I sistemi elettorali sono
determinanti a far vincere un partito, un candidato o uno schieramento; sono
così determinanti che a volte fanno aggio perfino sulla volontà degli elettori.
Lo dicono da sempre gli scienziati della politica o i politologi, come forse
meno pretenziosamente si chiamano. Cosa significa? Che con gli stessi risultati
ma con un diverso sistema elettorale invece di uno potrebbe vincere un altro.
Tanto, per esemplificare. A Palermo basta raggiungere il 40 % più uno dei
votanti per essere eletto sindaco. Con questo sistema elettorale a Lecce Mauro Giliberti
sarebbe già sindaco. Invece, che cosa potrebbe accadere? Che sindaco potrebbe
diventare Carlo Salvemini, vincendo il ballottaggio di domenica 25 giugno.
Se così andassero le cose, la
legge sarebbe rispettata; ma la volontà dell’elettorato sarebbe tradita. Dura lex sed lex, io andrei oltre: mala lex sed lex. E dunque, amen!
Il responso elettorale di
domenica scorsa, 11 giugno, è stato chiarissimo. Sommando i voti di Giliberti e
quelli di Delli Noci, che pure di centrodestra è – ha fatto parte
dell’Amministrazione Perrone – si arriverebbe ad una percentuale
abbondantemente oltre.
Ma chi per una serie di motivi,
magari anche giusti, invoca la discontinuità con le precedenti amministrazioni
di centrodestra vorrebbe che Delli Noci appoggiasse Salvemini invece di
Giliberti, come se si potesse cambiare posizione politica come si cambia una
cravatta. Ma siamo in Italia, patria del diritto di strafottersene perfino del
diritto.
Lecce la vedo col cannocchiale
s’intende – vivo in provincia – e dunque non conosco i retroscena della
politica leccese, ma la situazione la vivo con maggiore serenità; sicuramente
maggiore rispetto ai tanti risentiti dell’ultima o della penultima ora. Leggo
di alcuni che, tradizionalmente di destra, ora vorrebbero che vincesse il
centrosinistra. Valli a capire!
Tra i due contendenti Salvemini
sembrerebbe in possesso di un maggiore carisma rispetto a Giliberti, anche per
ragioni di età. Se si dovesse scegliere a prescindere, avrebbe sicuramente
qualche vantaggio. Non a caso il voto disgiunto – altra allegra trovata
italiana, il trasformismo simultaneo! – lo ha premiato al primo turno. Quante
probabilità avrebbe poi di amministrare fino al termine sarebbe da vedere.
Sarebbe problematico con una maggioranza consiliare risicata o addirittura
inesistente. Tutto dipenderà dall’attribuzione dei seggi, nient’affatto
scontata. Evviva la certezza del voto, che va a farsi benedire!
Giliberti si fa forte dei suoi
voti che vede trasformati in seggi. Ma potrebbe non essere così. Salvemini
spera in Delli Noci, il quale probabilmente avrebbe voluto essere lui il
candidato sindaco dello schieramento di centrodestra.
Ma veramente Delli Noci ha il
potere di riversare i suoi voti su Carlo Salvemini? Personalmente avrei dei
dubbi. I voti non sono noccioline che si possono travasare in un sacco
piuttosto che in un altro. I voti appartengono agli elettori. Chi ha votato
Delli Noci ha pensato di esprimere un voto sempre per il centrodestra ma
guidato da un candidato diverso da Giliberti. Ora che il primo turno ha emesso
le sue sentenze gli stessi elettori sono liberi o di restare fedeli al
centrodestra e dunque alla continuità o tentati di seguire il candidato di centrosinistra
per la discontinuità.
A parte tutti questi
ragionamenti, del tutto teorici, ci sono forti perplessità sulla disinvoltura
degli attori di questo teatro, i quali, fanno il gioco delle tre carte, che,
essendo coperte, una vale l’altra. Le carte, invece, devono essere scoperte,
perché non tutte valgono allo stesso modo. Potrei pure avere maggiore simpatia
o stima nei confronti dell’uno o dell’altro, ma se al primo turno ho votato il
centrodestra, Giliberti o Delli Noci, o il centrosinistra, Salvemini, al
ballottaggio non potrei fare che la stessa cosa. Se no, per quanto coperto dal
segreto del voto – m’immedesimo nel semplice elettore – avrei un po’ di mal di
stomaco se cambiassi. Si obietterà, ma allora perché il ballottaggio? Perché in
Italia si tende a complicare o a stravolgere tutto, e più di ogni altra cosa la
volontà dei cittadini. I quali una domenica sono di destra e due domeniche dopo
potrebbero essere di sinistra. E c’è chi vorrebbe che tanto accadesse; non
solo, ma addirittura lo ritiene giusto.
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