C’era un modo di dire nel Salento
rurale e arcaico di una volta: come nasci, sei! A voler rimarcare il fatto che
se uno nasce da una certa genitura e cresce in una certa famiglia, ché si spera
possa mai essere? Associando alla filosofia popolare salentina l’acutezza
toscana del Guicciardini, il quale diceva nei suoi Ricordi che da cosa nasce cosa, il prodotto non cambia: dal culo
può venir fuori solo merda o qualche scorreggia. Il riferimento è spontaneo.
Ognuno lo faccia.
L’insistenza del premier
pentastellato, nobilitazione eccessiva di grillino, Luigi Di Maio a non voler
neppure vedere Berlusconi e la Meloni e neppure altri dei loro partiti, o ha
ragioni politiche, specificamente di incompatibilità coi suoi programmi, o è
del tutto inaccettabile.
Di Maio spieghi perché ritiene
che con Forza Italia e Fratelli d’Italia non si può fare un discorso nuovo e
poi ritiene di poterlo fare col Pd. Partito, questo, che, dopo un’infinità di
nomi cambiati, riconduce a due dei più gloriosi e vecchi partiti italiani: la
Democrazia cristiana e il Partito comunista. Delle sue attribuzioni, passi la
nobiltà della sua storia, non la novità della sua proposta politica! Il Pd è
composto da due soggetti, che, pur con tutti i loro vizi, erano il lusso della
politica italiana, cose che né Di Maio né altri dell’accozzaglia grillina
possono mai capire. Fortunati loro che non sanno!
Proviamo a spiegare a questi citrulli
della nuova scuola politica dell’obbligo che la coalizione del centrodestra non
è un espediente elettorale, come asseriscono senza sapere quello che dicono.
Esiste dalla prima metà degli anni Novanta, è passata attraverso tantissime
prove elettorali, governa regioni, città grandi e piccole, comuni grandi e
piccoli, isole e isolette e scogli. Forza Italia fa parte del Ppe (Partito
popolare europeo). E’ una realtà innegabile. Chi la nega ha la fortuna di essere
uno che pubblicamente dice di non aver votato Mattarella alla Presidenza della
Repubblica solo perché non lo conosceva. Meglio l’Aretino, che qualcosa del
genere disse a proposito di Dio nel suo epitaffio: “Qui giace l’Aretin poeta
tosco, / che di tutti disse mal, fuorché di Dio, / scusandosi col dir: non lo
conosco”. Fosse stato un altro, invece di essere lo zerbinotto pentastellato, viscido
e lucente come una limaccia ai primi raggi del sole, la condutttrice della
trasmissione, l’austro-ungarica Gruber, che farebbe bene a rivendicare l’Umlaut sulla u, toltole dal fascismo, lo
avrebbe stoppato di brutto.
Siamo alle solite. Quest’ondata
di grilli e cavallette, come si è ampiamente previsto, sta dimostrando che
senza esperienze e conoscenze non si va da nessuna parte. In politica non si
può iniziare il lavoro ogni giorno, ma continuare da dove si è lasciato
interrotto il giorno precedente. Sapere è essenziale. Si sa che è sbagliato per
un politico incartarsi nei veti: io con quello mai! Ma in politica mai dire
mai. Se Di Maio per un verso e Salvini per un altro non si fossero
autoammanettati coi loro “mai” oggi avremmo già il governo.
Si obietta: ma i programmi del
centrodestra non sono compatibili con quelli del Pd e sull’altra ipotesi di
alleanza i programmi dei Cinquestelle non sono compatibili con quelli del
centrodestra. Compatibili sono invece Forza Italia-Pd e Cinquestelle-Lega. E,
allora, come la mettiamo?
E’ di tutta evidenza che delle
due l’una: o i Cinquestelle si alleano con tutto il centrodestra o tutto il
centrodestra si allea col Pd; o cede Di Maio o cede Salvini. Berlusconi non è
candidato a cedere, ma al suicidio, che è cosa ben diversa. Sempre che i conti
non vengano poi ribaltati dall’oste Pd, che potrebbe pure dire: non ne voglio
sapere, ho perso e mi faccio una terapia all’opposizione.
Ora si spera che Mattarella si
attivi per un governo istituzionale, che assicuri al Paese un minimo di
governabilità e nel frattempo faccia fare una legge elettorale, che non abbia
desinenze in emme, perché qui non si scherza più, ma una legge che porti ad un
risultato chiaro e netto. Essa, probabilmente, favorirà nell’immediato una
delle forze politiche in campo; ma poi, entrata a regime, potrà ribaltare il
risultato come avviene in tutti i paesi dell’Occidente democratico. Ormai è una
costante che chi è al governo va incontro all’ostilità del Paese, che, alle
successive elezioni, vota a favore di chi ha fatto opposizione. Di che hanno
paura, allora, i vari soggetti politici: oggi a me, domani a te. Più democrazia
e alternanza di così!
E’ bensì vero che non è una legge
elettorale a realizzare il sogno dell’alchimista politico, di trasformare ogni
stronzo in tartufo pregiato.
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