sabato 13 luglio 2024

Quel che resta della destra

Giorgia Meloni non è solo la prima donna a diventare Presidente del Consiglio in Italia ma è anche il primo Presidente del Consiglio a subire continui attacchi di delegittimazione, fin dall’indomani del varo del suo governo. Non può reggere, dicevano i suoi avversari, durerà al massimo cinque mesi, è a capo di un partito neofascista, la classe dirigente schierata nel governo è inadeguata, l’Europa la isolerà per un passato al quale non intende rinunciare. La Fiamma va tolta dal simbolo di Fratelli d’Italia. Lei deve formalmente dichiararsi antifascista. Fino a quando non lo fa legittima ogni attacco. E gli attacchi si sono susseguiti, come grandine, da ogni parte, in tutte le forme, per giungere ad accreditare che il suo governo è autoritario: picchia i ragazzi che manifestano, ha trasformato la televisione in Telemeloni, i suoi deputati picchiano in aula i colleghi di altri partiti, ogni pulce è stata traformata in tigre. Scontenti e allarmati gli avversari. Intanto i centri sociali hanno continuato ad assaltare auto e negozi, a manifestare per la Palestina occupando le università e impedendo a chi non era dei loro di parlare, a scontrarsi con le forze dell’ordine, mentre non si è vista neppure l’ombra di una manifestazione di destra pro Israele o pro Nato, esattamente come ai tempi del ’68. Intanto per le strade delle città sia del Nord che del Sud è proibito andare in giro oltre una certa ora, i maschi hanno continuato ad uccidere le femmine, gli operai a morire nei cantieri, gli immigrati nelle campagne, i senzatetto occupare abusivamente le case della gente, l’Italia di sempre ha continuato imperterrita. Scontenti e allarmati, questa volta, sono i suoi elettori. Le manifestazioni “rubate” da giornalisti spioni in cui dei giovani di destra si abbandonano a spettacoli tanto indecorosi quanto dannosi sono la reazione irrazionale figlia dell’impotenza e della frustrazione, del non c’è più niente da salvare, niente da conservare, niente da fare. Invocare il Duce significa proporre l’impossibile, è pura esternazione di sofferenza politica e ideologica per la condizione in cui si trova l’Italia; azioni fine a sé stesse. La destra perbenista, come vuole essere quella della Meloni, insiste per creare un partito conservatore liberale, moderno. Ma Dio Patria Famiglia, lo slogan che ha fatto vincere la Meloni, sono ancora da conservare? Evidentemente no. Bisogna trovare altri riferimenti identitari. Dio è una faccenda personale, la religione è in crisi, la Patria come si poteva ipotizzare nel corso del Risorgimento non esiste più, meno ancora la famiglia, che viene totalmente disconosciuta in favore di una convivenza senza limiti e confini, animalesca. Il successo della Meloni in Italia e della Le Pen in Francia è ascrivibile alla condizione di disagio in cui vive la Nazione nel suo insieme. A molti o a pochi non piacciono non i gay ma le loro manifestazioni, è un fatto; non piacciono le persone che vanno in giro a predicare libertà di occupare la proprietà altrui, è un fatto; non piacciono le situazioni in cui un candidato agli esami di Stato fa scena muta davanti alla commissione, non perché impreparato ma per protesta contro la valutazione dello scritto, e viene promosso lo stesso, è un fatto; non piacciono tutte queste diffuse anarchicherie, che uomini e donne dello spettacolo fanno passare per progresso e civiltà. Gli stadi stracolmi di persone che inneggiano al superdrogato cantante di turno sono la rappresentazione di una società senza rimedio alcuno. Un Vasco Rossi che riceve un riconoscimento dal Vittoriale di D’Annunzio è un chiaro segno di confusione mentale. D’Annunzio volò su Vienna per inondarla di volantini inneggianti all’Italia, conquistò Fiume all’Italia, elaborò una costituzione modernissima la Carta del Carnaro. Vasco Rossi, al di là di un mare di soldi per le sue tasche e l’avviamento dei giovani alla droga, che conquiste porta all’Italia? C’è una guerra in corso che i combattenti non vogliono riconoscere. Il rischio finora emerso è che la destra si stia arrendendo alle ragioni della sinistra. I continui omaggi alla senatrice Segre ne sono la spia. Le obbligate genuflessioni alle date di regime nel corso dell’anno ne sono la spia. Le condanne nei confronti dei giovani di destra che si abbandonano a gesti sconsiderati ma del tutto immocui ne sono la spia. Gutta cavat lapidem dicevano i latini. Dalli oggi e dalli domani la destra di governo dimostra di cedere ai suoi avversari senza nulla proporre di nuovo al suo mondo. Quando la destra resterà un guscio vuoto sarà solo un problema di nettezza urbana.

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