domenica 12 febbraio 2023

La Sinistra stravince a Sanremo ed è Resistenza

Come si sa la destra ha vinto le elezioni politiche nel settembre del 2022 ed è al governo. Il primo con una donna alla presidenza, il primo per la destra postfascista, dannata per settantasette anni, cinque generazioni. Le varie componenti di sinistra, che per tutta la campagna elettorale si erano guardate bene dal dare del fascista alla Meloni, il giorno dopo le elezioni hanno incominciato la resistenza come se a vincere fosse stato il fascismo. Si sono svegliati tutti, dagli studenti, che sono tornati ad occupare le università, agli anarchici, che non vogliono stare in galera ma pretendono di tornare liberi per compiere le stesse gesta criminose per le quali erano stati condannati, ovvero gambizzazioni e attentati dinamitardi, alle varie sinistre, parlamentari e non. Come si sa, la sinistra dell’opposizione, poco oltre quattro mesi dopo, ha spopolato al Festival di Sanremo, stravincendo le elezioni festivagliole di quest’anno. La differenza è che la destra, accusata da sempre di golpismo, ha vinto coi voti; la sinistra, osannata da sempre per la sua democrazia, ha vinto con un autentico golpe. Bontà della storia, che macina tutto e tutto trasforma da così a così, come si passa dal palmo al dorso della mano. In Italia succede pure che chi è al potere subisca vessazioni da chi è all’opposizione. Si dirà: è la resistenza che è tornata col “fascismo” al potere. Così l’Italia della Meloni è stata mortificata dall’Italia di “Benigni & Amadeus” e compagnia cantando. I vertici della Rai, che sono rimasti immutati, nonostante il cambio di governo, gongolano per gli ascolti ottenuti e per i soldi degli sponsor, ma neppure tanto sotto-sotto per il colpo assestato al governo Meloni. Uno dei punti cardine della destra, il passaggio dell’Italia da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale o semipresidenziale, dopo Sanremo, sembra si sia allontanato, al cospetto del presidente Mattarella, che, per la prima volta nella storia del Festival, ha voluto presenziare dal suo palco d’onore, nel combinato disposto di un Benigni, giullare in spolvero, magnificatore della Costituzione italiana, a suo dire un’opera d’arte da custodire sotto vetro infrangibile come la Gioconda di Leonardo. Capita l’antifona? Guai a chi la tocca! Milioni di poveri italiani non s’aspettavano tanti insulti oltraggiosi tutti racchiusi in cinque giorni, costretti a inorridire di fronte a performance di depravati in lordissime esibizioni. Questi signori esistono e dunque che esistano! Vengano difesi ogni volta che qualcuno manchi loro di rispetto! Ma se si pongono come modelli da imitare, allora, il discorso è diverso: il governo del Paese deve garantire con la salute fisica dei cittadini anche quella mentale e morale. In Italia non si può essere in maniera maniacale solo antimafia e antifascismo. Occorre combattere anche ogni pericolosa devianza da altri importanti mali che colpiscono l’individuo e la società. No allo Stato etico? Ma no anche allo Stato maleducante! C’è una dittatura in Italia, che trova baldanzosa arroganza nelle parole del conducator Amadeus: se a Salvini non piace lo spettacolo, cambi canale! Un’imposizione che ovviamente vale anche per i milioni di italiani costretti alla brodaglia sanremese. Come se il problema per un cittadino che tiene al suo Paese, alla sua crescita politica culturale economica, si esaurisse nella disponibilità di qualche altro canale televisivo per soddisfare i propri gusti. Come se la democrazia fosse solo una questione di canali televisivi, pur importanti nella loro pluralità. I cittadini italiani tutti hanno diritto a godersi il festival di Sanremo nel rispetto di tutte le culture e tutte le sensibilità, senza prepotenze travestite da forme e toni melliflui di individui ingozzati di presunte libertà costituzionali. La droga, fino a prova contraria, è illegale. Gli atti osceni in luogo pubblico per la legge sono reato, sia che li compia Rocco Siffredi sia che li compia Rosa Chemical con Fedez. Giorgia Meloni ha vinto le elezioni politiche proponendo un’idea di nazione che non può essere in alcun modo quella che si vede ogni giorno, nelle mille storture che angustiano gli italiani. Contro di esse non basterebbero quattro o cinque legislature per mettere rimedio, posto che fosse possibile. Ma quando si ha a che fare con delle centrali, come scuola e sanità, dalle quali irradiano messaggi che possono essere costruttivi o devastanti sul piano dell’educazione e della salute, non solo è possibile ma è anche doveroso intervenire. Se no, non si capisce per che cosa il popolo italiano ha votato in un modo e non in un altro. Se votare ha un senso!

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