sabato 20 maggio 2023

A giorni, per qualche voto in più

Le Amministrative del 14-15 maggio, sono state nei loro esiti molto misurate, hanno detto e non detto, come una puntata di telenovela che rimanda il meglio alla successiva. In alcune città hanno vinto le liste civiche ed è questo un dato che conferma nelle elezioni amministrative la prevalenza dei caratteri localistici. Fermo restando perciò che esse, per la loro specificità, non possono essere paragonate alle politiche nazionali, dove le scelte degli elettori sono più nette e identitarie, meno soggette a condizionamenti locali, un minimo di lettura politica si deve e si può fare. Lasciamo stare i politici, che sono tornati tutti a “vincere”, tranne Giuseppe Conte che ha visto il suo M5S ridursi ai minimi termini. Il Pd – ha commentato amaro e risentito l’ex Presidente del Consiglio – ci ha “rubato” tutti i nostri dossier, ci è rimasta l’opposizione delle armi all’Ucraina. Ma si sa che il suo partito, da quando esiste, mostra il meglio di sé alle elezioni politiche nazionali. A destra i commenti sono stati cautamente positivi. La coalizione ha tenuto. Il che non era scontato. Da anni i partiti al governo vengono penalizzati alle elezioni successive alla loro ascesa; è quasi fisiologico che accada. La gente è facile alle speranze e alle delusioni. A sinistra non c’è stato l’effetto Schlein, come si sperava dopo l’insediamento del nuovo segretario, atteso come i tifosi attendono l’ingresso in campo del fuoriclasse che risolve coi suoi goal tutti i problemi della squadra. Tutti, a destra e a sinistra, si sono limitati a rimandare ai ballottaggi. Non senza stare con le mani in mano. Si è mossa subito la Schlein, cercando intese ciellenistiche e antifasciste in modo da poter battere le destre ai ballottaggi; e ha chiesto incontri al M5S, ai centristi di Renzi-Calenda e ai minimi del convento, per ricreare nel Paese un clima di Resistenza contro il governo della Meloni, considerato un governo fascista. Ormai un leutmotiv che raccorda la Murgia a Canfora. L’ultimo in ordine di tempo il prof. Tomaso Montanari, critico e storico dell’arte, che vede nel logo MIM del Ministero dell’Istruzione e del Merito due fasci littori con una i in mezzo e in alto un punto tricolore quasi a riprendere la fiamma del Msi. Non è uno scherzo. L’illustre cattedratico ha dato proprio questa lettura. Quel logo, invece, è semplicemente più adatto ad un negozio di giocattoli che a indicare un’istituzione dello Stato. Ma ognuno vede quel che “vede”. Ma che cosa s’aspettano dai ballottaggi destra e sinistra? Secondo esperienze pregresse, in Italia e non solo, si pensi alla Francia dove votano tutti insieme appassionatamente pur di non far vincere la destra lepeniana, i ballottaggi potrebbero essere vinti in maggioranza dalla sinistra. La destra, infatti, ha pochi margini di aumentare i consensi avendo già chiamato tutti i suoi al voto domenica scorsa. La sinistra, invece, ha margini ancora di crescita, potendo far suoi anche i voti di chi domenica scorsa ha votato per altri candidati e liste. Per chi voteranno quei pochi dei Cinque Stelle rimasti se non per il comune avversario di destra? È una questione aritmetica. Inutile sperare in un aumento dei votanti, anzi potrebbe accadere l’opposto e cioè una loro ulteriore diminuzione. Non è per capriccio politico che il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, il leghista Roberto Calderoli, ha proposto di modificare la legge per evitare i ballottaggi. Che, a suo dire, altererebbero nel giro di quindici giorni le indicazioni degli elettori, addirittura ribaltandole. Se dovesse accadere che a vincere i ballottaggi sia la sinistra, soddisfazione a parte del momento, con squilli di tramba, non si capisce dove vada essa a parare con tante contaminazioni elettorali. Si tornerebbe, con tutto il rispetto, a situazioni arcobaleno lettiane, di difficile gestione politica, escluso che da un momento all’altro si possano licenziare i sodali antidestre dopo il voto, salvo a riprendere i contatti qualche tempo dopo per le successive tornate elettorali. Nel 2024 ci saranno le Europee, il rinnovo delle amministrazioni di alcune regioni e di alcune importanti città. E il voto, in quella circostanza, sarà proporzionale, che accentuerà le distinzioni partitiche, altro che ammucchiate strumentali e di breve durata. Con molta probabilità i ballottaggi serviranno alla sinistra, sempre che li vinca, per dire di aver iniziato un processo di recupero e che l’onda della destra si è infranta sugli scogli di Punta Schlein. Il che confermerebbe quanto ormai è emerso. Che se la destra al governo mostra qualche imbarazzante defaillance, la sinistra all’opposizione dimostra di non saper fare bene quel mestiere. E non solo la sinistra. Il duo Renzi-Calenda, alle prese di comareschi litigi, ne è un esempio.

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