Renzi finirà per cuocersi nel suo
brodo. Lo sta così allungando che alla fine resterà a galla lesso. Ce ne sono
stati altri, peggio e meglio di lui che hanno fatto quella fine. Ce ne sono
altri con lui.
Non parla che per slogan, per
frasi fatte, per giochi di parole, per bugie neppure tanto imbellettate. I suoi
sostenitori, a furia di ripetere le stesse cose, hanno il volto catatonico.
Guardate la Boschi! Solo qualche mese fa era bellissima, la più amata dagli
italiani; oggi sembra una statua di cartapesta, inespressiva, statica,
catatonica appunto!
Parafrasando Plinio il Giovane,
che disse “sono tanto abituato a dire la verità, quanto voi ad ascoltarla”,
Renzi dà l’idea di uno che è tanto abituato a dire bugie quanto gli altri ad ascoltarle.
Un po’ non ha torto e per questo
non tradisce il benché minimo disagio morale; sa che il mercato politico
domanda bugie e lui bugie offre. Basta fare mente locale su tante persone che,
pur giudicando negativamente la riforma, votano Sì. Per dare un messaggio di
cambiamento, dicono. Ma quale cambiamento? Quello di mettere fuoco alla casa
che brucia? Via! E’ frustrante sentire persone di indiscutibile valore
appiattirsi sulle baggianate di un furbetto impunito. Non si tratta di
gentucola, si tratta di personaggi come il filosofo Massimo Cacciari e
l’architetto Massimiliano Fuksas, quello della Nuvola.
Questa è l’Italia! Dei furbi e
dei fessi; dei furbi sempre più furbi, dei fessi sempre più fessi. E se quelli
che per natura e cultura fessi non sono ma si comportano come tali, i
fessi-fessi che devono fare?
Come non dare ragione a Renzi,
allora, anche quando si compiace delle performance burlesche? Dalla sceneggiata
americana con Obama alla copertina della rivista musicale “Rolling Stones”, in
atteggiamento papale, attraverso tutte le reti televisive, non fa che
propaganda, continua, pervasiva, asfissiante. Perfino le disgrazie naturali,
come i terremoti nel centro Italia, sembrano andare in suo soccorso; e lui le
accoglie come manna dal cielo. Salta da un paese terremotato all’altro a
portare la presenza del governo, ovvero la sua.
Anche quando si confronta per il
voto referendario, con chiunque parli, non deflette: spara minchiate senza
ritegno. Sa che dietro di sé ha la grande caterva di idioti che ripetono come
pappagalli il mantra della riforma: non riduce la democrazia ma la burocrazia,
si taglia il costo della politica, si risparmiano cinquecento milioni di euro,
si abbatte il sistema bicamerale paritario, si snellisce la procedura delle
leggi, altri non sono riusciti mai a farla la riforma e noi invece l’abbiamo
fatta, e via di questo passo, senza mai entrare nel merito della questione. A
De Mita è giunto a dire che non ha il diritto di impedire finalmente la riforma
di un’Italia che i tipi come lui hanno portato alla rovina. Ha detto proprio
così: non avete il diritto!
I grillini, che sul piano delle
sparate grosse non scherzano, hanno detto: vogliamo ridurre davvero i costi
della politica? Dimezziamo gli stipendi dei parlamentari! La risposta? …per
rispondere, dovrei scomodare un organo di letto e di diletto. Dico che non s’è
fatto niente alla Camera, perché su certe cose si può fare anche propaganda ma
fino a quando non diventano serie. In Italia basterebbe non rubare e poi si
potrebbero pure strapagare i politici, perché la politica, come sa chi la fa
seriamente, ha i suoi costi.
Certo, non si può fare politica
seria da pellegrini o da turisti, come purtroppo se ne vedono tanti in giro tra
i palazzi romani, che sembrano sempre come appena scesi dal pullman e si si
apprestano a visitare la
città. Allora a quelli non si tratta di dimezzare gli
stipendi, ma di mandarli a casa e stare bene attenti alle elezioni prossime a
non sceglierne di simili.
Ora, io non dico che nella
riforma renziana della Costituzione non ci siano aspetti condivisibili – ci
sono! – dico che non vengono spiegati razionalmente. Dico che i sostenitori del
Sì si rifiutano di dare risposte ragionate alle obiezioni dei sostenitori del
No. Per quale ragione se non perché neppure loro hanno le idee chiare o ce
l’hanno fino al punto da non dirle perché sarebbe controproducente?
Con mezza
bocca dicono che quale che sia la risposta referendaria non accadrà nessuna
catastrofe; e con l’altra mezza sparano biblici disastri. Dire che se non passa
il Sì l’Italia non avrà più riforme, è una grandissima stronzata, che offende
chi ha un minimo di intelligenza. Perfino un bambino delle materne impara e sa
che dopo il lunedì viene il martedì; c’è sempre un giorno dopo, che è come dire
che la storia continua. Con Renzi e senza Renzi, si capisce!
L’apparizione in video di questo
onnipresente non scandalizza più nessuno. Ai tempi di Berlusconi, al Cavaliere contavano
i minuti secondi di televisione Oggi neppure si accorgono che cambiando canale nel giro di
pochi minuti si ritrovano sempre con la faccia del furbetto fiorentino a
pontificare su tutto. Sembra che parli sempre a rete unificate. Se mancava un riscontro di quanto gli italiani siano per il consenso a chi comanda, eccone la prova.
Per stare sempre sui media si è
perfino inventato la “lotta continua” con l’Europa e con gli europei. Non c’è
giorno che non spari a zero sulla Commissione europea o su qualche leader di
altra nazione, ora per i migranti ora per la flessibilità. E
per tenere dalla sua parte la pancia del paese assume toni da nazionalista.
Provoca frizione all’esterno per tenere buono l’interno. Un vecchio trucco
della politica. Renzi probabilmente sa poco o nulla di storia, ma è un politico
d’istinto e riesce anche a dare l’impressione di sapere. Non piace ai giovani,
perché essi vedono in lui un culorotto, come si dice in gergo salentino culiruttu per indicare uno che ha
fortuna sfacciata, uno che ha approfittato di un concorso di circostanze
positive per emergere in maniera eccessiva. Piace agli anziani, i quali vedono in lui ciò che ognuno avrebbe
voluto essere in gioventù, senza riuscirvi. Frustra le speranze di chi le ha;
ravviva la nostalgia di chi non ha più niente in cui sperare. Il suo obiettivo
è esserci: sempre, finché popolo non lo separi!