sabato 21 maggio 2022

Ucraina. Pace o giustizia? Questo è il dilemma

Dopo tre mesi di combattimenti in Ucraina e di discussioni sulle cause e sulle responsabilità della guerra si è ben lontani da una soluzione, che non può che essere o di pace o di giustizia, l’una escludente l’altra. La pace invocata da tutti e in primis dai pacifisti fondamentalisti, sempre e dovunque, non può che passare dalla cessione dell’Ucraina di alcuni suoi territori alla Russia, almeno Donbass e Crimea. Ma, posto che tanto bastasse – e non si è certi che lo sia – la conclusione sarebbe questa. Che uno stato di punto in bianco ne aggredisce un altro, lo invade e lo riduce in macerie, e in cambio della pace riceve i territori ambiti per i quali l’aveva aggredito. Sarebbe che ciascuno, sentendosi più forte, può modificare i confini a danno del suo vicino aggredendolo e ricattando tutti gli altri con la formula biblica del muore Sansone con tutti i filistei. Se ci fosse un tribunale internazionale riconosciuto processerebbe subito la Russia e la costringerebbe, anche con la forza, a lasciare il territorio ucraino e a pagare i danni. Ma questo tribunale non esiste. C’è l’Onu, ma ha le mani legate dal veto che può mettere la Russia, in quanto membro permanente, verso qualsiasi deliberazione. I paesi della Nato, che da subito hanno preso le difese dell’Ucraina, hanno dovuto limitarsi a inviare armi sempre più pesanti e a colpire la Russia con le sanzioni economiche, ben attenti ad evitare coinvolgimenti diretti ed escalation militari. La Nato – e per essa il suo stato leader, gli Usa – che pur si riconosce un qualche ruolo di garanzia del rispetto del diritto internazionale, non può fare altro per il ricatto nucleare. Le sanzioni economiche alla Russia, sempre più estese e più dure, per certi aspetti si ritorcono contro gli stessi paesi che le impongono, poiché alcuni di essi, come la Germania e l’Italia, dipendono dalle risorse energetiche russe. Se la Russia decidesse di chiudere i rubinetti, per questi paesi dipendenti sarebbe la rovina della loro produzione e il disagio diffuso per le popolazioni. Quando Putin parla di “suicidio dell’Occidente” si riferisce proprio alla crisi energetica che potrebbe colpire i paesi più esposti. Questa condizione e la paura di una guerra nucleare hanno creato nei paesi della Nato una situazione tale che più che la giustizia essi cerchino la pace quale che fosse, fosse pure la resa incondizionata dell’Ucraina. Che sarebbe il massimo dell’ingiustizia e il trionfo di un principio insostenibile per la democrazia: la legge del più forte. Si aggiunga che il grano ucraino fermo nei porti del Mar Nero e dunque sottratto alle popolazioni africane rischia di provocare un disastro umanitario dai risvolti inimmaginabili. Alla luce di queste considerazioni non si può non essere pessimisti sull’esito della guerra. Finora il male prodotto dall’invasione dell’Ucraina con la morte di migliaia di civili, la distruzione di intere città e villaggi, la spesa degli armamenti dei paesi Nato per aiutare l’Ucraina a difendersi, i risvolti economici delle sanzioni per i paesi sanzionatori, penalizza il fronte delle democrazie quanto quello russo. La crescente pressione dell’opinione pubblica dei paesi democratici di mettere fine alla guerra poco curandosi di ogni altro aspetto, rende la pace sempre meno compatibile con la giustizia. In Italia i contrari ad inviare armi all’Ucraina sono arrivati al 45%, molti di più dei favorevoli. Appare chiaro che l’opinione pubblica è spaventata da quanto è già accaduto e da quanto potrebbe accadere. Due forze di governo, M5S e Lega, sono contrarie all’invio di armi in Ucraina e sono motivo costante di frizioni politiche all’interno della maggioranza. La situazione, intanto, si va complicando. Due paesi, la Finlandia e la Svezia, tradizionalmente neutrali, hanno chiesto di aderire alla Nato, provocando le ire di Putin, che ha minacciato ritorsioni, per ora generiche. Se già Putin si sentiva assediato prima, ora che altri due paesi si sono aggiunti allo schieramento “nemico”, uno dei quali confinante, la Finlandia, per più di mille chilometri di confine, ha motivi in più per ostinarsi nella sua convinzione che la Nato e gli Usa mirano ad annientare la Russia. Ci troviamo davvero in una situazione difficilissima, dalla quale al momento è impossibile prevedere come se ne può uscire. Una cosa è certa: se pure si dovesse giungere alla pace, questa non può realizzarsi che tenendo “contento” in qualche modo e misura Putin, come in buona sostanza suggerisce il Presidente francese Macron; e dunque sacrificando la giustizia.

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