domenica 20 novembre 2011

Monti: il governo di Dio

Ha avuto pazienza il Presidente Napolitano, alla fine è riuscito. Il cardinal Bagnasco la pazienza, invece, l’aveva persa; ma è riuscito pure lui nell’intento. Della serie: le vie del Signore sono infinite. Berlusconi, lo scostumato, lo sporcaccione, si è dimesso. Al suo posto il preannunciato Mario Monti, appena nominato senatore a vita, l’educatino, tutto mordi e tieni, che piace all’Europa.
Le sinistre hanno gioito. Pensano di aver vinto. E, in effetti, se il loro obiettivo era di far cadere il governo Berlusconi, sono riuscite. Con quali prospettive? Sono convinte che Monti farà lo stesso percorso di Ciampi. Marius totus noster est.
La democrazia è stata sospesa. Il processo politico, che stava portando il Paese verso il bipolarismo e il federalismo, pure. Chi dice che da questo momento nulla è come prima, iattanza a parte, ha ragione. Lo scenario politico è in movimento, tutto si disgrega e tutto si riaggrega, in maniera caotica, come le particelle lucreziane, dando vita a non si sa quanto durevoli soggetti politici.
In tutto questo i cittadini, piccoli elettori, non c’entrano; sono sudditi che seguono i loro grandi elettori. Per farsi un’idea di come le formazioni politiche cambiano senza nessuna partecipazione popolare si consideri che solo qualche anno fa Berlusconi aveva da un lato Casini e dall’altro Fini, e un po’ più a lato Bossi. Poi Berlusconi rimase solo con Fini e Bossi. Quindi solo con Bossi. Alla fine solo, alla ricerca di recuperare il possibile. S’è formato il cosiddetto Terzo Polo, con Casini, Fini e Rutelli; questo appena qualche anno fa stava col Pd. Si spera che dopo gli scannamenti di un anno fa Berlusconi si riappacifichi con Fini e magari anche con Casini e Rutelli. Ma che bella famiglia! Se La Russa e Matteoli non vogliono essere tagliati fuori devono rinnovare gli omaggi feudali all’inviso Fini. E gli elettori di centrodestra che fanno, con chi stanno, di chi si devono fidare, devono pure loro far pace coi casinisti, i finisti, i rutellisti? La politica si è feudalizzata, l’appartenenza si lega al feudatario non ad un partito, non ad una ideologia, non ad una visione della vita, non ad una scelta sociale. Ancora una volta la formazione più seria e credibile, ancorché inaccettabile per le pretese secessionistiche, è la Lega.
Il tradimento della politica ha sconvolto il sistema della rappresentanza ma anche della partecipazione. Il tradimento diffuso e generalizzato continua. Restano le promesse non mantenute, le posizioni abbandonate; in un campo, nell’altro e nell’altro ancora.
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Ma Berlusconi non diceva che l’alternativa al suo governo erano le elezioni? L’ha detto tante volte che, questa volta, non ha potuto smentirlo. E, allora, perché si è convinto a cedere; a rischio anche di vedere il suo schieramento scoppiare come una pentola a pressione senza sfiato? Semplice: perché l’economia italiana rischiava grosso. Mediaset, in un giorno, aveva perso in borsa il 12 %. Berlusconi, da uomo d’affari, anche spregiudicato, è uno che comanda al cuore; ma non alla tasca. Pier Silvio, il figlio, che parla per Mediaset, ha detto al “Corriere della Sera” del 19 novembre che il governo Monti è una “boccata d’ossigeno”. E volete che proprio il padre suo, che è nei cieli dell’azienda, gli impedisse di respirare?
Ora Berlusconi fa finta di minacciare: stacco la spina, Monti dura quanto voglio io e cazzate di questo genere, smentibili e smentite un minuto dopo averle dette. Bossi, in certe cose, riesce meglio di lui. La verità è che gli affari di Berlusconi e le nostalgie dei suoi avversari hanno affossato la democrazia; hanno riportato il Paese ai tempi dei governi balneari, quando le varie correnti della Democrazia Cristiana decidevano una tregua in famiglia e affidavano il governo d’Italia all’eunuco (politicamente, s’intende) di turno. Con la differenza che allora, in regime di proporzionale, era tutto normale. Con l’introduzione del maggioritario, anche se la Costituzione è rimasta immutata, le cose stanno diversamente. Se Berlusconi non fosse il signor “conflitto d’interessi” non si sarebbe mosso di una spanna dal voto anticipato.
Intendiamoci, il governo Berlusconi i problemi li ha avuti al suo interno, oltre a quelli esterni. In un’intervista alla “Gazzetta del Mezzogiorno” (19 novembre) Alfredo Mantovano, pur escludendo complotti europei, si è detto del parere che contro l’Italia e Berlusconi ci sono state congiunture politiche non proprio involontarie; ed ha ammesso che c’è stato all’interno dello schieramento un problema Tremonti. Raffaele Fitto, il giorno prima, aveva detto più o meno le stesse cose. Tremonti è della stessa pasta di Monti, evidentemente.
In buona sostanza il PdL, pur fra tanti contorcimenti, si è adeguato alla linea Alfano-Berlusconi, riconoscendo torti pregressi e nuove necessità. Tranne la Mussolini, la “faiassa”, che non ha sopportato i compiacimenti di Di Pietro, di Bersani, di Casini, di Rutelli e i sorrisini beffardi di Fini, ed ha votato contro. Altro dissidente (2 in tutto, dico due per esteso) è stato Scilipoti, il quale è sceso in campo col lutto al braccio. Va finire che lo strepitoso (da strepito) Scilipoti diventerà il simbolo dell’intera legislatura.
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Ma Mario Monti non aveva detto che due provvedimenti urgenti da fare erano la patrimoniale (indigesta alla destra) e la riforma delle pensioni (indigesta alla sinistra?). Lo ha detto, testimone Lilly Gruber ad un “Otto e mezzo” sulla Sette di qualche sera prima che venisse chiamato a formare il nuovo governo. Ora pare che non farà né una cosa né l’altra. No alla patrimoniale, sì alla reintroduzione dell’Ici.
E Berlusconi non aveva escluso la reintroduzione dell’Ici? Ora pare che è favorevole. Valli a capire questi tecnici che fanno i politici e questi politici che fanno i tecnici…dei cazzi propri. Va a finire che Monti farà pure un bel condono edilizio ed un bel condono fiscale nel tripudio di Bersani e compagni; e per sovrappiù – quando è festa è festa! – farà pure un bell’indulto e alleggerirà le carceri, nel tripudio, questa volta, di Pannella.
A sinistra gioiscono perché lo spread, da quando c’è Monti, è diminuito. Per la verità ce lo devono dire, perché, a seguirne l’andamento, resta un su e giù di poco. Ma se pure fosse vero, come interpretare il fenomeno, dato che ancora Monti non ha preso nessun provvedimento? Effetto placebo. L’acqua fresca, se uno l’assume convinto di assumere un potente farmaco, può fare lo stesso effetto del farmaco. Sì, ma se il malato è suggestionabile!
Vero è che Monti non può fare miracoli. O almeno, non più di uno. E quello lo ha già fatto, mandando a casa Berlusconi. Diciamo la verità; tutto questo casino lo si è fatto per far fuori Berlusconi.
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Viene il sospetto a leggere i nomi e i curricula dei nuovi ministri che il governo Monti sia stato formato di comune accordo tra Napolitano, che di burocratismo comunista se ne intende, e il cardinal Bagnasco, quello dell’aria pulita. Viene il sospetto che questo governo sia uscito dal Convegno di Todi, all'insegna di un rinnovato Deo lo vult.

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