Più che grillini da oggi in poi
bisognerebbe chiamarli merlotti. Sono i deputati del Movimento 5 Stelle, che si
sono scatenati negli ultimi giorni di gennaio – i giorni appunto della merla –
in uno spettacolo indecoroso che non ha precedenti nella pur tumultuosa Camera
dei Deputati.
Spinte, schiaffi, ingiurie,
minacce, volgarità irriferibili in un tumulto che ha fatto ricordare l’inferno
dantesco: «Diverse lingue, orribili favelle, / parole di dolore, accenti d’ira,
/ voci alte e fioche, e suon di man con elle / facevano un tumulto…».
C’è stato di tutto, perfino una
bella manata del questore della Camera Stefano Dambruoso di Scelta Civica alla
deputata grillina Loredana Lupo, che pensava davvero che essendo donna sarebbe
stata risparmiata. E su tutto e tutti hanno roteato come manganellate le
minacce che gli scalmanati si reciprocavano, dandosi addosso del «fascista!» e
dello «squadrista!».
La deputata pidiellina Alessandra
Moretti, così bella e dolce, si è lasciata tentare dalla Gruber di ripetere
un’espressione che non fa onore a chi l’ha detta e men che meno a lei che l’ha
riferita in televisione. «Mamma, mamma – ha chiesto un bimbetto sentendola a
casa – che cosa sono i pompini?». Ma non doveva diventare migliore il dibattito
politico con la presenza delle donne? Mah, nemmeno nei bassi napoletani!
Sgombriamo il campo. Fascisti non
ce ne sono più; ci sono stati fino a qualche anno fa dei sopravvissuti, poi
chiamati dal Signore uno dopo l’altro a rendere conto dei loro peccati.
Sopravvissuti in territorio nemico, li chiama uno di loro, il grande musicologo
Piero Buscaroli. Poi più nessuno. E’ rimasto il nome, che non significa più
nulla, dato che per i deputati grillini fascista è la Boldrini ; per la Boldrini fascisti sono i
grillini. Per fascista s’intende un modo di comportarsi rozzo, da prepotente e
arrogante, non conforme al bon ton e al rispetto degli altri, genericamente
antidemocratico. Così inteso il fascismo, in buone dosi, è presente proprio nei
grillini, i quali o le cose vanno secondo i loro desiderata o fanno baruffa.
Ma perché questo improvviso
scoppio di collera da parte dei seguaci di Beppe Grillo? Probabilmente si
stanno accorgendo che le cose si stanno mettendo male per loro.
Chi l’avrebbe mai detto che gli
incapaci, inetti, corrotti, ladri e disonesti dell’universo mondo politico
italiano – così consideravano e considerano gli avversari i grillini –
avrebbero preso le misure per uscire dalla crisi istituzionale e politica! Il
Movimento 5 Stelle, dopo che si è praticamente suicidato, rifiutandosi di fare
politica, di partecipare al dibattito e di far sentire il suo peso nei modi e
nei termini – gli unici! – consentiti dalla democrazia, rischia di venire
seppellito. Che sarebbe, per il modo di pensare dei grillini, un paradosso: la
forza morta della politica seppellirebbe la forza viva dell’antipolitica. Ma un
paradosso non è: in politica è vivo chi pensa e agisce, ha i mezzi per farlo
nella prospettiva di un obiettivo. Non è il caso dei naviganti di Grillo, che
navigano a vista, dove para para, per raggiungere l’isola senza nome dove tutto
è latte e miele.
Di fronte all’incombente pericolo
gli zerbinotti, che sembravano tanto perbene, hanno letteralmente perso la
testa. Noi non ci stiamo – hanno detto – e hanno dato l’assalto a banchi e ad
aule, occupando e impedendo che procedessero i lavori parlamentari.
Ora, in democrazia puoi essere
nel giusto quanto vuoi o quanto credi, puoi essere in contatto con Domineddio
in persona che ti ispira; ma contano i numeri e le regole, che a volte possono
determinare quello che tu ritieni «ingiusto». E quando accade niente e nessuno
ti autorizza a rovesciare il tavolo e a metterti fuori dalle regole.
Ma tant’è. Erano convinti i
nostri eroi che gli altri se ne sarebbero stati cheti cheti mentre loro
randellavano a dritta e a manca, con un linguaggio da…Taverna (la capogruppo al
Senato, ovvio).
Di fronte alla svolta che c’è
stata e che dovrebbe portare di qui a non molto ad una legge elettorale che
probabilmente ridimensionerà il loro movimento, gli espedienti posti in essere
nei mesi scorsi, per impedire il “fare” del governo e dei partiti che lo
compongono, si sono trasformati in
guerriglia. Una scelta disperata che si è completata con la messa in stato di
accusa del Presidente della Repubblica Napolitano.
Sia chiaro, i comportamenti degli
altri soggetti politici, compreso Napolitano, non sono proprio ortodossi, ma
ricadono, sia pure con qualche forzatura, che chi ha il potere può fare, nello
strumentario della democrazia. Né ci sembra che la strada intrapresa da Renzi,
amici e alleati, porti di sicuro ad una soluzione della gravissima crisi
politica e istituzionale in cui siamo precipitati. Ma è indubbio che qualcosa
si sta facendo, dopo un lungo periodo di quasi completa catalessi.
Da cittadini che amano il proprio
Paese ci auguriamo che sia la volta buona; ma non per questo smettiamo di
essere guardinghi e critici, anche nei confronti di chi, invece di dare un
contributo positivo, gioca al tanto peggio tanto meglio.
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