Sembra che in questi ultimi tempi la parola odio, usata
come accusa all’avversario politico sia la più corrente nell’universo mondo
della comunicazione in Italia.
Naturalmente senza i buoni e i cattivi non ci sarebbe né
amore né odio. I buoni dicono di predicare amore, accoglienza, tolleranza. I
cattivi sono quelli che queste cose non le accettano, non le vogliono, non le
considerano come importanti al vivere civile. I primi sono quelli che vogliono
accogliere quanti emigranti arrivano, pronti, carte in mano, a dar loro la
cittadinanza italiana, che una volta chiamavano jus soli ed ora jus culturae.
Non solo i pro emigranti, di amorosi sensi sarebbero dotati in esclusiva i
cosiddetti antirazzisti, dove per razzismo s’intende qualunque forma anche
scherzosa di distinzione antropologica. I cattivi, invece, che vorrebbero
impedire ai migranti addirittura di partire dai loro paesi, sono razzisti,
antisemiti, sessisti e odiatori professionali. Esemplificando, gli uni
sarebbero di sinistra e gli altri di destra. La narrazione che passa è
questa. Ma chi ha dato agli uni la
patente di buoni e agli altri quella di cattivi? Se fosse per la fisiognomica
qualche problema di identificazione si porrebbe. Fra Salvini e Cuperlo, per
esempio, chi dei due pare il buono e chi il cattivo?
Gruber di “Otto e mezzo”, la buona, ha invitato la sera di
sabato, 23 novembre, una certa
ragazzuola, presunta leaderina del movimento delle sardine: un’altra buona.
Appariva civettuola e sapientina, di che cosa non era dato sapere, dato che non
riusciva a fare nessun riferimento che fosse riconducibile ad un concetto
politico. I tanti pearcing che portava alle orecchie erano surrogati del nulla.
Gruber se la coccolava come preziosità
assoluta e la difendeva dal giornalista Borgonovo de “La Verità”, il
malvagio, il quale invece faceva ragionamenti concreti e chiedeva risposte
manco se si fosse trovato di fronte ad una come la Thatcher.
Capisco la Gruber; e capisco anche Fabio Fazio, altro buono, che alla puntata di domenica, 24 novembre, di
“Che tempo che fa”, ha invitato l’eroina tedesca Carola Rackete, altra
buona, quella che violò il blocco navale italiano pur di far passare la nave
dei migranti e farli sbarcare, in barba ai cattivi.
La Gruber, Fazio, le sardine, la Rackete: un trionfo di
bontà! Sono i campioni dell’anti-odio. Ma nei confronti di chi legittimamente
non la pensa come loro cosa esprimono? A ben considerare, odio doppio.
Su un qualsiasi dizionario della lingua italiana, alla voce
“odioso”, si legge: “che suscita sentimenti di odio e di ostilità”. Dunque ci
sono gesti che sono espressione di odio e producono essi stessi odio…di
ritorno. Verrebbe di dire, evangelicamente, chi di odio ferisce di odio
perisce.
Ci si mettono anche i preti. Il cardinale Zuppi di Bologna ha pubblicato un libro intitolato “Odierai
il prossimo tuo”, ovvio non un suggerimento ma un allarme antifrastico,
come a dire “non lo devi odiare”. Ma i preti, in fondo, fanno il loro mestiere;
solo che farebbero bene, ogni tanto, a chiedersi: e se accogliessimo tutti
quelli che vengono da noi, che accadrebbe? Forse se lo chiedono pure, ma
confidano nei cattivi alla Salvini, i quali troverebbero sempre il modo di
impedirlo. Perché c’è anche questo nell’eterna lotta tra chi predica il bene a
prescindere, come i preti, e chi è costretto dalle necessità della vita a
compiere azioni rubricabili come “cattiverie”: questi ultimi con le loro azioni
consentono ai primi di farsi belli e continuare a predicare bene.
Qualche prete la fa perfino di fuori. Don Massimo
Biancalani, parroco nella chiesa di Vicofaro a Pistoia, appena dopo messa ha
invitato i fedeli a cantare Bella ciao,
iniziando lui ad intonarla. Immagino che lo abbia fatto pure lui per combattere
l’odio. Strano modo di predicare l’amore mentre di fatto si produce odio. Ci
sarà pure una differenza tra Bella ciao
e Tu scendi dalle stelle, o no? Ci
sarà pure una qualche differenza tra la casa di tutti, quale la chiesa è, e una
sezione di partito, cioè di una parte di gente, o no?
Ora, sembra che in
pochi giorni il movimento cosiddetto delle sardine possa essere la soluzione,
l’antidoto all’odio. Ne abbiamo viste tante, ma tante, da non venirci
più neppure di scrollare le spalle. I girotondi di qualche anno fa dovevano far
riaccendere la spenta sinistra e recuperare il primato perduto. Poi venne il
Popolo viola con altrettante intenzioni rigeneratrici. Non successe niente,
perché la politica non la fanno quattro istruiti brontoloni andando a passeggio
e giocando ai girotondi. Dopo sono arrivati i grillini, che sembravano assai
più determinati e consistenti, figli dei vaffanculo di un comico rancoroso per
essere stato snobbato dal suo partito, quel Pd, col quale oggi vorrebbe
fondersi. Già, proprio così. I grillini
nati per annientare il sistema, di cui il Pd è perno, ora si stanno prodigando
per salvare, proprio loro, quel sistema.
Queste sardine – ma non mancano neppure le scorfane, basta
vedere chi vi partecipa – si sospetta vengano dalla pesca di qualcuno – di
Prodi? – ma non riesco ad immaginarmi
un Prodi pescatore di sardine. Sta di fatto che il proliferarsi delle
manifestazioni sardinesche dall’un capo all’altro del Paese fa pensare che già
qualcuno stia cercando di approfittarne e siccome il movimento è
dichiaratamente anti Salvini, questo qualcuno è il Pd. Non sarà Prodi, non sarà
Bersani, non sarà Cuperlo; ma qualcuno ci sarà dietro, davanti o a lato. Solo
che, per quante giravolte facciano, difficilmente potranno far cambiare
orientamento ad un Paese che ha grosse emergenze e grossi problemi da affrontare
e risolvere.
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