sabato 7 settembre 2024
Telese, un caso di libertà
Martedì sera, 3 settembre, seguivo la trasmissione «In onda» su «La 7». Il mio televisore non è più abilitato a prendere Rai Storia sul 54, così mi devo purgare ogni sera. Si susseguivano diversi ospiti, a seconda dell’argomento da trattare, ma con un continuo ritorno al caso Sangiuliano, ministro della cultura, incappato in una leggerezza, che gli è costato un solenne sputtanamento e la carica di ministro.
Il caso è davvero curioso, ma più che altro da gossip. Varie volte, nei mesi di luglio e agosto, il ministro ha partecipato a diversi eventi in compagnia di una donna, una sorta di Barbie, che si spacciava per consulente del ministro per i grandi eventi. Sono circolate diverse foto con Sangiuliano che le sta così d’appresso, guancia a guancia, come in “una rotonda sul mare”. Solo un fesso non capiva che tra i due c’era “cosa”. In altre foto le cinge la vita col braccio a tenerla stretta a sé. Un flirt estivo, camuffato dalla politica per non destare le legittime ire della moglie. Ma la Barbie si è rivelata una birba. Pare che avesse occhiali a telecamera per riprendere e registrare quel che le pareva senza farsi scoprire.
In effetti il ministro – ha poi detto – di averla tenuta in prova e che al termine invece di nominarla le ha detto che non era il caso; in verità, per evitare, ove fosse stata assunta, il conflitto d’interessi. Di qui il gran casino che si è scatenato sui social e sui giornali. Le opposizioni, che pure rimproverano al governo di passare il tempo a indagare sui comportamenti galanti di un suo ministro invece di pensare ai problemi del Paese, perdono il loro tempo allo stesso modo, gonfiando il caso e chiedendo le dimissioni del ministro Sangiuliano, mentre i media di opposizione hanno continuato a tenere vivo il falò stando sul pezzo come in una trincea.
Al conduttore Luca Telese della “Sette”, ad un certo punto, è scappato di dire «noi giornalisti liberi», coinvolgendo la compiaciuta co-conduttrice Marianna Aprile.
Ero di malumore, un po’ per la fessagginità di Sangiuliano e un po’ per l’esagerazione di un caso strumentalizzato per far dimettere il ministro improvvido e creare difficoltà al governo; e soprattutto perché Sangiuliano non si è virilmente dimesso piuttosto che piagnucolare e implorare comprensione.
Le parole di Telese mi fecero cambiare umore, d’improvviso, «noi giornalisti liberi». Mi venne così da ridere che dovetti scappare in bagno, io che soffro di stitichezza. Ma come? Liberi, e da chi?, da che cosa? E poi perché dirlo? Excusatio non petita con quel che segue.
Lui e la sua collega sono giornalisti che lavorano alla “Sette”, che, padrone Urbano Cairo, è legittimamente su decise posizioni antigovernative, insieme ad altre trasmissioni come “Di martedì”, “Piazza pulita”, “Propaganda live”, autentiche corazzate dello schieramento antigovernativo. Telese sarà stato libero di entrare o non entrare nella “Sette”, ma dopo la scelta non ha …più scelta, salvo andarsene. Ha l’obbligo di attaccare il governo e i suoi ministri. Telese è libero come un calciatore che dopo aver scelto la squadra in cui giocare è obbligato a fare di tutto per farla vincere. Sarebbe come se a un Lautaro ad un certo punto venisse l’uzzolo di essere libero e invece di infilare la porta avversaria infilasse la sua, in nome della libertà. Ecco perché mi venne un’esplosione di riso. Telese crede davvero di essere una persona libera. È buffo quanto Sangiuliano che si crede irresistibile. Una persona libera non deve appartenere a nessuno e a niente. Lui, invece, è un giornalista pagato, come la sua collega Marianna Aprile e gli altri delle altre trasmissioni della “Sette” e non solo, per difendere una parte.
L’accanimento con cui Telese e collega seguono il caso Sangiuliano sarebbe degno di miglior causa. È di tutta evidenza che Sangiuliano si è messo nei guai, sia con la famiglia, sia col governo, per un prurito cupideo. Il modo come era attaccato alla Boccia, come si vede nelle foto, se non fosse un comportamento sentimentale sarebbe un caso di molestia sessuale. Dove mai s’è visto che un ministro tiene avvinghiata a sé una sua collaboratrice? Oggi come oggi, poi, che basta sfiorarla una donna per beccarsi una querela per molestia, salvo che a lei la cosa non piaccia!
Ora Sangiuliano si è dimesso, ma il casino dei "giornalisti liberi" non cessa, anzi continua più accanimento. Quanto a Sangiuliano, è il caso di dire che è stato…bocciato. La sua leggerezza ha arrecato inoltre un danno al governo ben più importante delle sue dimissioni.
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