sabato 14 aprile 2018

Centrodestra, è tempo di Berlusconexit




Il secondo giro di consultazioni da parte del Presidente Mattarella, per dare inizio ad un governo dopo il voto del 4 marzo, ha fatto registrare l’ennesima berlusconata. Che ha spiegato anche perché al primo giro le tre componenti del centrodestra si erano presentate separatamente. Meglio primo in casa sua, avrà pensato Berlusconi, che comprimario in casa d’altri.
Come ha spiegato bene Bruno Vespa su “La Gazzetta del Mezzogiorno” di sabato, 14 aprile, Berlusconi non è assolutamente capace di adattarsi al ruolo di spalla. Ed ora, costretto dagli eventi ad esserlo, avendo preso alle elezioni del 4 marzo meno voti di Matteo Salvini, leader della Lega, si abbandona a comportamenti tanto infantili quanto patetici. Spesso non si rende conto che a voler dimostrare di essere ancora protagonista mette maggiormente in evidenza il suo essere comparsa.
Usciti dal colloquio con Mattarella, i tre rappresentanti del centrodestra, Salvini Berlusconi Meloni, dovevano fermarsi per il breve comunicato alla stampa. Prima che Salvini prendesse la parola, Berlusconi, rivolto ai giornalisti, ha detto che a leggere il comunicato sarebbe stato Salvini e raccomandava l’alleato di essere preciso sulle parole. Rimarcando l’evidenza. Non contento faceva teatro, con smorfie e gesti, mentre Salvini leggeva; e al termine, spostando fisicamente Salvini e la Meloni, tornava indietro, riprendeva il microfono per invitare i giornalisti a saper distinguere tra chi è veramente democratico e chi non conosce neppure l’abc della democrazia, alludendo ai Cinquestelle. Insomma Berlusconi, che non doveva parlare, ha finito per essere il protagonista assoluto. Gli è andata male, non solo perché la Meloni uscendo lo ha atteso dietro una tenda per dirgliene quattro, ma anche perché la Lega ha fatto sapere al M5S di aver preso le distanze da quella che Di Maio avrebbe poi definito una “battutaccia”.
Francamente Berlusconi, al netto di tutte le cose subite, a torto o a ragione, non è qui la sede per parlarne, ora, a ottantuno anni suonati, è tempo non che si metta da parte ma che faccia la persona seria. Accetti di essere quello che realmente è o, se non gli aggrada la cosa, allora sì, si metta da parte. Se già il Berlusconi verde era discutibile, il Berlusconi grigio lo è ancora di più. Se il primo faceva arrabbiare, il secondo fa ridere gli avversari e fa diventare rossi di vergogna gli amici e i sostenitori.  
La percezione che ora ha di lui il Paese è di essere non solo un ostacolo al formarsi di un governo ma un impedimento a che gli stessi uomini e donne del suo e dei partiti alleati siano liberi di esprimersi e di comportarsi come più opportuno. La sceneggiata del Quirinale ha fatto arrabbiare anche gli elettori del centrodestra. Coi suoi comportamenti la coalizione non è una cosa seria.
Detto questo, nulla cambia nel considerare Forza Italia, il partito del quale ancora è incontrastato leader, una componente centrale dello schieramento. Condivisibile o meno, è certo rispettabilissima, con voce in capitolo nelle scelte politiche e nella rappresentanza in un probabile governo che la comprenda. Senza Berlusconi leader invadente, protagonista di sceneggiate mortificanti, il partito avrebbe più credibilità e rispetto. Cose delle quali oggi Forza Italia ha più bisogno, trovandosi ad uno snodo importante e decisivo della sua storia.
La sua personalità, egocentrica e straripante, rischia di danneggiare il partito. Di questo dovrebbe preoccuparsi, non della sua posizione all’interno dello schieramento. Il suo braccio di ferro con Di Maio lo vede purtroppo soccombere non per sua debolezza ma per le condizioni ambientali in cui si verifica. Ogni cosa ha il suo tempo. Il tempo di oggi non lo favorisce. La fuga degli elettori verso la Lega, già avvenuta il 4 marzo, potrebbe diventare esodo di massa se dovesse continuare a proporsi come un vecchio don poponico, versione maschile della pirandelliana donna poponica. E sarebbe veramente una perdita importante per la coalizione, perché Forza Italia rappresenta la componente moderata, sicura difesa degli interessi europei e occidentali; bilancia degli spostamenti antieuropeisti e filorussi della Lega.
Ormai appare assai probabile che, dopo le elezioni regionali nel Friuli-Venezia Giulia di domenica, 29 aprile, quando probabilmente la spunterà il candidato della Lega, Massimiliano Fedriga, coi voti della coalizione, Salvini si sentirà libero di fare il governo con Di Maio, con o senza Forza Italia.
Allora inizierà un’altra storia, nella quale Berlusconi potrebbe avere solo l’opportunità di chiudere in maniera seria e dignitosa la sua esaltante carriera politica. 

P.S. Alessandro Di Battista ha dato del dudù a Salvini per il suo rapporto con Berlusconi. Da quale pulpito! Lui e tutti gli altri del M5S sono ancora cagnolini al guinzaglio di Grillo. Buon per loro che, non rendendosene conto, sono dispensati dal vergognarsene.   

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