sabato 23 marzo 2024

Ci stiamo sottomettendo

A Pioltello, nell’hinterland milanese, un istituto scolastico inferiore ha deciso di chiudere la scuola per un giorno per festeggiare la fine del Ramadan (digiuno) secondo tradizione islamica. La ragione è che in quell’istituto la popolazione scolastica è divisa quasi fifty-fifty tra islamici e cristiani. Il ministro Matteo Salvini, leader della Lega, ha fatto l’ennesimo tweet indignato e ha rimediato gli ennesimi insulti. Il ragionamento che vien fatto è di una semplicità elementare: gli islamici nel corso dell’anno osservano tante tradizioni cristiane: Natale, Pasqua e feste comandate; è giusto che i cristiani almeno una volta all’anno osservino quelle islamiche. Che siamo in Italia e non in un paese arabo è un dettaglio di nessun conto. Gli islamici hic sunt et hic manebunt optime. Lo dico senza ironia o doppio senso: che sia giusto non so, che così è ormai è fuori discussione. C’è una slavina ideologica che vien giù e volerla fermare con le mani, come fa Salvini, è ridicolo oltre che pericoloso. Dico slavina perché se Salvini si guarda intorno non vede che gente indifferente, che anzi ritiene normale se non auspicabile che il Paese vada verso una direzione multiculturale, multietnica, multitutto. E poco o pochissimo conta che anche un Giovanni Sartori, politologo illustre, era contrario alle multicose. I grandi cambiamenti iniziano sempre così. All’inizio si dice: ma cosa vuoi che sia qualche islamico in Italia! A te personalmente che fastidio o danno ti fa se due maschi o due femmine, coppie di fatto, adottino un bambino? E così via con altre aperture o licenze, permessi e tolleranze, a volte contrarie alla legge. Ma, siccome il cervello è fatto per pensare, a volte bene a volte male, sono sempre punti di vista, mi chiedo se per caso di qui a qualche anno, sempre per il principio che ognuno ha diritto al rispetto delle proprie tradizioni, lo stesso non accada per tante altre tradizioni islamiche, compresa la bigamia, compresi i matrimoni combinati e tante altre abitudini che non solo sono diverse dalle nostre ma con le nostre confliggono. Allora si dovranno fare due costituzioni, una per gli italiani e l’altra per gli stranieri. Perché qui, in Italia, non è consentito avere due mogli, massimo qualche amante, mentre per gli islamici è a disposizione l’harem se se lo possono permettere. A Monfalcone, provincia di Gorizia, a due passi dal confine con la Slovenia, si ha l’impressione andando in giro di trovarsi a La Mecca, tanti sono gli arabi, regolarmente vestiti all’araba, che s’incontrano per strada, in piazza o nei locali pubblici. Già qualche italiano incomincia a vivere un po’ di disagio vestito alla europea. Ci sono luoghi di grande aggregazione, come piazze e stazioni ferroviarie, che sono talmente piene di gente di colore (termine lessicalmente modificato) che tu pensi, come primo impatto di essere in Africa, come successe a me qualche anno fa uscendo dalla stazione di Brescia per andare a fare il commissario alla maturità in una scuola di colà. Lo spettacolo è indecoroso: persone di colore sdraiate sotto gli alberi, altre sui muretti, altre affaccendate in non si sa quali confabulazioni. Nel bel paese, famoso nella storia e nel mondo, per il gusto estetico e le opere d’arte, passano come situazioni normali scene che deturpano, a prescindere da ogni altra considerazione, il paesaggio urbano. Il processo di deidentificazione non si ferma per ora, non è neppure contrastato, anzi. Chi accenna a qualche flebile lamento è tacciato di razzismo, di fascismo e di non so quanti altri reati d’opinione. Si va verso un paese completamente diverso, che diverrà, se già non lo è, estraneo alla nostra storia, alla nostra civiltà. C’è voluto del tempo, tante tragedie nazionali, tante resistenze, ma alla fine siamo sulla strada giusta, in direttiva d’arrivo. Non è solo l’Italia in gioco, evidentemente, ma l’intera Europa occidentale. L’Europa laica, da anni ormai soggiogata alla cultura francese, che rifiuta le radici cristiane, sta facendo tabula rasa delle peculiarità nazionali, della bellezza delle sue contrade, sta svendendo il suo immenso patrimonio di civiltà alle economie globalizzanti e in cambio di merci e di soldi punta a fare un solo mondo. Ci dobbiamo tenere tutti gli stranieri nei nostri paesi, quanti ne arrivano arrivano, per gli interessi che abbiamo noi europei nei paesi della loro provenienza. Ora, quando si è davanti a fenomeni del genere, si può anche essere per il quieto vivere. E mo’, le cose vanno così, pazienza! Eh no. La storia dice, non insegna, perché non insegna un bel nulla, che tutti i fenomeni degenerativi, prima o poi, esplodono nel disastro.

Nessun commento:

Posta un commento