sabato 18 gennaio 2025
Meloni e il caso Sala
Il Ministro di Giustizia Carlo Nordio, dopo la liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala, disse che il caso niente aveva a che fare con quello dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini-Najafabani arrestato a Milano dalla nostra Digos. Aggiunse, sotto l’incalzare di un giornalista, che i casi erano differenti anche se paralleli. Ora, si sa, che due rette parallele non s’incontrano mai. Benedetta italianità! Invece qui si sono “incontrate”. Vuol dire che proprio rette non erano. O per lo meno non era retto il discorso. Come si può continuare a non ammetterlo? Gli iraniani arrestarono la nostra giornalista tre giorni dopo che noi avevamo arrestato il loro ingegnere. E perché la arrestarono? per dire: cari amici italiani, voi liberate il nostro ingegnere e noi liberiamo la vostra giornalista. Ed è quanto è avvenuto, con la sola variante che ad essere liberata per prima è stata la nostra giornalista, ma era un dettaglio dell’affaire.
Non è stata una bella pagina politica, diciamo la verità. Lo è stata per un prossimo libro Cuore, che sicuramente scriverà deamicisianamente qualcuno, magari la Meloni nel suo prossimo libro. Intendiamoci, davanti ad una vita umana salvata hanno dovuto star zitti e fingere di essere contenti perfino quelli delle opposizioni, che di solito saltano e cantano come grilli d’estate ad ogni calar della sera. Ma le cose, raccontate per come sono, portano a considerazioni un po’ diverse. Che sia o meno opportuno di dirle è un altro discorso. Per fortuna non tutti in Italia fanno politica, qualcuno che si mette in un angolo e le cose le dice come stanno ancora c’è.
L’arresto della nostra giornalista è stato un sopruso da parte di uno Stato, quello iraniano, che nella circostanza si è comportato come un boss mafioso. Ha arrestato una giornalista straniera senza un motivo, dato che l’accusa di aver violato le leggi islamiche non significa nulla se non vengono specificati i reati. Era chiara l’intenzione fin dal primo momento. O lasciate libero il nostro ingegnere o noi teniamo all’addiaccio, senza cuscino e senza occhiali, la vostra giornalista. Era evidente che la Sala era solo un ostaggio, che serviva per il ricatto. L’ingegnere, invece, è accusato dalle autorità americane di terrorismo. La situazione era asimmetrica. Lo scambio che c’è stato, la giornalista per un terrorista, non è accettabile. Nessuno Stato si piega a simili ricatti. E noi abbiamo assai illustri esempi. Per Moro non ci fu niente da fare e ancora oggi chi ha il senso dello Stato plaude al comportamento dell’allora classe politica e governativa italiana, che non intese cedere.
Probabile che se invece di una donna, Giorgia Meloni, in Italia ci fosse stato un Capo del Governo uomo le cose sarebbero andate diversamente, come sono andate in passato. Anche qui è appena il caso di ricordare il capo dei terroristi palestinesi Abu Abbas liberato da Craxi e il più recente imprenditore russo, Artem Uss, sempre richiesto dagli Americani, messo nelle condizioni di scappare. Forse avremmo fatto lo stesso con l’ingegnere iraniano. L’avremmo lasciato andare.
Di diverso c’è la Meloni, che secondo papa Francesco non è né popolare né populista, è popolana; e si sa che i popolani la pensano e agiscono alla sans façon. Non volendo guastare i buoni rapporti che ha con gli Americani è volata da Trump e gli ha detto: senti, dobbiamo liberare la nostra ragazza e c’è un solo modo per farlo, liberando l’ingegnere che voi volete che noi vi estradiamo. Il buon Trump, che non mette molto a sintonizzarsi con la Meloni, ha acconsentito senz’altro, ed ecco che il caso è stato risolto alla fai e faccio.
Questione finita? Magari! Il caso costituisce un precedente pericoloso. Se ogni volta che le autorità di altri paesi ci chiedono di arrestare qualcuno e di consegnarglielo secondo le leggi internazionali, noi rischiamo arresti di nostri connazionali a scopo di ricatto, andiamo bene! Di nuovo la Meloni o chi per lei prende il volo e va a contrattare scambi e rilasci? E chi si trovasse al posto della Meloni sarebbe dello stesso avviso, di andare a mortificare la dignità dello Stato sia pure per salvare una vita umana? Si consideri che il gesto della Meloni non è ascrivibile ad un capo di governo nell’esercizio delle sue funzioni. Se così fosse dovrebbe fare la stessa cosa in altri similari casi. La Meloni invece si è comportata da mamma e ad una mamma neppure Trump ha saputo dire di no. Si comporterà allo stesso modo se dovesse proporsi un altro caso del genere? Dubito, potrebbero non esserci le condizioni. A questo punto è la filiera che conviene spezzare. Non si arresta più nessuno in nome e per conto di altri e ognuno si gratti la tigna con le sue mani.
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