domenica 5 giugno 2011

La politica non è un palio. Inopportuni gli inni e i canti

Finalmente gli italiani si sono svegliati! Così un amico a Lecce riferendosi al successo elettorale di Milano e di Napoli. E giù una serie interminabile di insulti a saldo nei confronti di Berlusconi e berlusconiani. Forse, a pensarci, non riuscii a fargli sentire, tanta era la sua foga, che era perfettamente normale che il centrosinistra vincesse dopo quanto accaduto in Italia in quest’ultimo anno e che la democrazia è bella proprio perché consente verdetti popolari e cambi politici sempre in conseguenza delle situazioni che si determinano, al di là di televisioni, di soldi, di addormentamenti e risvegli ed altro argomentario piagnone. Le tue – questo ricordo di averglielo proprio detto in maniera chiara – sono manifestazioni da bar.
Avevo torto. Torto nei confronti del…bar. Tornato a casa, infatti, sentii al telegiornale che Luca Cordero di Montezemolo, quello della Ferrari, quello che sfoglia ogni giorno la margherita se scendere o no in campo, aveva commentato il successo del centrosinistra con queste parole: “è stata la risposta della coscienza civile degli italiani”. Beh, allora…
Ma non basta! Eminenti personalità della cultura e della politica hanno detto che Milano e Napoli sono state liberate. Milano espugnata, ha detto Vendola. Liberate da chi, da che cosa? Non si capisce. A Milano erano tornati gli austriaci? Erano tornati i nazifascisti? E a Napoli era scomparsa la camorra? Non c’era più pagliuzza per strada nemmeno a pagarla a peso d’oro?
Francamente c’è da rimanere trasecolati in questo paese. Proprio da chi si professa democratico a diciotto carati vengono insulti alla democrazia, a cui non si riconosce nemmeno il suo aspetto più importante, quello di consentire opportuni cambiamenti in maniera tranquilla e pacifica nel rispetto delle leggi e delle persone. Se non fosse per questo, per che altro si dovrebbe essere democratici?
Per altro verso si sta predicando che ora non ci saranno più stipendi e liquidazioni milionarie, e di contro pensioni da cinquecento euro al mese, disoccupazione giovanile e incertezze varie, quasi che Pisapia e De Magistris fossero gli angeli scesi dal cielo “con due spate affocate” a scacciar la “mala striscia”, come racconta il padre Dante nell’VIII del Purgatorio.
Ora, leggere un successo elettorale, importante ma realisticamente parziale, come l’inizio di una rivoluzione e creare nel paese aspettative palingenetiche è sciocco. Stavo per dire infantile, ma forse ai bambini basta un piccolo esempio per una grande lezione. Agli adulti, invece, non basta la più grande lezione per un piccolo esempio di serietà e di morigeratezza.
E’ opinione diffusa che il successo elettorale alle Amministrative testé conclusesi può essere l’inizio di un cambiamento più importante, che è nelle aspettative prudenti del Paese in generale, stanco della guerriglia cha ha caratterizzato gli ultimi vent’anni della nostra storia. Ma è anche evidente che si sta entrando in una fase della crisi assai più complicata. Lo dimostra il fatto che sia il PdL che il Pd, partiti garanti del sistema politico, sono entrambi in netta difficoltà a vantaggio di tanti piccoli “Re Sole” locali, privi di comuni riferimenti politici, come sono Pisapia e De Magistris, e per altro verso, come sottolineava Luca Ricolfi su “La Stampa”, Beppe Grillo e Michele Santoro. I veri vincitori del Maggio 2011 sono loro. E c’è motivo per inneggiare?
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