martedì 3 dicembre 2019

Italia: chi odia chi




Sembra che in questi ultimi tempi la parola odio, usata come accusa all’avversario politico sia la più corrente nell’universo mondo della comunicazione in Italia.
Naturalmente senza i buoni e i cattivi non ci sarebbe né amore né odio. I buoni dicono di predicare amore, accoglienza, tolleranza. I cattivi sono quelli che queste cose non le accettano, non le vogliono, non le considerano come importanti al vivere civile. I primi sono quelli che vogliono accogliere quanti emigranti arrivano, pronti, carte in mano, a dar loro la cittadinanza italiana, che una volta chiamavano jus soli ed ora jus culturae. Non solo i pro emigranti, di amorosi sensi sarebbero dotati in esclusiva i cosiddetti antirazzisti, dove per razzismo s’intende qualunque forma anche scherzosa di distinzione antropologica. I cattivi, invece, che vorrebbero impedire ai migranti addirittura di partire dai loro paesi, sono razzisti, antisemiti, sessisti e odiatori professionali. Esemplificando, gli uni sarebbero di sinistra e gli altri di destra. La narrazione che passa è questa.  Ma chi ha dato agli uni la patente di buoni e agli altri quella di cattivi? Se fosse per la fisiognomica qualche problema di identificazione si porrebbe. Fra Salvini e Cuperlo, per esempio, chi dei due pare il buono e chi il cattivo?
Gruber di “Otto e mezzo”, la buona, ha invitato la sera di sabato, 23 novembre, una certa ragazzuola, presunta leaderina del movimento delle sardine: un’altra buona. Appariva civettuola e sapientina, di che cosa non era dato sapere, dato che non riusciva a fare nessun riferimento che fosse riconducibile ad un concetto politico. I tanti pearcing che portava alle orecchie erano surrogati del nulla. Gruber se la coccolava come preziosità assoluta e la difendeva dal giornalista Borgonovo de “La Verità”, il malvagio, il quale invece faceva ragionamenti concreti e chiedeva risposte manco se si fosse trovato di fronte ad una come la Thatcher.
Capisco la Gruber; e capisco anche Fabio Fazio, altro buono, che alla puntata di domenica, 24 novembre, di “Che tempo che fa”, ha invitato l’eroina tedesca Carola Rackete, altra buona, quella che violò il blocco navale italiano pur di far passare la nave dei migranti e farli sbarcare, in barba ai cattivi.
La Gruber, Fazio, le sardine, la Rackete: un trionfo di bontà! Sono i campioni dell’anti-odio. Ma nei confronti di chi legittimamente non la pensa come loro cosa esprimono? A ben considerare, odio doppio.
Su un qualsiasi dizionario della lingua italiana, alla voce “odioso”, si legge: “che suscita sentimenti di odio e di ostilità”. Dunque ci sono gesti che sono espressione di odio e producono essi stessi odio…di ritorno. Verrebbe di dire, evangelicamente, chi di odio ferisce di odio perisce.
Ci si mettono anche i preti. Il cardinale Zuppi di Bologna ha pubblicato un libro intitolato “Odierai il prossimo tuo”, ovvio non un suggerimento ma un allarme antifrastico, come a dire “non lo devi odiare”. Ma i preti, in fondo, fanno il loro mestiere; solo che farebbero bene, ogni tanto, a chiedersi: e se accogliessimo tutti quelli che vengono da noi, che accadrebbe? Forse se lo chiedono pure, ma confidano nei cattivi alla Salvini, i quali troverebbero sempre il modo di impedirlo. Perché c’è anche questo nell’eterna lotta tra chi predica il bene a prescindere, come i preti, e chi è costretto dalle necessità della vita a compiere azioni rubricabili come “cattiverie”: questi ultimi con le loro azioni consentono ai primi di farsi belli e continuare a predicare bene.
Qualche prete la fa perfino di fuori. Don Massimo Biancalani, parroco nella chiesa di Vicofaro a Pistoia, appena dopo messa ha invitato i fedeli a cantare Bella ciao, iniziando lui ad intonarla. Immagino che lo abbia fatto pure lui per combattere l’odio. Strano modo di predicare l’amore mentre di fatto si produce odio. Ci sarà pure una differenza tra Bella ciao e Tu scendi dalle stelle, o no? Ci sarà pure una qualche differenza tra la casa di tutti, quale la chiesa è, e una sezione di partito, cioè di una parte di gente, o no?
Ora, sembra che in pochi giorni il movimento cosiddetto delle sardine possa essere la soluzione, l’antidoto all’odio. Ne abbiamo viste tante, ma tante, da non venirci più neppure di scrollare le spalle. I girotondi di qualche anno fa dovevano far riaccendere la spenta sinistra e recuperare il primato perduto. Poi venne il Popolo viola con altrettante intenzioni rigeneratrici. Non successe niente, perché la politica non la fanno quattro istruiti brontoloni andando a passeggio e giocando ai girotondi. Dopo sono arrivati i grillini, che sembravano assai più determinati e consistenti, figli dei vaffanculo di un comico rancoroso per essere stato snobbato dal suo partito, quel Pd, col quale oggi vorrebbe fondersi. Già, proprio così. I grillini nati per annientare il sistema, di cui il Pd è perno, ora si stanno prodigando per salvare, proprio loro, quel sistema.
Queste sardine – ma non mancano neppure le scorfane, basta vedere chi vi partecipa – si sospetta vengano dalla pesca di qualcuno – di Prodi? – ma non riesco ad immaginarmi un Prodi pescatore di sardine. Sta di fatto che il proliferarsi delle manifestazioni sardinesche dall’un capo all’altro del Paese fa pensare che già qualcuno stia cercando di approfittarne e siccome il movimento è dichiaratamente anti Salvini, questo qualcuno è il Pd. Non sarà Prodi, non sarà Bersani, non sarà Cuperlo; ma qualcuno ci sarà dietro, davanti o a lato. Solo che, per quante giravolte facciano, difficilmente potranno far cambiare orientamento ad un Paese che ha grosse emergenze e grossi problemi da affrontare e risolvere.

 

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