martedì 16 aprile 2024

Maternità e valori sovvertiti

A Milano la Commissione del Comune e della Soprintendenza delle Belle Arti ha respinto la proposta di collocare in piazza Duse una statua della scultrice milanese Vera Omodeo, raffigurante una donna a seno scoperto che allatta un bambino. La motivazione è che «rappresenta valori rispettabili ma non universalmente condivisibili». C’è da non credere ai propri occhi ed orecchi. Il titolo dell’opera è «Dal latte materno veniamo». Cioè: in questo paese, a stragrande maggioranza cattolico, non è universalmente condivisibile il fatto che tutti veniamo dal latte materno. Meglio, in verità, sarebbe stato dire: dal seno materno, visto che oggi i bambini, quei pochi che nascono, possono essere allattati con latte diverso. Ma quello che conta non è il significato letterale, bensì quello simbolico, valoriale. La maternità non è più un valore condivisibile. Ciò che la rappresenta, anche un’opera d’arte, venga perciò nascosta, meglio se fatta sparire. Le tante opere d’arte che nel corso dei secoli hanno rappresentato la maternità possono prendere la via degli scantinati dei musei; i loro autori il dimenticatoio. Oggi sono un’offesa. Esporli è una provocazione nei confronti di chi non ne condivide contenuto e significato. Quello che è stato da millenni un valore naturale, sacro e indiscutibile, siamo tutti figli di mamma, oggi non lo è più. Ecco, questo è ciò che oggi vogliono imporre quelli che una volta erano quattro gatti, che chiedevano di essere tollerati, poi accettati, in seguito rispettati, oggi dominanti al punto da far passare gli altri dalla parte dei nuovi discriminati, da tenere sempre più in spazi angusti di sopportazione. Sono quelli che rappresentano la comunità Lgbt, in continua crescita in numero e varietà di specie, in continua crescita di potere, i nuovi discriminatori. È per rispettare il loro indiscusso dominio che oggi si nega a che un’espressione artistica di fine e alto valore venga esposta in pubblico a ingentilire un luogo urbano e a rafforzare un principio di appartenenza. Qualche anno fa i difensori di questa comunità sostenevano che non c’era nulla di male e che nessun danno avrebbe ricevuto la società dei “normali” a rispettarne i singoli membri. Ma, in fondo, a te che fastidio danno i gay, i trans, le coppie omosessuali? Questo chiedevano retoricamente essi e i loro difensori. Che danno? Ecco: il rovesciamento dei valori su cui si fondava la nostra civiltà. Fino a doversi vergognare dei più alti e sacri simboli che hanno accompagnato nei millenni l’umanità. Non è ancora chiaro? Qualcuno ancora ha dei dubbi sull’esito della partita? Il Presidente del Senato Ignazio La Russa, dall’alto del suo laticlavio, ha proposto di “nascondere” la statua in Senato. Se consideriamo chi è stato e chi è Ignazio La Russa, che non difende l’universalità del simbolo della statua, ma gesuiticamente ne elimina la questione, abbiamo chiara la situazione del disastro morale. Un’altra proposta è di “nasconderla” nel giardino della clinica Mangiacalli. Presto qualcun altro proporrà il cimitero monumentale. Forza, gente, forza, proponi altri nascondimenti! L’ipocrisia non è stata mai in svantaggio con la sincerità. Ma se una statua può essere motivo di contestazione e divisività, che accadrebbe se si vedesse in natura una donna allattare in pubblico il suo bambino? Siamo passati da quando le donne tiravano fuori con fierezza le mammelle e allattavano ovunque si trovassero i loro bambini alle donne che si vergognano della maternità, come se avessero commesso un delitto. Siamo passati da quando le donne andavano in giro tirandosi dietro quattro-cinque pargoletti, uno attaccato all’altro e il primo alla gonna della mamma, ad oggi con le donne che provano fastidio a farsi vedere mentre spingono un lussuoso passeggino, adempimento che quasi sempre lasciano ai mariti, i soli che ancora esibiscono con orgoglio i figli. Qui non si tratta più di mode, non è questione di gonna lunga, corta o mini, qui si mettono in discussione le leggi di natura, di civiltà. Oggi si ritiene che la maternità è rispettabile ma non universalmente condivisibile. Se il trend continua finirà che la maternità diventerà esecrabile e punibile, che si darà la caccia alle donne gravide come una volta alle streghe. E quel che è peggio è che a tutto questo si arriverà per il collasso morale e ideologico dei cosiddetti normali, di quelli che dovrebbero battersi per il trionfo dei valori millenari. Anche tu…, disse Cesare a Bruto che si apprestava a pugnalarlo. La storia si ripete sempre, anche se in modi e forme diversi.

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