La vicenda di quella ragazza,
innominabile, che dopo essersi fatta riprendere mentre faceva l’amore e inviato
agli amici l’impresa, si è suicidata quando si è accorta di essere diventata
irrecuperabilmente l’oggetto di scherno e di vergogna virali su tutto il web, è
uno di quei messaggi anticipatori di rovina che una volta si attribuivano agli
dei e che gli umani leggevano nelle viscere degli animali.
Mettiamola così. Pietà per quella
povera disgraziata. Che gli dei, in considerazione della sua tragedia, passino
su ogni giudizio e la mettano in uno dei loro paradisi.
Ma l’episodio, triste e oltremodo
sconfortante, che mette in crisi la fiducia nel genere umano, è niente se
confrontato al contesto in cui è stato trattato dal tribunale mediatico. Tutti
in “soccorso” – si fa per dire – di quella ragazza e nessuno che abbia speso
mezza parola per condannare l’episodio in sé: il farsi riprendere in un atto
sessuale, con dovizie di commenti, e diffonderne il film. Un atto incredibile,
che oggi purtroppo, in epoca di esaltazioni gay, di travestiti, di pedofilia
diffusa, di scambi di coppia, di aberrazioni e degenerazioni di ogni tipo, è
semplicemente normale. Di più, non è normale che qualcuno si indigni.
L’improvvido passa per fascista, nazista, razzista e tanti altri
di inappellabile condanna sociale.
Neppure la chiesa osa più parlare
di peccati, di continenza, di rispetto del proprio corpo e del proprio spirito,
della propria famiglia. La chiesa, specialmente come la interpreta Francesco ,
è un’agenzia sindacale e politica. Gli uomini possono fare tutto quello che
vogliono: Dio non si stanca di perdonare. Dio! E gli uomini, che hanno il
dovere di guidare il gregge verso Dio, che fanno, lo lasciano pascolare nella
più assoluta deresponsabilità di se stessi e degli altri?
La desacralizzazione del sesso e
di ogni elemento di intimità spacciata per liberazione dell’individuo da ogni
tabù; la possibilità tecnologica di fare quel che si vuole accompagnata da leggi
cosiddette garanti dei diritti umani; il progressivo scivolamento verso forme
di animalità istintuale e brutesca: sono tutti elementi che stanno uccidendo la società. La stanno
colpendo nei suoi organi vitali, nelle sue connessioni di tenuta: la cultura,
la civiltà, la tradizione.
L’attacco all’individuo e alla
società parte da lontano. Alcuni anni fa, primi anni Sessanta, incomiciarono i
governanti di centrosinistra ad attaccare la scuola. Troppo
esclusivista – dissero – e troppo selettiva. Erano arrivati da poco i
socialisti, affamati di giustizia sociale e, come poi avrebbero dimostrato, di
soldi e di arricchimenti illeciti. Non potendo tutti diventare bravi,
facciamoli tutti diventare mediocri e nulli. Non potendo essere tutti probi,
diventiamo tutti ladri e farabutti. Oggi c’è circa il 50 per cento di
analfabeti funzionali, persone che sanno leggere e scrivere ma non sanno se
leggono il senso di quello che hanno letto e, quanto a scrivere, non vanno
oltre le loro minchiate da facebook e waths-app; sono tutti prodotti di quella
scuola. Queste persone, che morale propria e che etica possono avere?
Si continua a girare attorno ad
una tragedia, che è la risultanza di cinquant’anni di diseducazione individuale
e sociale. La stampa e i tecnici del diritto, avvocati e giudici, dicono che
non si può fare niente dopo aver diffuso sul web un documento; impossibile
fermarne la
diffusione. Allora , quale migliore risposta da dare a simili
pericoli sociali se non quella di colpire quanti capitano, con piccoli o grandi
casi di diffusione di immagini o scritti diffamanti e indecorosi, in modo da
castigarli ed esporli ad esempio perché altri si guardino bene dal fare la
stessa cosa? Invece, niente. Le cose stanno così e ognuno si arrangi.
Quella povera ragazza aveva
perfino tentato di bloccare ciò che non poteva più essere fermato; non solo non
era riuscita ma addirittura veniva condannata a pagare parte delle spese. E’ a
questo punto che, novella Emma Bovary, ha deciso di togliersi la vita, di
pagare per qualcosa di cui era senza dubbio responsabile, ma con l’attenuante,
solo formalmente generica, di trovarsi a vivere in una società senza regole,
senza valori, senza legge. Sì, senza legge, perché di fronte alle tecnologie
della comunicazione di oggi, sempre in progress, la legge si trova del tutto
impreparata a fronteggiarne gli abusi e le devianze.
Un caso, quella povera ragazza,
che deve far pensare non poco chi oggi ha un minimo di capacità di amministrare
una società ormai sfuggita di mano e in balìa di forze incontrollabili. Col suo
gesto estremo, forte, quella ragazza ha riscattato un gesto di debolezza.
Questa società, che ha creato le condizioni di ogni sbandamento e la perdita di
ogni valore, quando si decide a compiere qualche gesto di riscatto? Come su un
piano inclinato precipitiamo verso il baratro, nell’ignoranza e nell’allegria.
Quella ragazza è morta, ma il vero requiem è per la società che l’ha indotta a
perdersi e a uccidersi.
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