Chi ha assistito all’ennesima
indecorosa performance di Vittorio Feltri domenica sera, 17 novembre, a “Non è
l’Arena” di Massimo Giletti, ha provato non solo il consueto disgusto per il
turpiloquio che questo signore usa impunemente a tutte le ore e a tutte le
trasmissioni, ma anche alla sua impensabile sortita filoaustriacante
sull’appartenenza dell’Alto Adige, altrimenti detto alla tedesca Südtirol, in
polemica con due signore, le onorevoli Michela Biancofiore e Nunzia De Gerolamo,
che ne difendevano l’italianità. Una cosa inimmaginabile.
Come può uno che ha diretto per
anni “il Giornale” di Forza Italia, dando un contributo notevole al
neonazionalismo, al successo di questo partito e dei suoi rappresentanti,
contro ogni ragionevole posizione argomentativa, difendere l’assurda pretesa di
dover cedere una parte del territorio italiano ad un paese straniero? All’Austria,
poi!
Le due onorevoli signore, in un
primo momento con molto garbo, poi con forza, cercavano di convincere Feltri di
essere in errore nel difendere la consigliera regionale altoatesina Eva Klotz
della Südtiroler Heimatbund, la quale insiste nel sostenere che l’Alto Adige è
terra austriaca, che lei non si sente italiana ma austriaca e che pertanto
l’Alto Adige va restituito all’Austria. Per Feltri la Klotz, figlia di un
terrorista altoatesino, ha ragione quando mette in essere provocazioni contro persone,
luoghi e oggetti italiani. Alle rimostranze della Biancofiore, che ricordava a
Feltri che l’Italia aveva vinto una guerra, questi rispondeva che erano
“cazzate”, che la successiva invasione degli italiani dell’Alto Adige era
insopportabile e la mandava “regolarmente” affanculo.
Ora, va bene che in Italia, per
il quieto vivere si fa tutto e all’occorrenza più di tutto. Lasciamo stare la
Klotz, che sarà pure italiana per lo stato civile, ma è austriaca di sangue (si
può dire?). Ma che per Vittorio Feltri la Grande Guerra sia stata
una cazzata è davvero enorme. Che lo dica in una trasmissione assai seguita in
tutta Italia in un orario di massimo ascolto è ancor più grave e dimostra la
tracotanza di un soggetto impunito che a questo punto è indegno di essere considerato cittadino
italiano. Come scusarlo, che era ubriaco o peggio?
Non si sono ancora spenti gli
echi della celebrazione del Centenario della Grande Guerra che un italiano, non uno qualsiasi,
appena uscito da un’osteria, ma un direttore di diversi quotidiani a tiratura
nazionale, con notevole incidenza mediatica su una gran parte del pubblico
italiano di destra, si permette di offendere il Paese nella sua globalità,
nelle sue memorie e nei suoi sentimenti più sacri. Considera invasione il
trasferimento legittimo di alcuni italiani che hanno liberamente deciso di
andare a vivere e a lavorare in quella terra italianissima fino a prova
contraria.
Non vogliamo fare retorica e, per
comodità di ragionamento, consideriamo sobrio Feltri. E, allora, gli chiediamo:
ci vuole tanto a capire che a torto o a ragione quando si conclude una guerra
di tali dimensioni occorre per forza accettarne i deliberata? L’Italia, che la
successiva guerra l’ha persa, ha dovuto cedere l’Istria e la Dalmazia in
maniera anche drammatica e per certi aspetti criminale. Il popolo italiano se
n’è fatto una ragione ed oggi in quei luoghi, che ancora “parlano” la nostra
lingua e che esprimono la nostra civiltà, si vive bene, d’amore e d’accordo fra
confinanti. Feltri non lo capisce questo? Deve avere grossi problemi allora questo
signore, che è tenuto ancora a dirigere un quotidiano, che si propone ogni
giorno ai lettori italiani “gratificandoli” il più delle volte del suo rosario
di parolacce e di cafonate, di ostentato disprezzo per il restante mondo dei
derelitti. Tali considera tutti quelli che non hanno come lui il suo status
economico e sociale.
Invano ho cercato nei giornali del
giorno dopo qualche presa di posizione, niente! E, invece, bisognerebbe
incominciare a non far passare mai lisce offese simili. Quanto meno il
Presidente della Repubblica dovrebbe trovare il modo di far giungere a questo
signore e all’Ordine dei Giornalisti lo sdegno di tutto il popolo italiano. Dimostrare
a lui e a quanti come lui dovessero abbandonarsi a simili stravaganti
nefandezze che ci sono dei limiti oltre i quali non è più questione di libertà
di pensiero ma di come si può pensare la propria libertà e quella degli altri,
incominciando ad avere rispetto del proprio Paese e della sua Storia.
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