Renzi ha riconosciuto di essere
stato battuto nelle elezioni amministrative di domenica, 19 giugno. Non è sufficiente a capire cosa sta
succedendo in questo paese, dove ormai ogni elezione, anche quella per eleggere
l’amministratore di un condominio, è un voto politico pro o contro Renzi. Vuol
dire che votare per il sindaco
di Taurisano equivale a votare per il presidente del
consiglio?
Il caso Torino è emblematico.
Piero Fassino, sindaco uscente, ha governato bene una delle più importanti
città d’Italia, per quasi unanime riconoscimento; ma, dopo aver vinto al primo
turno, è stato battuto al secondo dalla grillina Chiara Appendino.
“L’alternativa è Chiara” era lo
slogan dei suoi sostenitori, giocando sulla duplice categoria grammaticale di
nome-aggettivo di chiara. Banale e da quotidiano sportivo, come quello della
romana Virginia Raggi, altra grillina che ha vinto nella capitale con lo slogan
“Su Roma Raggi di luce”.
Sia! ormai la politica è ridotta
a battute, più o meno felici e più o meno efficaci. E’ la realtà; ma è una
realtà che non rassicura. Il Movimento di Grillo è un salto nel vuoto.
Ma quando lo si capisce in questo
cazzo di paese?
I grillini si autoproclamano
onesti. Ma fino a prova contraria tutti lo sono. E, posto che lo siano davvero,
basta per governare?
Lo squallore del momento lo
colpisci come una sagoma da tiro a segno.
Cosa accadrà adesso, nelle città
ingrillettate e nel governo centrale? I sindaci avranno i loro problemi
concreti e presto si accorgeranno che non è per niente facile governare il
popolo italiano, a nessun livello. Senza esperienza, poi! Con un’azienda alle
spalle – la
Casaleggio Associati – che sembra una fornitrice di servizi
statistici e mediatici a banche e ad industrie più che un esperimento politico.
A sentirli i grillini, tutti,
nessuno escluso, a qualsiasi domanda venga loro rivolta rispondono con una
lunga sequela di accuse alle vecchie classi dirigenti, nazionali e periferiche,
come un disco, nella più bella tradizione di chi in Italia sta all’opposizione,
e ricordano certo massimalismo e catastrofismo di comunisti e missini del lungo
dopoguerra italiano.
Beati gli immemori, che campano
meglio!
Ma, quanto a proposte, a parte il
famoso reddito di cittadinanza, non sanno dire altro. Zero assoluto su
immigrazione, su modernizzazione dello Stato, su politiche ambientali, su
scuola e cultura, su politica estera, su problematiche economiche. Il loro,
quando non è silenzio, è uno sfarfallare oggi in una direzione domani in un’altra.
Davide Casaleggio, figlio del de cuius, assicura che non si candiderà
mai e che il suo sogno è di realizzare la democrazia diretta con la rete (Corsera del 21 giugno). E vorrei vedere!
Nella sua prospettiva terrebbe sotto controllo tutta la partecipazione
politica.
Sarà che appartengo ad altra
epoca e non capisco l’attuale, ma se la sua non è un’onesta utopia, e sarebbe
meno peggio, è un modo consapevole per sottrarre ai cittadini i buoni e
semplici metodi di controllo del potere attraverso il voto. Casaleggio dice:
ogni cittadino è in rete e può esprimere il proprio parere in tempo reale su
ogni cosa che riguarda il pubblico governo. Già il presupposto è discutibile, è
come tornare all’Ottocento quando avevano diritto al voto solo gli
alfabetizzati. La rete come la firma. Ma vorrebbe dire che alla fine, senza nessuna possibilità di
verifica e senza nessun dibattito fisicamente partecipato, ci si può ritrovare
con scelte volute da una sorta di oracolo, l’oracolo di Casaleggio. L’oracolo,
presso greci e romani, era il responso profetico degli dei, ma in realtà a
“parlare” era il re che in quel momento aveva in pugno il potere e poteva
interpretare a suo piacimento la risposta ambigua che gli dei “davano”.
Figurarsi, gli dei!
In realtà il Movimento di Grillo
sta rivelando tutta la dabbenaggine della gente, tanto più grave oggi quanto
meno essa è veramente acculturata. Alfabetizzato è altra cosa da acculturato.
La gente che vota sull’onda dell’emozione mette in crisi la forza della
democrazia. La gente che vota con la pancia mette al pari in crisi la forza
della democrazia. Quando essa non si basa sulla ragione porta di filato verso
esiti che finiscono per negarla. La storia non insegna niente, ma qualche volta
può essere letta come un diario dell’umanità o di un paese.
Quanto al governo centrale, non
v’è dubbio alcuno che ora Renzi sia giunto alla resa dei conti coi suoi
avversari interni. Dovrà lasciare la segreteria del partito? Se perderà il
Referendum sulla riforma costituzionale dovrà lasciare anche la presidenza del
consiglio? Vedremo. Intanto tutti gli danno addosso, come fecero gli achei al
troiano Ettore ucciso sotto le mura di Troia “Né vi fu chi di fargli una ferita
/ Non si godesse…”. Leggere Omero.
Nel suo partito, il Pd, la
vecchia guardia (Bersani, D’Alema), la sola componente che ancora ragiona,
insiste per rivedere un po’ di cose, sia nell’organizzazione del partito, sia
nelle strategie politiche e sia nell’immediato nella cosiddetta riforma
elettorale (Italicum) e costituzionale. Si è ormai in stato d’allerta. La piena
– aggiungasi di grillini – è ormai arrivata al livello di guardia. Se non si
interviene subito sull’Italicum e sulla riforma costituzionale si consegna il
paese al Movimento di Grillo, il Movimento – non si dimentichi – nato da
infiniti e strombazzati “Vaffanculo”, ripresi e propagati dalla televisione, il
più potente, idiota e micidiale mezzo di distrazione di massa. Il combinato
disposto dell’una e dell’altra cosa doveva servire a consolidare il potere di
Renzi, ma per come le cose si sono messe potrebbe produrre l’esatto contrario.
E hai voglia poi a ripetere: te l’avevamo detto noi! L’apprendista stregone si
brucia la faccia.
La resistenza a Renzi ha
imboccato la strada giusta. Per due anni ha morso ferro, ha inghiottito rospi;
ora può passare al contrattacco. Gli assennati si conteranno nel seguito.