Davvero non riesco a capire
perché ancora oggi ci siano tanti italiani di destra che si ostinano a
discriminare e insultare gli ebrei, come se avessero un bisogno compulsivo di
colpire un bersaglio, a prescindere da ogni motivazione. Eppure la storia del
fascismo, a cui questi italiani guardano con simpatia, a proposito degli ebrei,
parla chiaro. Escluso l’obbrobrio delle leggi razziali, tra fascismo ed ebrei
ci sono interessanti connessioni empatiche.
“Il Popolo d’Italia”, il
quotidiano fondato da Benito Mussolini il 15 novembre del 1914, aveva sotto la
testata la scritta in un primo momento “quotidiano socialista”, successivamente
“quotidiano dei combattenti e dei produttori”. Ora, lasciamo il primo periodo,
quando Mussolini si sentiva ancora un socialista e pensava di rivolgersi ai
suoi vecchi compagni. Il giornale, quando si riconobbe una più chiara coscienza
di identità e di collocazione, sottotitolò la testata con la scritta che faceva
riferimento a due categorie sociali ben precise: “combattenti” e “produttori”.
Ad essi Mussolini si rivolgeva per dare inizio alla sua impresa politica. Non
c’è fascista, che tale venga considerato o che tale si consideri, che ancora
oggi non condivida la vicinanza a combattenti e produttori o che in essi non si
riconosca.
Nel fascismo, fin dalla prima
ora, come è noto, ci furono molti ebrei. Erano ebrei italiani, ma non per
questo meno ebrei o meno italiani di altri. La stessa amante e ninfa egeria di
Mussolini, Margherita Sarfatti, era ebrea. Averli perseguitati fu un tragico
errore oltreché un’ingiustizia colossale, dato che essi avevano dato un
contributo notevole sia al Risorgimento italiano, sia alla Grande Guerra e sia
all’avvento del Fascismo. Lo stesso Giorgio Almirante, che era stato segretario
di redazione del periodico razzista “Difesa della Razza” e poi capo di
gabinetto del Ministero della Propaganda a Salò, riconobbe l’errore in più di
un’occasione e lo argomentò nel suo libro “Autobiografia di un fucilatore”.
La storia degli ebrei, dalle
origini allo Stato d’Israele, è una storia di combattenti e di produttori. Ovunque si siano trovati a risiedere essi hanno fatto la ricchezza del paese ospite.
E’ vero che nella storia sono stati sempre perseguitati, per via di certi loro
comportamenti ritenuti odiosi, che sarebbe troppo lungo in questa sede elencare
e spiegare, ma è altrettanto vero che persecuzioni ed espulsioni sono state
sempre l’inizio di impoverimento di quei paesi che le hanno praticate nei loro
confronti. Tanta borghesia della Mitteleuropa era ebrea. L’Europa stessa senza
gli ebrei non è riconoscibile.
Ne consegue che per i fascisti
italiani, che tali vengano considerati o che tali si considerino, gli ebrei, in
quanto combattenti e produttori, non possono che essere ammirati. La loro democrazia è una sovrastruttura, per dirla con
Carlo Marx, perché essi non possono prioritariamente che combattere e produrre.
E’ il loro vivere, la democrazia è il
loro filosofari.
Perché, allora, chi ama lo
spirito del combattente e del produttore, come i fascisti dicono di amare, tratta gli ebrei come dei nemici, come dei
diversi, come dei pericolosi sovvertitori della propria civiltà da perseguitare?
In che cosa gli ebrei si differiscono dagli altri europei? Non vivono essi nei
paesi europei da bravi e laboriosi cittadini? Non hanno trasformato essi in
pochi anni un pezzo di deserto in uno Stato democratico sul modello occidentale
come lo sono in Europa l’Italia, la Francia, la Germania e tanti altri? Non
costituiscono un unicum nella loro
regione abitata da popoli islamici a regime dittatoriale?
Sugli ebrei gravano irrazionali
sentimenti di invidia e di gelosia. Sono loro invidiati il successo e la
ricchezza, l’intelligenza e la tenacia, la perseveranza nel perseguire un
obiettivo che è di progresso e di miglioramento in ogni settore. Ebrei sono
stati e sono tanti banchieri e imprenditori, scienziati e filosofi, scrittori e
artisti, professori d’università e ricercatori; essi eccellono in virtù proprio
di una volontà superiore, intellettuale e caratteriale, che li spinge
all’impegno estremo.
Io non credo che per fermare
l’odio antisemita occorrano leggi speciali e commissioni a presidio. Nei loro
confronti c’è un odio di origine e alimentazione islamica, nei confronti del
quale gli europei cristiani poco o nulla possono fare, oltre l’applicazione
delle leggi vigenti in ciascun paese. Ma l’odio che proviene dall’estremismo di
destra, o diversamente chiamato fascista, è del tutto ingiustificato, anzi assurdo.
Non in ragione di considerazioni umanitarie – anche, evidentemente! – ma perché
gli ebrei sono – starei per dire – dei buoni “fascisti”, sono dei buoni
italiani, sono dei bravissimi professionisti, degli ottimi imprenditori e uomini
di studio, di scienza e di affari. Gli italiani di destra non dovrebbero
disprezzarli, ma ammirarli e considerarli della loro famiglia politica e
sociale.
Nessun commento:
Posta un commento