domenica 5 febbraio 2023

Caso Cospito: la Meloni si difende e attacca

Martedì, 31 gennaio, alla Camera dei Deputati, l’On. Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia sferrava un durissimo attacco al Pd, accusando quattro parlamentari di questo partito di aver fatto visita in carcere al detenuto in regime di 41 bis l’anarchico Alfredo Cospito, condannato per atti di terrorismo. Si tratta dei deputati Deborah Serracchiani, Andrea Orlando, Silvio Lai e del senatore Walter Verini. Essi, secondo l’accusa, lo avrebbero incoraggiato a continuare la sua battaglia contro il carcere duro, dandogli ad intendere che poteva farcela. Cospito avrebbe invitato i quattro parlamentari a parlare prima con alcuni detenuti mafiosi anch’essi reclusi al 41 bis. Cosa che i parlamentari Dem avrebbero fatto. Donzelli, nella circostanza, rivelava che durante l’ora d’aria in carcere il Cospito si era visto con alcuni mafiosi dai quali veniva incoraggiato a non mollare nei suoi propositi. Il triangolo sillogistico era perfetto: Cospito è contro il 41 bis, i mafiosi sono contro il 41 bis, dunque Cospito e mafiosi sono alleati. Siccome in favore di Cospito vanno i parlamentari del Pd, da sempre indulgenti nei confronti dei “compagni che sbagliano”, il triangolo si chiude e si rafforza: Cospito = Pd = Mafia. Ma come capita a certi sillogismi, anche questo risulta difettoso, per le premesse sbagliate, perché il Pd non può essere associato alla Mafia e la Mafia non può essere associata al terrorismo anarchico. Sarebbe come dire che se tutti i gatti hanno i baffi e la nonna ha i baffi la nonna è un gatto. Chi è convinto di queste assurde associazioni farebbe bene a rivolgersi quanto prima ad un neurologo d’eccellenza, perché qualcosa non gli gira bene in testa; ma se i Dem questo hanno fatto sembrare incautamente allora anche loro dovrebbero scegliersi un reparto di neurologia. Gli errori politici compiuti sia dai rappresentanti di FdI sia dai Dem sono pacchiani e mettono in difficoltà sia il governo sia il Pd. Donzelli, che oltre ad essere coordinatore nazionale di FdI è anche vice-presidente al Copasir (servizi segreti), ha affermato di aver ricevuto le notizie, poi sparate in Parlamento, dal suo compagno di partito On. Andrea Delmastro, Sottosegretario alla Giustizia, il quale ne era venuto a conoscenza grazie alla sua carica governativa. Averle utilizzate per attaccare gli avversari politici costituisce, per il politicamente corretto, un abuso istituzionale. I Dem, da parte loro, hanno sbagliato, perché, nell’infuriare della spinosa questione Cospito, con attentati e manifestazioni che si susseguono in Italia, in Europa e nel mondo contro le nostre sedi istituzionali, sono andati a visitare il terrorista detenuto e “obbligati” a parlare prima coi mafiosi, dando così l’impressione di voler rivedere il carcere duro. Era il caso? Cospito, già graziato nel 1991 dall’allora presidente Cossiga, non solo non si è mai pentito, ma ha continuato a delinquere, gambizzando l’ing. Roberto Adinolfi dell’Ansaldo Nucleare e collocando due bombe all’edificio che ospita la Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, mentre continua a compiacersi di quello che ha fatto e a dire di voler combattere lo Stato assassino. Osservatori non sospettabili di amicizia con FdI, come Paolo Mieli o Marco Travaglio, hanno riconosciuto che la posizione del Pd sul caso Cospito e 41 bis non è chiara. Per un verso i Dem ribadiscono la giustezza del provvedimento penale, per un altro cercano una via d’uscita per Cospito. Questi, peraltro, non vuole trattamenti di favore e proclama di battersi per l’abolizione in toto del provvedimento, che, ove cadesse per i tipi come lui, non potrebbe evitare ricadute “liberatorie” su tutti i detenuti in regime di 41 bis. E questo sarebbe uno smacco per lo Stato nella lotta contro la mafia. Il caso, che si preannunciava come esplosivo fin dall’inizio, rischia di coinvolgere il governo. I Dem, infatti, che hanno chiesto la costituzione di un giurì d’onore e minacciato querele, stanno speculando sulla questione della correttezza istituzionale per attaccare Giorgia Meloni e i FdI in generale, i quali nell’occasione avrebbero tradito la loro natura di postfascisti. La presidente Meloni, che, per essere in missione all’estero, ha taciuto per un po’ di giorni, ha poi scritto una lettera al “Corriere della Sera” (5 febbraio), dicendo che non ci sono i presupposti perché Delmastro si dimetta da sottosegretario e, pur invitando tutti ad un confronto più pacato, ha difeso con fermezza il partito, ricordando ai Dem tutte le volte che in passato, quando lei era all’opposizione, hanno usato contro di lei e contro il suo partito toni irrispettosi con accuse incredibili. La presa di posizione della leader di FdI, attesa e quasi invocata dalle opposizioni, probabilmente rinfocolerà l’incendio che si è sviluppato e potrebbe avere conseguenze imprevedibili. Ma intanto, la Meloni si è comportata da vero capo.

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