sabato 19 ottobre 2024

Affare migranti: giudici dalla mentalità comunista

Io credo che prima o poi in Italia ci dobbiamo porre il dilemma se stare in una dittatura di giudici o in una dittatura di politici. Non sembri l’esagerazione di un catastrofista, dovuta all’ultima recentissima presa di posizione di alcuni giudici contro l’iniziativa politica del governo di trasferire i migranti in Albania in attesa di chiarirne la posizione, ovvero di accoglierli o di respingerli. Alla magistratura bisogna mettere un limite, un off-limits, che è la sfera di operatività che spetta alla politica e solo alla politica. Il che non significa che un politico può fare quel che vuole, nella sfera del suo privato resta un cittadino come tutti gli altri. Nell’esercizio politico risponde solo al popolo italiano. Non è possibile che qualche azzeccagarbugli con qualche cavillo giuridico mortifichi e danneggi l’azione del governo, che si svolge nell’interesse della nazione e con ciò partecipi alla lotta politica, favorendo una parte in favore di un’altra. Parliamo, come sempre, senza peli sulla lingua, come una volta si diceva prima che si introducesse il politicamente scorretto. Ancora non è né reato né peccato. In materia di immigrazione ai giudici non va bene il metodo Salvini, che rischia sei anni di carcere per aver fatto esattamente quel che il suo dovere gli imponeva di fare da ministro dell’interno nella forbice delle opportunità che aveva. Ai giudici non va bene neppure il metodo Meloni, che ha fatto spendere al Paese circa un miliardo di euro per portare temporaneamente i migranti in Albania. Una soluzione, questa, al vaglio di altri paesi europei, nell’ipotesi di adottarla, ultimo l’Olanda. Per i giudici non ci sono paesi sicuri e neppure l’Albania lo è. Dunque per questi giudici, autori di un provvedimento che farebbe ridere se non irritasse dal più profondo, l’unico paese al mondo sicuro è l’Italia. E lo credo bene, coi giudici che abbiamo! Per loro, per i giudici dico, in opposizione al governo e a gran parte del popolo italiano, che si è espresso chiaramente due anni fa – se ha un senso votare in democrazia! – i migranti che arrivano in Italia devono essere accolti tutti, tutti da spesare e inserire nel tessuto sociale della Nazione. Quanti sono, sono! Quanto costano, costano! Sono esseri umani come noi! Così, oltre a questi giudici, parla solo il Papa. Che però non è responsabile di niente, non si impegna col popolo, non viene eletto se non da Dominedio tramite il suo emissario lo Spirito Santo. I giudici, perciò, in dispregio di chi si è affidato col voto ad una classe politica, vogliono ribaltare la volontà popolare. Se il popolo avesse votato in maggioranza la coalizione del centrosinistra avrebbe dato un mandato sicuro: accogliamo i migranti. Invece ha voluto dare un messaggio diverso, opposto, e ha votato in maggioranza il centrodestra. È un ragionamento così semplice quanto il problema della mamma che va al mercato con cento euro in tasce, ne spende cinquanta, e si chiede: quanto mi resta in tasca? Un affare pericoloso frustrare il popolo che ha a sua disposizione due elementi: la Costituzione di diritto e quella di fatto. Quando tra l’una e l’altra si crea il vuoto, allora possono succedere cose gravi. Il popolo, lo sappiamo, ha tanta pazienza, ma poi improvvisamente la perde. Maestà, disse il maggiordomo a Luigi XVI che dormiva tranquillamente, il popolo sta per entrare nella reggia. Che cosa è, gli rispose il re, una protesta? No, ribattè il maggiordomo, la rivoluzione! Fino a questo punto uno può obiettare: ma si tratta di pochi giudici e tutti notoriamente di sinistra, per non dire comunisti della peggiore specie, di quelli che si mimetizzano per combattere e colpire meglio. La gente deve sapere che non ci sono giudici comunisti, ma comunisti giudici. La posposizione dei termini non è senza senso, significa che i comunisti antepongono sempre il loro essere comunisti a qualsiasi attività svolgano. I comunisti sono quelli che per il partito, ne sono prova i tanti processi staliniani e non solo, si accusano da soli pur di non tradire il loro credo. I comunisti sono quelli che in qualsiasi posto di lavoro si trovino, pensano prima di tutto di essere al servizio del partito. Neppure i politici del centrosinistra si azzardano in campagna elettorale di dire senza equivoci, giochi di parole, riferimenti umanitari e pietistici, che se vincono loro aprono a tutti indistintamente, perché sanno che rischierebbero non di non di vincere le elezioni ma di subire un annientamento. I giudici dall’alto o dal basso della loro situazione lo danno ad intendere non perché ci credano ma perché da anni in Italia la magistratura di sinistra è una portaerei in grado di colpire chiunque non la pensi in un certo modo. In lizza non c’è più il partito comunista. Ma ci sono le mentalità, che non tanto facilmente spariscono.

Nessun commento:

Posta un commento