domenica 19 febbraio 2023

Vaffanculisti e malestanti

Se non fosse estremamente volgare coinvolgere parti anatomiche, che peraltro oggi sono diventate di moda, Fedez e Rosa Chemical docent, si potrebbe dire che i vaffanculisti di Grillo, votati a mutar le sorti dei malestanti italici, hanno mantenuto le promesse. Ci hanno lasciato due bei c.i.c.. Lo scioglimento dell’acrostico non richiede molta fantasia se il suo significato è due grossi problemi, che il linguaggio popolare rende coloriti da par suo: il reddito di cittadinanza e il superbonus del 110%. Si può solo dire in loro difesa che sono stati due tentativi di migliorare le condizioni dei cittadini, fatti cioè in miglior fede. Il governo Meloni si troverà fra non molto a malpartito, perché l’abrogazione dei due provvedimenti, fiori all’occhiello del M5S, assolutamente da abrogare per non portare al fallimento il Paese, provocherà pericolosi scossoni sociali, che non si sa come andranno a finire. Ecco cosa succede se al governo arrivano gli scappati di casa! I rancorosi che pensano che mentre lorsignori mangiano e si abbuffano, loro sono a stecchetto. È la filosofia che nelle corti medievali veniva espressa sotto forma di scherzo e burla dai buffoni. Ma se allora aveva un fondamento, perché i ceti erano chiusi entro mura invalicabili, e chi stava bene continuava a star bene e chi stava male continuava a star male, oggi è una distorsione mentale perché i lorsignori invidiati siamo noi, tutti gli italiani, normalissimi cittadini che vivono del loro lavoro o della pensione dopo una vita di lavoro. La causa deriva dai due suriferiti provvedimenti del governo cosiddetto gialloverde, i cui responsabili erano convinti che allo Stato per trasformare i malestanti in benestanti bastava che attingesse con ambedue le braccia nella cofana dei soldi per distribuirli indiscriminatamente come coriandoli di carnevale, così, a chi acchiappa-acchiappa. Se il reddito di cittadinanza aveva una ragione condivisibile, che era di andare incontro agli invalidi e ai senza lavoro che non avevano di che mantenere la famiglia, il superbonus del 110% ha messo tutti nella stessa distribuzione di denaro, poveri e ricchi, soprattutto i ricchi, che coi soldi dello Stato si sono ristrutturati palazzi e ville. Il 10 % in più di quanto speso e fatturato? Da non credere, troppa grazia Sant’Antonio! Le conseguenze le abbiamo viste sia per il reddito di cittadinanza, sia per il superbonus. Famiglie che si sono spacchettate per la moltiplicazione del reddito, lavoratori che prima si davano a qualsiasi mestiere pur di guadagnarsi la giornata dopo hanno preferito stare in panciolle o lavorare in nero, malviventi e mafiosi che hanno giustificato il loro ozio coi soldi del reddito, cittadini stranieri che col reddito italiano sono tornati nei loro paesi dove, grazie ad un tenore di vita diverso, vivono benissimo. Peggio col superbonus, con ristrutturazioni edilizie false o vere ma, per la facilità e la generosità dell’elargizione statale, i prezzi dei materiali si sono gonfiati all’inverosimile, fino a spendere quattro o cinque volte di più nella normalità precedente. I loro difensori, gli ex vaffanculisti del M5S, dicono che il Paese ne ha beneficiato, perché il reddito ha salvato un milione di persone dalla povertà assoluta durante il Covid e che il superbonus ha prodotto miliardi di Pil. È comprensibile che essi si difendano, ma non è tollerabile che insistano a voler conservare due provvedimenti fallimentari. Per il reddito è necessario trovare il modo di ricondurre la misura entro i criteri del provvedimento: sostenere, magari anche in maniera più sostanziosa, chi ha veramente bisogno e far tornare al lavoro, quello che c’è non quello che si desidera avere, le migliaia e migliaia di persone che in questi ultimi tre anni hanno trovato nel reddito un comodo escamotage per non lavorare e vivere a sbafo. Oggi il governo ci dice che rischiamo di tagliare la spesa sociale e che ogni cittadino italiano, da 0 anni in poi, ha un debito di 2000 euro ciascuno; il che vuol dire che, statistiche permettendo, tutto graverà sui cittadini in età e in grado di lavorare e produrre. Ma il danno non si ferma a questo, è che migliaia di aziende edili, che hanno già avviato i lavori e sono in corso, aspettando di avere i soldi, non potendoli più avere, finiscono alla rovina. La conseguenza è che ci saranno migliaia e migliaia di lavoratori sul lastrico e disoccupati. Nel frattempo i prezzi dei materiali sono insostenibili e difficilmente si potrà tornare nell’immediato ad un mercato conveniente. Così, uno dei settori più importanti dell’economia, l’edilizia, rischia una crisi dalle imprevedibili conseguenze. Per favore, chiamiamo i dottori!

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