domenica 12 dicembre 2010

Se la tolleranza è una maschera

Tante persone, così a modo esteriormente, nell’intimo sono in realtà intolleranti e maleducate. Mi accorsi la prima volta di questa contraddizione che è negli umani quando, assistendo allo stadio ad una partita di calcio, un amico che era il non plus ultra della compostezza, ad un’entrata spezzagambe di un giocatore della sua squadra su un avversario, si mise a ripetere sadicamente, ma senza scomporsi, “vai, ammazzalo! ammazzalo!”. Lo guardai incredulo e sbigottito. Era così elegantino, azzimato, perbene che le parole che diceva sembravano provenire da chissà dove. Va be’, era tifoso; ma era sembrato sempre così mite!
La chiave per scardinare la cassaforte delle ipocrisie di tante persone perbene, è da un po’ di anni a questa parte Silvio Berlusconi. Ma non solo lui. Se la cavano molto bene anche Bush e gli israeliani; e perfino Papa Ratzinger non c’è male! Sono chiavistelli molto efficaci.
Dico io, se uno come José Saramago, grande scrittore e premio nobel – che Dio l’abbia in gloria! – dice che è un “fatto provato che il primo ministro [Berlusconi] sia un delinquente”, che lo stesso è “uomo di cuore come può esserlo un capo mafia”, che Bush è “un maligno prodotto della natura”, che i soldati israeliani sono “specialisti di crudeltà…dottori in disprezzo che guardano il mondo dall’alto dell’insolenza che è la base della loro educazione”, che “applicano fedelmente, eseguendo gli ordini dei loro successivi governi e comandi, le dottrine genocide di coloro che torturarono, gassarono e bruciarono i loro antenati”, che Dio non esiste e “se pure esiste, quanto meno non ha mai parlato con Ratzinger”, che Papa Ratzinger è “uno che si sforza di mascherare e occultare ciò che effettivamente pensa”, che vescovi e cardinali vivono “come parassiti della società civile” e “si ritengono investiti di un potere che solo la nostra pazienza ha fatto durare” e che contro di loro “qualcuno dovrà tirare una scarpa” (Il Quaderno, 2009), perché meravigliarsi se il vicino di casa, il collega di lavoro, l’amico del circolo si esprimono con tanta maleducazione, intolleranza e violenza verbale?
Umberto Eco, quando Berlusconi vinse le elezioni nel 1994, disse che volentieri se ne sarebbe andato dall’Italia. Eugenio Scalfari non fa sconti a Berlusconi e berlusconiani; e Scalfari è il più convinto nostalgico della modernità. A sentire il fotografo Oliviero Toscani ti viene di correre ad indossare una tuta per ripararti dal linguaggio tossico che t’investe senza scampo come gas nervino. E così l’architetto Massimiliano Fuksas. E si potrebbe continuare con la bella società dei cosiddetti democratici e tolleranti. E lasciamo stare i Travaglio, i Grillo, i Di Pietro ed ora anche i Bocchino, i Briguglio, i Granata. Sparano tutti ad alzo zero bordate micidiali contro gli avversari politici. Non hanno riguardi per nessuno.
A sentirli, tutti questi lupi a confessione, ti convinci che contro l’intolleranza non c’è niente da fare, è una condizione irriducibile e immodificabile. Hai voglia di leggere Voltaire o di farti una cura di letture specialistiche. Puoi arrivare alla conclusione che l’intollerante non vive bene, ma non può vivere diversamente. Non è una questione di cultura, un cercare di leggersi dentro e di eliminare la mala radice, che sai di avere e sai com’è fatta; non è neppure cosa che si può trapiantare: mi tolgo un organo malato e me ne metto uno sano. No, è qualcosa che te la devi tenere, che al limite puoi soltanto mascherare o nascondere.
Per non agitarmi più di quanto non mi capiti durante il giorno ho smesso di seguire Ballarò o Annozero, L’infedele o Vieni via con me, programmi di un’intolleranza e di una ferocia verbali inaudite nei confronti degli avversari politici. Ma non sempre mi riesce. A volte cado in qualche imboscata. Giorgio Bocca, l’altra sera, ospite di Invasioni barbariche, disse che Bruno Vespa è un servo del potere. Ma come, io ho tanta ammirazione per quel cristiano, ed ora sento che è un servo del potere? E se lui è un servo, io che lo ammiro, che sono?
Senza aver fatto nulla di male – o per lo meno così credi – mentre te ne stai in casa tua, in grazia di Dio, ti senti dire che sei un rimbambito, che non capisci niente, che sei responsabile dello sfascio e dell’immoralità che regnano in Italia solo perché voti Berlusconi. Voti, dico, non che lo condividi sempre e comunque!
Una vecchia signora ultraottantenne mi raccontava che con lei stanno freschi perché appena incominciano la musica lei si alza dalla poltrona, si avvicina al video e via raffiche di parolacce: “cornuti, svergognati; voi a Berlusconi non siete degni neppure di pulirgli i piedi!”. Ah, caro Professore, gliele cantai, l’altra sera! Beata lei, che ha un rapporto così immediato con la televisione e che, virtuali o non virtuali, se ne va a letto soddisfatta di avergliele cantate!
Non credo che piaccia a nessuno sentirsi insultare senza avere la possibilità di replicare. Replicare? Per dire che cosa? A certe aggressioni si dovrebbe rispondere con altre uguali e contrarie e semmai ancora più decisive, come la vecchia signora. Perciò, Still! Non voglio sentire più niente.
Ma l’intolleranza si annida anche nelle circostanze meno sospettabili. Ti può capitare al bar o al supermercato, sul luogo di lavoro o in attesa di farti fare una ricetta dal medico.
Non c’è possibilità alcuna di convenire su nulla. O sei contro Berlusconi o sei peggio di lui. Non ti è consentito di dire mezza parola senza essere aggrediti dalle più viete e grevi contumelie, in partenza rivolte a Berlusconi e in arrivo a tutti quelli che lo votano o che stanno dalla sua parte. Ergo, pure tu, senza un minimo di riguardo o di educazione.
Per questa gente Berlusconi è il responsabile di tutto e lo è qualunque cosa faccia o dica, dato che quello che fa e dice, lo fa e lo dice a suo esclusivo interesse e a danno e vergogna del popolo italiano.
E dall’altra parte? Dall’altra parte ci sono gli intolleranti confessi, tra cui mi pregio di stare io. Indegnamente, aggiungo. Ahimè, non ho mai trovato una maschera che mi stesse bene.

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