sabato 19 novembre 2022

Letizia Moratti o del girellismo

Ecco l’ultimo caso che avrebbe fatto prendere carta e penna al poeta satirico Giuseppe Giusti per cantare le gesta del Girella di turno, anzi della Girella. Letizia Moratti, storica esponente del centrodestra berlusconiano, di recente assessore e vicepresidente della giunta lombarda di Attilio Fontana, si è dimessa per candidarsi alle prossime regionali con una sua lista appoggiata dal terzo polo di Calenda e Renzi, le trottole della politica italiana. Uno può dire: che male c’è? In tempi di giravolte, chi si ferma è perduto. Per restare sul pezzo, più o meno seriamente, la già ministro della Repubblica e sindaco di Milano, ha in mente di attuare un suo programma e siccome il suo centrodestra non glielo consente non candidandola alla presidenza della Regione, ecco che lei se ne va e senza cambiare minimamente idee e progetti – continua a dire che non è di sinistra – si candida con un ipotetico centro pigliatutto, come l’asso nel gioco delle carte napoletane. Questi i fatti, nudi e crudi. Se il centrodestra le avesse assicurato la candidatura lei sarebbe ancora lì coi suoi amici e compagni di cordata. Ma in Italia, si sa, per unire due punti, la via più breve non è una linea diritta, ma una spirale. Per giustificare la sua virata la Moratti dice che non esiste più il centrodestra ma la destra dura e pura, nella quale lei non si riconosce. Insomma non è cambiata lei, sarebbero cambiati gli altri. La solita scusa dei Girella. E a chi le fa presente che fino all’altro ieri, non un anno fa, lei era al governo della Regione accanto a quelli che ora accusa di non essere i moderati che lei predilige, risponde che lei si sente di poter dare di più da presidente, con la sua bontà e la sua competenza, ampiamente dimostrate in passato; e lì a snocciolare il rosario delle sue imprese da che è in politica. Da chi pensa la Moratti di prendere voti? Escluso che li possa prendere dal suo consueto bacino, il centrodestra, spera, anzi si dice convinta, di prendere voti dal Pd, dai Cinque Stelle e perfino da quelli che non votano, i quali, per sua grazia, invece di astenersi, questa volta, andrebbero a votare attratti dalla sua luce. I conti la Moratti se li è fatti puntando decisamente sui voti che alle ultime elezioni nazionali ha preso il terzo polo in Lombardia, poco più del 10%. A lei basterebbe arrivare seconda dietro il candidato di centrodestra per assicurarsi la vittoria al secondo turno. Tutti gli oppositori del centrodestra, infatti, si coalizzerebbero in una sorta di comitato di liberazione nazionale pur di sconfiggere il polo di Meloni-Salvini-Berlusconi. È un ragionamento che in teoria potrebbe filare. Ma in politica i ragionamenti fondati sulle aspettative e non su dati certi è dimostrato che non reggono alla prova dei fatti. Oggi le tendenze dell’elettorato vanno in favore del partito della Meloni e del M5S. Chi potrebbe riversare i suoi voti sulla Moratti potrebbe essere il Pd, ma questo partito, che sta vivendo la sua crisi più grave da quando è nato, ha già un suo candidato, Pierfrancesco Majorino. La situazione si presenta in maniera asimmetrica, come alle ultime Politiche, da una parte il centrodestra più o meno compatto, dall’altra almeno tre formazioni, Pd-Terzo Polo-M5S, che difficilmente troverebbero la capacità di unirsi e fare fronte comune. Perché né il Pd né il M5S sono propensi a dare i loro voti alla Moratti? Perché, se lo facessero, si suiciderebbero. Il Pd ha ragione di tenere duro per non perdere del tutto il contatto con l’elettorato di centrosinistra. Il M5S è in ascesa e non sarebbe proficuo interrompere una tendenza per un successo, che, tutto sommato, sarebbe degli altri. È facile scomodare i comitati di liberazione nazionale, ma questi non nascono se non in presenza di un nemico reale. Quando si formarono in Italia sul finire della seconda guerra mondiale c’era da sconfiggere il fascismo, un nemico reale. Oggi non esiste questo nemico. Le ultime elezioni politiche hanno dimostrato che l’invocato ciellenismo è oggi improbabile, se non impossibile. Non ha funzionato alle ultime Politiche, non funzionerebbe ora. Le varie formazioni politiche che si oppongono al centrodestra devono trovare in se stesse le ragioni della politica, non fuori. Si vota per vincere, non per non far vincere. I sostenitori della Moratti, quelli che dicono che il Pd farebbe bene ad appoggiarla, più che altro sono uomini d’opinione, non di partito, sono politicamente irresponsabili e pensano che il Pd debba chiudere bottega. Pensano ad un nuovo processo politico, di cui al momento non si riesce a vedere nulla. E sperano che comunque qualcosa accadrà. Con la Moratti o senza.

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