domenica 5 marzo 2017

Diritti civili: verso nuove "normalità"


In una recente puntata di “Otto e Mezzo” su “La Sette” il giornalista Paolo Pagliaro, fece il “punto” sull’attività di questa ormai declinante legislatura, concludendo che essa aveva approvato tante importanti leggi sui diritti civili e di bioetica quante non ne avevano approvate tutte le precedenti a partire dal dopoguerra. I tre governi che si sono succeduti, Letta-Renzi-Gentiloni, avrebbero fatto più di tutti i loro predecessori messi insieme. E le elencò: unioni civili, maternità assistita, matrimoni gay, adozioni da parte di coppie gay e via di questo passo.
L’affermazione di Pagliaro è vera in parte, perché tutte queste leggi hanno trovato l’approdo nel corso di questi quattro anni, ma sono partite da legislature precedenti; il che non è di poco conto. Esse hanno solo trovato di recente le condizioni favorevoli, come dire l’accelerata vincente, per tagliare il traguardo. Due sono state le condizioni che le hanno favorite, entrambe legate ad altrettante vacatio: è mancata la politica, nel senso che essa nelle sue forze tradizionalmente operanti, quella cattolica dei democristiani o postdemocristiani e quella delle sinistre, è da anni in crisi, alla ricerca di se stessa e di nuove definizioni. A destra le varie fazioni non si accordano nemmeno su una scampagnata; a sinistra non hanno mai smesso di contrastarsi, come dimostrano le risse nel Pd conclusesi – si fa per dire – con la scissione postreferendaria.
E’ mancata anche la chiesa, che da sempre in Italia ha una grande forza ora persuasiva ora dissuasiva sulle scelte della politica. La Cei (Conferenza episcopale italiana), a parte qualche sommessa protesta, ha lasciato fare, se non addirittura favorito, probabilmente per non acuire il dissidio col Papa, che c’è e si fa sempre più fatica a nascondere.
Nel vuoto di ideali e di contenuti politici forti, nella distrazione generale insomma, hanno avuto la meglio le minoranze più agguerrite del Pd, quelle che hanno capito che finalmente si poteva approfittare. In questo hanno avuto un alleato formidabile e forse anche inconsapevole, il Movimento di Beppe Grillo. I parlamentari grillini, che costituiscono un importante gruppo di potere decisionale, hanno contribuito a far passare leggi promosse da quelle minoranze. Vedi il caso della Cirinnà sulle Unioni Civili, approvata col voto di fiducia e con l’astensione dei 5 Stelle. 
Tutte queste leggi hanno a che fare, direttamente e indirettamente, con la famiglia. Essa ha subito nel corso di questa legislatura colpi micidiali, devastanti ancorché silenziosi, complice la chiesa che ha taciuto. Anzi, se si riflette meglio, ci si accorge che è stato proprio il Papa a indicare il bersaglio. Non solo papa Francesco non ha detto mezza parola di fronte al dissolversi della famiglia, ma addirittura ha operato nella stessa direzione, predicando misericordia e vicinanza alle coppie divorziate e a tutti i conviventi, comu suntu suntu.
Una chiesa screditata, letteralmente privata di credito, ovvero esautorata, ha ben poco da dire ai cittadini. La conseguenza politica è che oggi non solo non c’è più un partito dei cattolici – non ce ne sono proprio di partiti – ma non ci sono più nemmeno i cattolici come soggetti militanti, tesi a difendere i propri valori o a propugnarli.  
Ora, dopo il caso del dj Fabo, morto volontariamente in Svizzera, è la volta del suicidio assistito. A rafforzare una propaganda già eccessiva in partenza, si è aggiunto il radicale Marco Cappato, il quale ha accompagnato Fabo in Svizzera e per questo rischierebbe dodici anni di carcere. In verità non rischia niente. E’, la sua, un’operazione mediatica, per propagandare quanto più possibile l’ottenimento di una legge sulla morte volontaria assistita. La leggenda metropolitana secondo la quale i radicali rischiano anni di carcere dura da troppo tempo e, a quanto pare, come propaganda, funziona ancora. Cappato non farà mai un solo giorno di carcere per aver accompagnato il povero Fabo in Svizzera a suicidarsi.  
Intendiamoci, le problematiche inerenti a tutta la disciplina dei diritti civili possono incontrare in tutto o in parte il consenso del singolo cittadino. In verità non sono questioni da nulla, pongono interrogativi drammatici, complessi e complicati, di fronte ai quali qualunque risposta si dia, che si sia d’accordo o meno, lascia ampi spazi interiori di dubbio e di sofferenza. Ciò non toglie che si debba dire con franchezza la verità. Leggi così importanti sul piano dei valori individuali e sociali prima di tutto riguardano pochi individui rispetto all’incomparabile maggioranza dei cittadini. In secondo luogo esse sono passate con autentici colpi di mano: voti di fiducia ed astensioni. Esse, invece, dovevano vedere tutte le forze politiche impegnate a fondo sui principi e sulle conseguenze delle innovazioni legislative ad esse inerenti. Sicché pochissimi individui hanno prevalso sulla stragrande maggioranza dei cittadini. Questa, purtroppo, è controdemocrazia; accade quando la democrazia è dormiente e lascia che a prevalere sia la minoranza.

Ma l’aspetto più preoccupante è che in prospettiva o la gran parte degli individui si troverà nelle condizioni di chi oggi costituisce una minoranza, dando vita ad una nuova normalità, o ci sarà una reazione per il recupero dell’unica normalità, ossia della tradizionale, frutto di millenni di storia. Allora si porranno nuovi problemi, forse assai più gravi. Una società, quale potrebbe essere in conseguenza di queste leggi, imploderà sicuramente. Non si possono tenere insieme tanti elementi quanti sono gli esseri umani sulla terra, individuali e collettivi, senza un minimo di collante. Allora sarà molto, ma molto difficile ricostruire. Demolire, infatti, è stato sempre più facile e sbrigativo del costruire. E ciò non solo nella società laica, nella politica, nelle istituzioni, ma anche nella chiesa. L’opera ricostruttrice della chiesa durerà molto più tempo di quello impiegato da Papa Francesco nel demolirla.     

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