domenica 18 giugno 2017

A Lecce c'è chi ha già vinto, ma...


I sistemi elettorali sono determinanti a far vincere un partito, un candidato o uno schieramento; sono così determinanti che a volte fanno aggio perfino sulla volontà degli elettori. Lo dicono da sempre gli scienziati della politica o i politologi, come forse meno pretenziosamente si chiamano. Cosa significa? Che con gli stessi risultati ma con un diverso sistema elettorale invece di uno potrebbe vincere un altro. Tanto, per esemplificare. A Palermo basta raggiungere il 40 % più uno dei votanti per essere eletto sindaco. Con questo sistema elettorale a Lecce Mauro Giliberti sarebbe già sindaco. Invece, che cosa potrebbe accadere? Che sindaco potrebbe diventare Carlo Salvemini, vincendo il ballottaggio di domenica 25 giugno.
Se così andassero le cose, la legge sarebbe rispettata; ma la volontà dell’elettorato sarebbe tradita. Dura lex sed lex, io andrei oltre: mala lex sed lex. E dunque, amen!
Il responso elettorale di domenica scorsa, 11 giugno, è stato chiarissimo. Sommando i voti di Giliberti e quelli di Delli Noci, che pure di centrodestra è – ha fatto parte dell’Amministrazione Perrone – si arriverebbe ad una percentuale abbondantemente oltre.
Ma chi per una serie di motivi, magari anche giusti, invoca la discontinuità con le precedenti amministrazioni di centrodestra vorrebbe che Delli Noci appoggiasse Salvemini invece di Giliberti, come se si potesse cambiare posizione politica come si cambia una cravatta. Ma siamo in Italia, patria del diritto di strafottersene perfino del diritto.
Lecce la vedo col cannocchiale s’intende – vivo in provincia – e dunque non conosco i retroscena della politica leccese, ma la situazione la vivo con maggiore serenità; sicuramente maggiore rispetto ai tanti risentiti dell’ultima o della penultima ora. Leggo di alcuni che, tradizionalmente di destra, ora vorrebbero che vincesse il centrosinistra. Valli a capire!
Tra i due contendenti Salvemini sembrerebbe in possesso di un maggiore carisma rispetto a Giliberti, anche per ragioni di età. Se si dovesse scegliere a prescindere, avrebbe sicuramente qualche vantaggio. Non a caso il voto disgiunto – altra allegra trovata italiana, il trasformismo simultaneo! – lo ha premiato al primo turno. Quante probabilità avrebbe poi di amministrare fino al termine sarebbe da vedere. Sarebbe problematico con una maggioranza consiliare risicata o addirittura inesistente. Tutto dipenderà dall’attribuzione dei seggi, nient’affatto scontata. Evviva la certezza del voto, che va a farsi benedire!
Giliberti si fa forte dei suoi voti che vede trasformati in seggi. Ma potrebbe non essere così. Salvemini spera in Delli Noci, il quale probabilmente avrebbe voluto essere lui il candidato sindaco dello schieramento di centrodestra.
Ma veramente Delli Noci ha il potere di riversare i suoi voti su Carlo Salvemini? Personalmente avrei dei dubbi. I voti non sono noccioline che si possono travasare in un sacco piuttosto che in un altro. I voti appartengono agli elettori. Chi ha votato Delli Noci ha pensato di esprimere un voto sempre per il centrodestra ma guidato da un candidato diverso da Giliberti. Ora che il primo turno ha emesso le sue sentenze gli stessi elettori sono liberi o di restare fedeli al centrodestra e dunque alla continuità o tentati di seguire il candidato di centrosinistra per la discontinuità.

A parte tutti questi ragionamenti, del tutto teorici, ci sono forti perplessità sulla disinvoltura degli attori di questo teatro, i quali, fanno il gioco delle tre carte, che, essendo coperte, una vale l’altra. Le carte, invece, devono essere scoperte, perché non tutte valgono allo stesso modo. Potrei pure avere maggiore simpatia o stima nei confronti dell’uno o dell’altro, ma se al primo turno ho votato il centrodestra, Giliberti o Delli Noci, o il centrosinistra, Salvemini, al ballottaggio non potrei fare che la stessa cosa. Se no, per quanto coperto dal segreto del voto – m’immedesimo nel semplice elettore – avrei un po’ di mal di stomaco se cambiassi. Si obietterà, ma allora perché il ballottaggio? Perché in Italia si tende a complicare o a stravolgere tutto, e più di ogni altra cosa la volontà dei cittadini. I quali una domenica sono di destra e due domeniche dopo potrebbero essere di sinistra. E c’è chi vorrebbe che tanto accadesse; non solo, ma addirittura lo ritiene giusto.

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