sabato 21 aprile 2018

Il Movimento 5 Stelle? Come nasci, sei!




C’era un modo di dire nel Salento rurale e arcaico di una volta: come nasci, sei! A voler rimarcare il fatto che se uno nasce da una certa genitura e cresce in una certa famiglia, ché si spera possa mai essere? Associando alla filosofia popolare salentina l’acutezza toscana del Guicciardini, il quale diceva nei suoi Ricordi che da cosa nasce cosa, il prodotto non cambia: dal culo può venir fuori solo merda o qualche scorreggia. Il riferimento è spontaneo. Ognuno lo faccia.
L’insistenza del premier pentastellato, nobilitazione eccessiva di grillino, Luigi Di Maio a non voler neppure vedere Berlusconi e la Meloni e neppure altri dei loro partiti, o ha ragioni politiche, specificamente di incompatibilità coi suoi programmi, o è del tutto inaccettabile.
Di Maio spieghi perché ritiene che con Forza Italia e Fratelli d’Italia non si può fare un discorso nuovo e poi ritiene di poterlo fare col Pd. Partito, questo, che, dopo un’infinità di nomi cambiati, riconduce a due dei più gloriosi e vecchi partiti italiani: la Democrazia cristiana e il Partito comunista. Delle sue attribuzioni, passi la nobiltà della sua storia, non la novità della sua proposta politica! Il Pd è composto da due soggetti, che, pur con tutti i loro vizi, erano il lusso della politica italiana, cose che né Di Maio né altri dell’accozzaglia grillina possono mai capire. Fortunati loro che non sanno!
Proviamo a spiegare a questi citrulli della nuova scuola politica dell’obbligo che la coalizione del centrodestra non è un espediente elettorale, come asseriscono senza sapere quello che dicono. Esiste dalla prima metà degli anni Novanta, è passata attraverso tantissime prove elettorali, governa regioni, città grandi e piccole, comuni grandi e piccoli, isole e isolette e scogli. Forza Italia fa parte del Ppe (Partito popolare europeo). E’ una realtà innegabile. Chi la nega ha la fortuna di essere uno che pubblicamente dice di non aver votato Mattarella alla Presidenza della Repubblica solo perché non lo conosceva. Meglio l’Aretino, che qualcosa del genere disse a proposito di Dio nel suo epitaffio: “Qui giace l’Aretin poeta tosco, / che di tutti disse mal, fuorché di Dio, / scusandosi col dir: non lo conosco”. Fosse stato un altro, invece di essere lo zerbinotto pentastellato, viscido e lucente come una limaccia ai primi raggi del sole, la condutttrice della trasmissione, l’austro-ungarica Gruber, che farebbe bene a rivendicare l’Umlaut sulla u, toltole dal fascismo, lo avrebbe stoppato di brutto.
Siamo alle solite. Quest’ondata di grilli e cavallette, come si è ampiamente previsto, sta dimostrando che senza esperienze e conoscenze non si va da nessuna parte. In politica non si può iniziare il lavoro ogni giorno, ma continuare da dove si è lasciato interrotto il giorno precedente. Sapere è essenziale. Si sa che è sbagliato per un politico incartarsi nei veti: io con quello mai! Ma in politica mai dire mai. Se Di Maio per un verso e Salvini per un altro non si fossero autoammanettati coi loro “mai” oggi avremmo già il governo.
Si obietta: ma i programmi del centrodestra non sono compatibili con quelli del Pd e sull’altra ipotesi di alleanza i programmi dei Cinquestelle non sono compatibili con quelli del centrodestra. Compatibili sono invece Forza Italia-Pd e Cinquestelle-Lega. E, allora, come la mettiamo?
E’ di tutta evidenza che delle due l’una: o i Cinquestelle si alleano con tutto il centrodestra o tutto il centrodestra si allea col Pd; o cede Di Maio o cede Salvini. Berlusconi non è candidato a cedere, ma al suicidio, che è cosa ben diversa. Sempre che i conti non vengano poi ribaltati dall’oste Pd, che potrebbe pure dire: non ne voglio sapere, ho perso e mi faccio una terapia all’opposizione. 
Ora si spera che Mattarella si attivi per un governo istituzionale, che assicuri al Paese un minimo di governabilità e nel frattempo faccia fare una legge elettorale, che non abbia desinenze in emme, perché qui non si scherza più, ma una legge che porti ad un risultato chiaro e netto. Essa, probabilmente, favorirà nell’immediato una delle forze politiche in campo; ma poi, entrata a regime, potrà ribaltare il risultato come avviene in tutti i paesi dell’Occidente democratico. Ormai è una costante che chi è al governo va incontro all’ostilità del Paese, che, alle successive elezioni, vota a favore di chi ha fatto opposizione. Di che hanno paura, allora, i vari soggetti politici: oggi a me, domani a te. Più democrazia e alternanza di così!
E’ bensì vero che non è una legge elettorale a realizzare il sogno dell’alchimista politico, di trasformare ogni stronzo in tartufo pregiato.

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