domenica 17 giugno 2012

Monti e la linea del Piave

Parli tu di poteri forti che ti avrebbero abbandonato! Ma se ce l’hai nel governo fin dall’inizio i poteri forti che ti stanno tradendo da sempre!
Dixit Eugenio Scalfari, padre nobile del partito di “Repubblica”, vs. Mario Monti nel suo domenicale del 10 giugno ”Draghi, Bersani, varie ed eventuali”.
Lasciamo stare Scalfari, per ora, a cui come diciamo noi in Terra d’Otranto, per atavica fobia, ogni mucchio gli pare un turco, è questione di paranoia postsenile. Gli è che Monti avverte da qualche tempo segnali di sfiducia intorno alla sua politica e come ogni politico che si rispetti la colpa la dà agli altri. Nerone la diede ai cristiani, Hitler agli ebrei. Lui ai “poteri forti”, che sono, come ognuno sa, la Confindustria, la Banca d’Italia, la Corte dei Conti, e se volessimo continuare potremmo dire la grande stampa, la Chiesa e via di seguito. Monti ha esagerato accusando i “poteri forti”. I quali si sono limitati a dire che la sua politica, fondata su un eccessivo carico di tasse, non può produrre sviluppo e crescita. E’ matematico. Sono i dati, non le istituzioni, che lo evidenziano; non le persone che materialmente parlano a dargli torto. Se poi si riferiva all’abbandono da parte di “Repubblica” la cosa è un po’ imbarazzante.
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Ma ha torto anche Scalfari a considerare “poteri forti” tre uomini di seconda fila dello Stato come il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, il ragioniere generale del Tesoro Mario Canzio e il capo di gabinetto al Ministero dell’Economia e delle Finanze Vincenzo Fortunato. Dice Scalfari: “Sono certamente abili conoscitori della Pubblica Amministrazione, ma hanno un difetto assai grave. Sono creature di Gianni Letta (Catricalà) e di Giulio Tremonti (Canzio e Fortunato). Sono sicuramente poteri forti e sono sicuramente contrari alla linea del governo come ogni giorno i loro comportamenti dimostrano”. Scalfari fa finta di non capire a chi si rivolge Monti quando parla di poteri forti. Ma davvero questi tre “sottopoteri” sarebbero in grado di minare l’opera del governo, remando contro la sua politica? Secondo lui la storica vicinanza di questi uomini a Letta o a Tremonti sarebbe una buona ragione per tenerli lontani dal governo in maniera pregiudiziale o essendo nel governo altrettanto pregiudizialmente ritenerli responsabili del suo fallimento? Ma, allora, se tanto mi dà tanto, anche Monti sarebbe uomo di Berlusconi dato che fu lui a nominarlo Commissario Europeo per l’Italia nel 1994! Francamente, però, parlare di poteri forti a proposito di un sottosegretario e di due alti funzionari dello Stato mi sembra un’esagerazione. Salvo che non si voglia considerare l’etichetta “poteri forti” una sorta di riconoscimento tipo medaglia, che in Italia – come si sa – non si nega a nessuno.
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La Fornero furiosa! Se l’è presa con l’Inps che avrebbe comunicato la cifra degli esondati dopo che il governo aveva provveduto a risolvere il caso di 65.000 di essi, quanti ne aveva stimati il Ministero del Lavoro. No, ha fatto sapere l’Inps e l’Ansa lo ha diffuso: gli esondati sono 390.000. Di qui i fulmini del Ministro, che ha addirittura minacciato di rimuovere i vertici dell’Inps, ravvisando in loro una deliberata intenzione di danneggiare il governo, dando notizie che creano sconcerto e turbativa sociale. Il caso di per sé è grave, perché il governo non sa da dove prendere i soldi per tutti i 390.000 esondati; ma lo è ancor più sotto il profilo politico. Il governo Monti si sente assediato, minacciato, vede nemici dappertutto. Davvero i vertici dell’Inps si sono comportati in modo tale da danneggiare deliberatamente il governo? Conoscendo il modo di fare di tanti uffici italiani diremmo di no. Solita sciatteria, che la trovi in tanti altri ministeri, uffici, amministrazioni. Ma se si rafforza la sindrome del nemico nascosto dietro la tenda pronto a colpirti, allora davvero la situazione è da frutta.
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Questa volta ci sentiamo di dire: Bravo Monti! Ma…ma…ma… Ci riferiamo alla risposta che ha dato alla ministra austriaca delle finanze Maria Fekter, la quale, dopo gli attacchi degli speculatori alle banche italiane e il balzo in alto dello spread, ha detto che l’Italia avrebbe dovuto o potuto chiedere aiuto all’Europa come aveva fatto la Spagna. “Siccome considero del tutto inappropriato – ha detto Monti irritato – che un ministro delle Finanze di uno Stato membro commenti, e commenti in questo modo, la situazione di un altro Stato membro, mi astengo dal commentare a mia volta le dichiarazioni di questo ministro”. Bravo, perché ha risposto con fermezza ad un’ingerenza in faccende nostre di un ministro straniero. Ma, nello stesso tempo, siamo perplessi di fronte a tanto nazionalismo o patriottismo che dir vogliamo. Nel momento in cui da più parti si dice che il difetto dell’Europa è che non ha una politica comune, europea, ci si allarma che un ministro di uno Stato membro faccia una valutazione, che, per quanto spiacevole ed irritante, non è estranea alla “nazione” di comune appartenenza, cioè l’Europa. Monti, inopinatamente, ha riscoperto, dopo circa cento anni, la linea del Piave. Formalizzata nel suo discorso alla Camera di mercoledì, 13 giugno, difendendo la sovranità nazionale dagli attacchi tedeschi. Giannelli lo ha ben evidenziato nella vignetta del “Corriere della Sera” di giovedì, 14 giugno.
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Intelligenza e cultura a parte, Sergio Romano, l’ex ambasciatore, è un autentico lacché. Oh Dio, ci sta. Un diplomatico ce l’ha nel sangue l’untuosità, la vocazione a servire un padrone. Il guaio è che quando il padrone non è il tuo Paese, ma un partito politico, un governo, un amico, quel servire diventa irritante, disgustoso. In chiusura del suo fondo di giovedì 14 giugno (Una solidarietà non di facciata), chiedeva a Monti di recuperare quel suo umorismo dei primi tempi che fa tanto ottimismo. Francamente a chi ce le ha, gli girano. Mentre lo spread sale come e peggio dei tempi di Berlusconi, mentre il debito pubblico sfiora i duemila miliardi di euro, quasi il doppio dei tempi di Berlusconi (parliamo di sei mesi fa), mentre si continua a ripetere le rassicurazioni dei tempi di Berlusconi, mentre continuano i malumori politici dei tempi di Berlusconi, mentre si torna a parlare di rischio perdita di sovranità e si mette mano al patrimonio immobiliare pubblico come ai tempi di Berlusconi, che motivo c’è di essere allegri e ottimisti? Ricordo che anche Berlusconi sprizzava ottimismo, un po’ più genuino di quello che potrebbe avere Monti. Ma Sergio Romano saprebbe spiegare, senza scopi servizievoli, in che cosa la situazione è migliorata, al netto delle puttanate di Berlusconi, che, peraltro Monti non vorrebbe o non potrebbe commettere? Forse ha ragione Marco Travaglio a parlare di un BerlusMonti. Come il governo Berlusconi, quello di Monti si limita agli “annunci”. Lo dicono le stesse opposizioni che lo dicevano a Berlusconi.
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Si sente parlare di fase due, fase dello sviluppo e della crescita” fin dal mese successivo all’insediamento del governo Monti; praticamente dall’inizio dell’anno. Il mantra ha caratterizzato tutti i primi mesi del 2012, senza mai far vedere niente di concreto, al punto che ci si è convinti trattarsi di un bunga bunga puritano, alla Monti. Ora il Ministro dello Sviluppo Passera ha detto che sul decreto dello sviluppo ci mette la faccia. E lo stesso ha detto Monti. Non c’è da fidarsi molto, siamo abituati a facce di bronzo assai temprate a tutte le temperature. Ormai le critiche a Monti arrivano da tutte le parti, e non sono di poco conto. Il professore di Politica economica Paolo Savona, già magna pars in Banca d’Italia e in Confindustria, perfino ministro dell’Industria del governo Ciampi nel 1993-94, ha detto che Monti è una persona perbene che ha sbagliato politica e che l’Italia farebbe bene a prepararsi al ritorno alla lira, perché solo così potremmo recuperare libertà di manovra e mettere in difficoltà la Germania (“Sette”, del 15 giugno 2012). C’è comunque da spaventarsi, perché non si passa dall’euro alla lira come da un treno all’altro. L’euro ha impoverito i lavoratori, sia pubblici che privati, ed ha arricchito i già ricchi. Il ritorno alla lira restituirebbe qualcosa? E a chi?

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