domenica 19 giugno 2011

Fantasmi alla Provincia: 7 milioni di euro non ci sono più

Fantasmi alla Provincia di Lecce. Il Ministero dell’Interno ha comunicato che ben sette milioni di euro che dal 2001 vengono riportati in bilancio come residui attivi sono in realtà insussistenti perché il relativo trasferimento dello Stato c’è già stato. Per l’Amministrazione Provinciale si tratterebbe di un credito che dovrebbe esigere dallo Stato, che, a sua volta, sostiene di non doverlo più, in quanto a suo tempo saldato. Intanto quei sette milioni sono stati già spesi. In parole povere, è come se la Provincia avesse speso sette milioni di euro che pensava di dover avere dallo Stato ed oggi, sapendo di non doverli avere più, si scopre a debito. Rischia di fatto il dissesto finanziario: o taglia la spesa corrente o vende qualche immobile di sua proprietà per poterli recuperare.
All’epoca dei fatti – siamo tra il 1999 e il 2002 – i presidenti della provincia interessati erano Lorenzo Ria e poi Giovanni Pellegrino. Entrambi si dicono sbalorditi e sconcertati.
Il Sen. Pellegrino è dell’avviso che delle due l’una: “o per anni gli uffici hanno fatto un errore clamoroso o il ministero, probabilmente per la situazione di crisi finanziaria dello Stato, oggi nega un debito che aveva con la Provincia”. Ria esclude qualsiasi responsabilità politica sia della sua gestione che di quella di Pellegrino ed attribuisce l’ammanco dei sette milioni ad errori contabili (affermazioni fatte ad Alfredo Ancora, Quotidiano di Lecce del 16 giugno).
Al netto della propaganda politica, in verità, nella circostanza brandita esclusivamente da Ria versus l’attuale presidente Gabellone, c’è che mancano sette milioni di euro. Responsabilità politiche o errori contabili l’ammanco di certo non riguarda l’Amministrazione Gabellone, ma le precedenti. Da avvocato prima ancora che da politico Pellegrino ha individuato le parti, sia quella da difendere, la Provincia, sia quella dalla quale difendersi, il Ministero. Egli muove una serie di eccezioni. Perché si sarebbero accorti solo oggi di questo ammanco e non prima, quando “gli ispettori della Ragioneria dello Stato sono venuti a Palazzo dei Celestini diverse volte, anche nel 2004 senza mai eccepire nulla in proposito”? Perché – incalza il Senatore – “mai, che io ricordi, il Ministero ha eccepito di aver già liquidato quelle somme” quando la Provincia, per non far decorrere i termini di prescrizione, continuamente le richiedeva allo Stato?
Da politico più che da avvocato, che pure è, Ria, invece, attacca Gabellone e con spropositata arroganza lo consiglia di “pensare meglio ad amministrare [piuttosto che] guardarsi indietro, vittima dello spettro delle gestioni precedenti”. Come se preoccuparsi di un ammanco di sette milioni di euro non fosse già di per sé la mamma di più momenti amministrativi!
I cittadini, che sono i maggiori interessati all’ammanco, sembrano esclusi da questa querelle finanziaria. Come sempre – viva la democrazia! – i fattacci vengono a luce, cosa che non accade nelle dittature, ma regolarmente per essi non paga nessuno, perché non si sa chi li abbia commessi, cosa che nelle dittature, quelle poche volte che si scoprono, risultano avere precisi autori, che altrettanto regolarmente sono chiamati a pagare.
Sarebbe davvero interessante – danni finanziari all’ente e per esso alla collettività a parte – sapere se si tratta di soldi già spesi, ipotizzando una copertura che poi non c’è più, o se si tratta di soldi in qualche modo spariti. Ma chi li avrebbe fatti sparire e come? Qui, certo, il prestigiatore Silvan coi suoi sim-sala-bim non c’entra affatto. Ma i politici italiani sono assai più bravi di Silvan. Scommettiamo?
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