sabato 14 giugno 2025

Fatti e non interpretazioni. Ecco il quotidiano originale!

Leggo sul “Messaggero” di Roma (5 giugno 2025) il cambio di direzione, a distanza di un anno, dal direttore Guido Boffo, il quale aveva sostituito Massimo Martinelli, a quest’ultimo. Un cambio di guardia, che se fosse avvenuto in un’altra qualsiasi azienda pubblica o privata avrebbe quanto meno provocato un dibattito. Nulla! In un giornale importante il cambio di direzione non interessa a nessuno. A parte i convenevoli di circostanza, Martinelli riprende la direzione lasciata un anno fa come se nulla di particolare fosse successo. Ma non è di questo che intendo parlare. Probabilmente le ragioni saranno anche banali, comunque poco significative. La cosa che mi ha colpito nell’editoriale del nuovo-vecchio direttore è l’affermazione: “Riporteremo i fatti, senza la pretesa di darne una interpretazione”. Ho trasalito. Ma come, non si è sempre detto che un buon giornalista separa i fatti dall’interpretazione? Ed ora si mena come vanto il riporto dei fatti e basta? Ma andando avanti nell’articolo si scoprono altre curiosità. Ad un certo punto Martinelli dice: “Faremo un giornale originale, perché inseguire il mainstream, ricalcare la stessa formula di informazione utilizzata dagli altri quotidiani, può diventare un alibi davanti a chi deve valutare il nostro lavoro, cioè il lettore. E disabitua le menti a fare quel lavoro nobile del giornalista che è la ricerca della notizia inedita e la capacità di ideare un servizio di cronaca in grado di scuotere le coscienze per raggiungere un obiettivo più alto rispetto al notiziario dei fatti del giorno”. Bene, anzi benissimo per la “notizia inedita”, ma come è possibile “scuotere le coscienze” limitandosi a raccontare i fatti bandendo ogni interpretazione? Martinelli poi ammette senza dirlo che “per raggiungere un obiettivo più alto rispetto al notiziario dei fatti del giorno” è necessario andare oltre i fatti, dai quali bisogna pur partire. Appunto, “un obiettivo più alto”, che non può essere che oltre il fatto! La lettura dell’editoriale di Martinelli ha avuto un effetto personale. Sono un docente di Italiano, Latino e Storia nei Licei e negli Istituti Superiori. Parlo, dunque, con deformazione professionale. Per me un fatto è come un testo, va sottoposto ad analisi critica, a commento, a interpretazione, altrimenti serve a ben poco, si tratti di un fatto storico o di un fatto letterario. Tanto più oggi in cui i fatti riportati da un quotidiano il lettore li conosce dalla sera prima. Come si può proporre il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” del Leopardi senza analisi, commento e interpretazione? Come proporre ai lettori il referendum senza analisi, commento e interpretazione? Domande retoriche, perché la risposta è scontata: non si può! Del resto è così ovvio che le interpretazioni non stanno in piedi senza il fatto che viene di pensare ad un vestito senza il corpo dell’indossatore dentro. Per come sono evoluti mezzi e tecniche dell’informazione i quotidiani dovrebbero somigliare sempre più ai settimanali o ai mensili; e difatti in un certo senso lo sono. Al fatto si accenna nella sua essenzialità, il resto è commento e interpretazione. Certo gli approcci devono essere onesti, non possono diventare aggressioni, nascondere per non far sapere, esagerare per colpire gli avversari, come capita di vedere in alcuni quotidiani che si propongono sempre più di parte. A questi evidentemente Martinelli faceva riferimento. In Italia i quotidiani sono variamente rispettosi del lettore e della persona in generale. I lettori del “Fatto Quotidiano” non sono i lettori del “Messaggero”. Non si tratta di cercare l’originalità, come dice Martinelli, ma di associarsi ad un modello anziché ad un altro. Posso dire da incallito lettore di quotidiani che non trovo mai in essi una notizia che già non l’abbia appresa almeno il giorno prima dalla televisione e da internet. Poi ci sono giornalisti onesti e giornalisti disonesti che hanno coi fatti e con la verità dei fatti un approccio diverso, in cui la qualità la fa la distinzione chiara tra fatto e interpretazione. Ma un quotidiano esclusivamente notiziario, tutto fatti e niente commenti non esiste, non si capisce perché dovrebbe esistere. Viene il sospetto, che non è una parolaccia, che dietro tante belle parole sulla notizia, la verità, l’originalità, lo scuotimento delle coscienze, si nasconda l’eterno vizio del pavone: nessuno ha i colori delle mie penne! Non che non sia normale, ma per questo basta esibirle le penne e il resto va da sé.

Nessun commento:

Posta un commento