sabato 12 ottobre 2024
A margine di un convegno su Matteotti
Ci sono persone a cui non manca l’erudizione, a volte ne hanno pure troppa, mancano di cultura; a cui non manca neppure la perspicacia, mancano di galateo. Sanno perfettamente che cos’è un convegno di studi, ma si comportano come se fossero in piazza e fanno comizi, sguaiati e scomposti, mancanti di rispetto per se stessi e per gli altri, vivi e morti.
È capitato la sera di venerdì, 11 ottobre, nella Biblioteca Bernardini di Lecce, dove era in svolgimento un convegno sul delitto Matteotti, in ricorrenza del suo centenario, organizzato dalla sezione leccese della Società di Storia Patria per la Puglia.
Ad un certo punto ha preso la parola la prof.ssa Anna Stomeo, che con garbo, ma con qualche acrobazia metodologica ha stabilito un rapporto di prefigurazione tra la situazione in cui avvenne il delitto Matteotti e la situazione odierna. Discutibile il suo punto di vista ma proposto con argomentazioni interessanti e dotte, tra Auerbach ed Eco. Saltiamo il mio intervento, ne parlo dopo. Poi è stato il turno di Maurizio Nocera, il quale da locandina doveva svolgere un intervento dal titolo che incuriosiva, Matteotti, un antifascista antelitteram, diventato poi Matteotti e basta, come era normale che fosse in mancanza di un’idea. Nocera, noto antifascista, già presidente dell’Anpi leccese, si è prodotto in una urlata professione di antifascismo, ribadendo di essere un compagno e che Matteotti fu ucciso su mandato di Mussolini e che la situazione odierna presenta aspetti molto simili a quelli di cento anni fa. Ma è stato Ettore Bambi, storico del giornalismo, autore un po’ di anni fa di un testo diventato cult per chi segue questo settore, Stampa e società nel Salento fascista, a passare il segno della compostezza e del rigore. Bambi ha detto papale papale che la situazione di oggi, col governo di centrodestra, richiama quella in cui fu ucciso Matteotti e che la Meloni coi suoi decreti sicurezza richiama le leggi liberticide. Il tutto in un urlato tono da comizio rionale.
Ora, nei convegni della Società di Storia Patria non c’è mai dibattito. Così, chi parla prima deve sorbirsi tutto quello che gli altri dicono dopo, a volte con riferimento esplicito, altre tacendo il destinatario. Cosa ho detto io prima di leggere la relazione preparata per stare nei termini di tempo stabiliti? Ho fatto un cappelletto, in cui dicevo che forse sarebbe il caso prima o poi di parlare di Matteotti, sapere chi era, da dove veniva la sua famiglia, il carattere scostante e superbo, la sua irriducibilità, non per giustificare la sua condanna a morte, ma per capire meglio il personaggio, la sua figura. Probabilmente è stato questo che ha provocato il tilt di alcuni, ché per il resto ho detto esattamente quello che la gran parte degli storici più accreditati dicono, citandoli regolarmente, eccedendo in ovvietà.
L’accaduto, che a me sembra di non dover trascurare, dimostra come in questo Paese si vive all’insegna dell’intolleranza, benchè si parli di democrazia come si beve l’acqua d’estate per dissetarsi. Oggi c’è una situazione imparagonabile a quella di cento anni fa. Se così non fosse il capo o la capa dell’opposizione, Eddy Schlein, rischierebbe di fare la fine di Matteotti e noi non potremmo fare convegni e comizi per dire tutto quello che ci passa per la mente. Ora vediamo che simili scenari sono da visionari mattoidi. Insistere nel fare paragoni improponibili si manca di rispetto per tutte quelle persone che vissero quegli anni, difficili e drammatici, in cui ci furono migliaia di vittime, da una parte e dall’altra, come perfino Antonio Scurati, nel suo libro Mussolini il figlio del secolo, ammette. Tutti gli storici seri sono d’accordo nel dire che ad incominciare a dare mazzate nel dopoguerra furono i socialisti (biennio rosso) e che solo dopo, nel ‘21-’22 (biennio nero), si diffuse lo squadrismo fascista, al servizio, riconosciamolo pure, in certe zone del Paese, degli agrari, stanchi di subire violenze ed angherie dai “rossi”.
L’impressione che oggi si ha, di fronte a certe manifestazioni di opposizione preconcetta, è che si vorrebbe ricreare quelle situazioni allo scopo folle, questa volta, di far piazza pulita dei nemici. Il ritorno alla ragione e alla compostezza aiuta a risolvere i gravi problemi dell’Italia, dell’Europa e del mondo, in un momento in cui la violenza, questa sì e non solo politica, sembra farla da padrone. Il governo di centrodestra è stato voluto dagli italiani, i quali non hanno votato con la legge Acerbo, tra brogli e violenze, ma con una legge democratica e nella serenità degli elettori.
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