una sorta di contraveleno contro la cosiddetta informazione. Per dirne una. Nel talk “Otto e Mezzo” de “La 7”, condotto da Lilli Gruber, la quale non manca mai di ricordare ai telespettatori che lei è di origini austroungariche – ma chi se ne frega! – tanto per distinguersi dagli italiani, ci sono sempre, quattro ospiti che partecipano al dibattito, regolarmente tre in favore dell’opposizione, uno in favore del governo, più la conduttrice che dirige l’orchestra antigovernativa. A sentirli tutte le sere te ne vai a letto convinto che la mattina dopo ti alzi col governo caduto, tanti sono stati i suoi fallimenti da loro denunciati. Così, a sentire i bardi governativi di Mediaset, te ne vai a dormire con quattro cuscini, convinto che il governo va a gonfie vele e che a schiattare di rabbia saranno i suoi nemici. Quasi sempre sono giornalisti che si confrontano, i quali dovrebbero garantire un minimo di obiettività, limitandosi a spiegare quanto i politici dicono e fanno, quel che accade in Italia e nel mondo, senza fini propagandistici. Il dover assistere, invece, ad un ruolo travisato, quello del giornalista, che non spiega ma perora cause pro o contro, e lo fa con più partecipazione emotiva del politico medesimo, francamente è un tradimento che non può che irritare il cittadino spettatore. Da quest’anno si è aggiunta una trasmissione equivoca. Che ci fa a Mediaset la sinistra Bianca Berlinguer con la sua trasmissione “È sempre carta bianca”? Verrebbe di rispondere con la battuta di Totò. Ma, per questa volta, soprassediamo.

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