martedì 19 novembre 2019

Vittorio Feltri e l'Alto Adige: bastonato dalle donne




Chi ha assistito all’ennesima indecorosa performance di Vittorio Feltri domenica sera, 17 novembre, a “Non è l’Arena” di Massimo Giletti, ha provato non solo il consueto disgusto per il turpiloquio che questo signore usa impunemente a tutte le ore e a tutte le trasmissioni, ma anche alla sua impensabile sortita filoaustriacante sull’appartenenza dell’Alto Adige, altrimenti detto alla tedesca Südtirol, in polemica con due signore, le onorevoli Michela Biancofiore e Nunzia De Gerolamo, che ne difendevano l’italianità. Una cosa inimmaginabile.
Come può uno che ha diretto per anni “il Giornale” di Forza Italia, dando un contributo notevole al neonazionalismo, al successo di questo partito e dei suoi rappresentanti, contro ogni ragionevole posizione argomentativa, difendere l’assurda pretesa di dover cedere una parte del territorio italiano ad un paese straniero? All’Austria, poi!
Le due onorevoli signore, in un primo momento con molto garbo, poi con forza, cercavano di convincere Feltri di essere in errore nel difendere la consigliera regionale altoatesina Eva Klotz della Südtiroler Heimatbund, la quale insiste nel sostenere che l’Alto Adige è terra austriaca, che lei non si sente italiana ma austriaca e che pertanto l’Alto Adige va restituito all’Austria. Per Feltri la Klotz, figlia di un terrorista altoatesino, ha ragione quando mette in essere provocazioni contro persone, luoghi e oggetti italiani. Alle rimostranze della Biancofiore, che ricordava a Feltri che l’Italia aveva vinto una guerra, questi rispondeva che erano “cazzate”, che la successiva invasione degli italiani dell’Alto Adige era insopportabile e la mandava “regolarmente” affanculo.
Ora, va bene che in Italia, per il quieto vivere si fa tutto e all’occorrenza più di tutto. Lasciamo stare la Klotz, che sarà pure italiana per lo stato civile, ma è austriaca di sangue (si può dire?). Ma che per Vittorio Feltri la Grande Guerra sia stata una cazzata è davvero enorme. Che lo dica in una trasmissione assai seguita in tutta Italia in un orario di massimo ascolto è ancor più grave e dimostra la tracotanza di un soggetto impunito che a questo punto è indegno di essere considerato cittadino italiano. Come scusarlo, che era ubriaco o peggio?
Non si sono ancora spenti gli echi della celebrazione del Centenario della Grande Guerra che un italiano, non uno qualsiasi, appena uscito da un’osteria, ma un direttore di diversi quotidiani a tiratura nazionale, con notevole incidenza mediatica su una gran parte del pubblico italiano di destra, si permette di offendere il Paese nella sua globalità, nelle sue memorie e nei suoi sentimenti più sacri. Considera invasione il trasferimento legittimo di alcuni italiani che hanno liberamente deciso di andare a vivere e a lavorare in quella terra italianissima fino a prova contraria.
Non vogliamo fare retorica e, per comodità di ragionamento, consideriamo sobrio Feltri. E, allora, gli chiediamo: ci vuole tanto a capire che a torto o a ragione quando si conclude una guerra di tali dimensioni occorre per forza accettarne i deliberata? L’Italia, che la successiva guerra l’ha persa, ha dovuto cedere l’Istria e la Dalmazia in maniera anche drammatica e per certi aspetti criminale. Il popolo italiano se n’è fatto una ragione ed oggi in quei luoghi, che ancora “parlano” la nostra lingua e che esprimono la nostra civiltà, si vive bene, d’amore e d’accordo fra confinanti. Feltri non lo capisce questo? Deve avere grossi problemi allora questo signore, che è tenuto ancora a dirigere un quotidiano, che si propone ogni giorno ai lettori italiani “gratificandoli” il più delle volte del suo rosario di parolacce e di cafonate, di ostentato disprezzo per il restante mondo dei derelitti. Tali considera tutti quelli che non hanno come lui il suo status economico e sociale.
Invano ho cercato nei giornali del giorno dopo qualche presa di posizione, niente! E, invece, bisognerebbe incominciare a non far passare mai lisce offese simili. Quanto meno il Presidente della Repubblica dovrebbe trovare il modo di far giungere a questo signore e all’Ordine dei Giornalisti lo sdegno di tutto il popolo italiano. Dimostrare a lui e a quanti come lui dovessero abbandonarsi a simili stravaganti nefandezze che ci sono dei limiti oltre i quali non è più questione di libertà di pensiero ma di come si può pensare la propria libertà e quella degli altri, incominciando ad avere rispetto del proprio Paese e della sua Storia.   

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