sabato 5 ottobre 2024
La Sinistra non sa che pesci pigliare
Le ultime «onde bige» della gran palude limacciosa in cui si trova ora la sinistra non fanno rimpiangere il campo largo, e questo francamente dimostra come l’euforia di trovarsi alla vigilia di una grosse koalition era più che altro per mascherare la delusione incombente. La sparpagliata è giunta in modi diversi. In Azione, la creatura politica di Carlo Calenda, si sono ribellati alcuni e se ne sono usciti senza ipocrisie. Di stare a sinistra nel campo largo, fianco a fianco coi comunisti di Fratoianni, noi non vogliamo saperne. Hanno detto la Gelmini, la Carfagna, la Versace e Costa. Ma a fare più rumore è stata l’ira funesta di Giuseppe Conte, leader del Movimento pentastellato. Io con quello lì neppure morto, ha detto, riferendosi a Matteo Renzi. E dire che era quasi fatta! Ora sul campo largo restano i resti, mi scuso per l’allitterazione. Sembra che sia passato uno di quei nubifragi estivi che fanno volare tavolini e sedie dei caffè dehors.
Poveracci! I giornalisti embedded della sinistra dei vari canali televisivi si arrabbattono come possono. Non sanno che dire. Girano e girano e non escono dalla stessa solfa, appigliandosi perfino all’ovvio della proibizione di una manifestazione pro Palestina, organizzata per il primo anniversario della strage del 7 ottobre. Che loro, ovviamente, negano: un caso! Solo un caso, dicono. In una democrazia sana, ma per la sinistra la nostra non lo è quando al governo c’è la destra, è normalissimo che in previsione di disordini gravi, il questore, che è il massimo responsabile operativo dell’ordine pubblico, la vieti. Alcuni, illuminati a intermittenza, riconoscono che la manifestazione comporta dei rischi, però… però… però… impedirla! Come se un questore possa mettersi a sfogliare la margherita: la proibisco o non la proibisco.
Scrivo quando ancora mancano dieci ore alla manifestazione e dico, senza ombra di dubbio, che gli incidenti saranno gravi; che è, poi, alla fin fine, quello che vogliono a sinistra per accusare il governo di autoritarismo e di repressione. Sperano di poter ritrovare l’intesa larga perduta e continuare a illudersi un’altra volta. Chi manifesta per la Palestina è due volte malvagio. Una perché parteggia per un’azione terroristica che ha fatto 1.200 vittime e che ha dato inizio alla guerra; due, perché non vuole che esista lo stato ebraico, il cui valore è sotto gli occhi di tutti. Un piccolo Stato tiene fronte ad un’infinità di nemici, compreso il fu impero di Ciro e Dario.
Ma, per tornare al dibattito interno, occorre rilevare che in questo momento in Italia non c’è che questo bi-coalizionismo. Altro non è possibile, fino a quando non si arriverà al premierato e ad una legge elettorale nuova, fatta ad hoc. Le coalizioni non possono durare a lungo perché è nella loro natura essere piene di contrapposizioni, a volte represse altre volte più resistenti e gravi. Tanto a destra quanto a sinistra. Esse trovano il collante non tanto sulle cose da fare quanto sulla lotta all’avversario. Tant’è vero che appena la morsa dell’opposizione si allenta emergono le contrapposizioni interne. Lo vediamo tutti giorni con le frizioni Tajani-Salvini e quelle più soft Salvini-Meloni. A sinistra, come è già stato detto, le posizioni sono ancora più accentuate per avere i protagonisti risentimenti personali.
Ma fino a quando Conte resisterà sulle sue posizioni impedendo il formarsi di una coalizione competitiva, capace di battere le destre? La posizione di Conte, come tutte quelle dei cavalieri solitari, ha una punta di nobiltà, che però non serve alla causa comune. Prima o poi Conte dovrà scegliere se consumarsi come una candela, non potendo costituire alleanze né a destra né a sinistra, a destra perché non può, a sinistra perché non vuole, o trasformarsi in un candelotto di dinamite da esplodere insieme ad altri e sfondare la resistenza dei nemici. La beata solitudo dei pentastellati ha un precedente nel rifiuto che essi opposero nel 2013 al Pd di Bersani, per poi mettersi a disposizione di qualsiasi alleanza cinque anni dopo, nel 2018, passando da soli contro tutti a con chiunque pur di governare. Ricordiamo i governi di Conte: giallo-verde il primo, giallo-rosso il secondo. I due governi dello scasso al tesoro dello Stato, col reddito di cittadinanza prima e col bonus edilizio 110 per cento dopo.
Le difficoltà e le contraddizioni della sinistra sono già nell’elezione di Schlein a segretaria di un Pd indefinito, quello del voto allargato a chicchessia. Il voto del Pd definito aveva eletto Boccaccini. Il partito della Schlein, quello ipotizzato, ancora non esiste. E si vede che non esiste!
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