venerdì 24 giugno 2011

I sette milioni di ammanco erano soldi o emozioni?

I sette milioni di euro di ammanco nel bilancio dell’Amministrazione Provinciale di Lecce saranno recuperati in tre anni con l’aumento della quota spettante alla provincia sulla polizza assicurativa delle auto, che aumenterà del 3,5 %, innalzando la quota complessiva dal 12,5 % al 16 %. Il massimo consentito dal federalismo fiscale. Siccome non è chiaro se, a debito risanato, questa quota tornerà al suo quantum precedente, viene da pensare che l’errore tecnico, così lo chiamano, dell’ammanco – come è accaduto per tante calamità naturali – sarà “benedetto”, perché continuerà a portare soldi all’Ente.
La soluzione ha trovato tutti d’accordo. Tutti chi? I politici, ovviamente. Da libro cuore! I cittadini corrono in soccorso dei loro politici, un po’ superficiali nel farsi i conti. Ma così non è stato. Politici solidali con politici; cittadini, generosi e coatti. Gli uni responsabili della cosiddetta “insussistenza”; gli altri sussistenti, e come! Gli uni a far da figli un po’ scapestrati, gli altri, a far da genitori e a coprire le loro magagne. Esempio di mondo alla rovescia, forse neppure immaginato dall’antropologo russo Bachtin, un esperto di rapporti rovesciati.
Ma i cittadini i soldi ce l’hanno? In questo paese, dove a cercare giustizia, si corre il rischio di passare per giustizialisti – ché, a pensarci bene, poi non dispiace – ormai è prassi quotidiana di aumentare le tasse, di creare balzelli, di inventarsi obblighi vari, una volta si chiamavano feudali. E forse si potrebbe anche capire. Tirare la cinghia, si dice.
Se non che i cittadini non se la passano meglio delle istituzioni. Disoccupazione, precarietà diffuse, incertezze, bassi stipendi e ancor più bassi salari; aziende che chiudono, piccole imprese edili che hanno vissuto finora di abusivismo edilizio praticamente ferme in seguito alla severa vigilanza dei tutori dell’ordine, e con loro tutto l’indotto dell’artigianato. Le fredde cifre dell’Istat non rendono bene la realtà che c’è nel Paese e nel Mezzogiorno in particolare.
Da dove vanno a prendere i soldi i cittadini per sanare gli errori o le stravaganze dei politici? Ce lo dovrebbero pure dire.
I cittadini – si sa – sono generosi ope legis, ma il sospetto che nei brogli del potere ci sia qualcosa di poco innocente ce l’hanno, non tanto perché qualcuno ha messo loro la pulce nell’orecchio – viene di ricordare Robespierre che, nel chiedere la condanna a morte di Luigi XVI, disse che i re non regnano mai innocentemente – quanto perché hanno sotto gli occhi come invece se la passano i politici. Fin dal loro esordio, si capisce! Oggi crescono coloro che perfino a livello comunale si candidano con la speranza di diventare assessori per godere di quel modesto assegno che passa sotto il nome di indennità amministrativa. Che, se per un verso prova la situazione di disagio economico in cui versa oggi la gente, per un altro prova che con la politica comunque si sbarca il lunario.
Allora, vogliamo farci carico dell’ammanco finanziario della nostra Provincia? Facciamolo, anche perché non abbiamo altra scelta; ma nello stesso tempo chiediamo di sapere che fine hanno fatto quei sette milioni di euro, perché sembra davvero enorme che per una somma insussistente i cittadini caccino di tasca moneta consistente. Nelle pubbliche amministrazioni ogni somma ha una destinazione. La tracciabilità di quei sette milioni di euro è fattibilissima.
Ma, per favore, non fate passare quei soldi per semplici…emozioni!

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