Certo è che le cose che accadono
in Italia sono straordinarie. Come straordinaria è la pessima propaganda che si
sta facendo di Roma nel mondo, quale città ingovernabile. Sta passando l’idea
che se Roma è riottosa perfino al Movimento di Grillo vuol dire che non c’è
proprio niente da fare. Ma il Movimento di Grillo non è il massimo dei rimedi,
è purtroppo meno del minimo. Non è tanto questione di onestà quanto di
incapacità.
Qualche anno fa Claudio Scajola,
all’epoca ministro dello sviluppo economico, acquistò a Roma una casa con vista
sul Colosseo per un prezzo irrisorio, praticamente regalata. In sostanza quella
casa era stata pagata da Scajola solo in parte, un terzo circa del suo valore; la
rimanente somma, per giungere al prezzo congruo e realmente pagato, l’aveva
graziosamente sborsata la cosiddetta “cricca Anemone”. Il capo della “cricca”
era l’imprenditore, Anemone appunto, che era riuscito ad accaparrarsi gran
parte dei lavori per i “Grandi Eventi”. Guadagni enormi, altro che un mezzanino
con vista sul Colosseo! Perciò, non è che tirasse fuori tanti soldi per amicizia
o per stima nei confronti di Scajola. Nel mondo della politica e degli affari
dare vuol dire soltanto poter poi ricevere; e non è detto che l’una cosa segua
l’altra, a volte la
precede. Il caso fece un po’ ridere gli italiani perché ad un
certo punto Scajola disse che lui non ne sapeva niente e che se avesse preso
chi gliel’aveva pagata… Figurarsi! Allora, in piena guerra a Berlusconi, a
nessuno venne in mente di pensare che chissà, forse Scajola poteva davvero non
sapere. Erano tempi in cui ognuno aveva in tasca pronto un timbro
autoinchiostrante con su scritto: colpevole! Qualche risata e tanto disprezzo.
Il caso Scajola si è riproposto con la
Sindaca di Roma Virginia Raggi, quella che doveva portare l’onestà e
l’efficienza. Nel corso delle otto ore di interrogatorio, a cui è stata
sottoposta dai pubblici ministeri che si stanno occupando del caso Marra, in
cui lei è accusata di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico, è uscito fuori
che è beneficiaria di due polizze di assicurazione per un totale di trentatremila
euro, stipulate da uno dei suoi uomini più vicini, Salvatore Romeo, sei mesi
prima del voto e della promozione dello stesso da semplice funzionario a
dirigente del Comune di Roma con uno stipendio da 110.000 euro all’anno,
quattro volte il precedente.
E’ da escludere che il Romeo
volesse creare una trappola alla Raggi. Si consideri piuttosto la sua furbizia:
si prevedeva che la Raggi avrebbe stravinto le elezioni a sindaco di Roma e
dunque era facile profondersi in tempi che a lui sembravano non sospetti in
regali e atti di devozione.
Come da copione, la “vispa
teresa” – così l’ha battezzata Vittorio Sgarbi – ha detto che lei non ne sapeva
niente. Come Scajola! E Grillo addirittura avrebbe aggiunto: e beh, dov’è il
reato? In effetti la Procura ha tenuto a dire con un comunicato che il caso non
contiene nulla di penalmente rilevante. Quanta generosità da parte di certa
magistratura!
Ma qui il discorso è politico. Un
Movimento che non perdonava niente a nessuno, sia sul piano della capacità
amministrativa sia sul piano della moralità, si trova in un mare di cacca.
La vicenda delle polizze presenta
aspetti anche comici, alla Totò o alla Eduardo: la Raggi potrebbe intascare i
trentatremila euro solo in caso di morte del Romeo. Il ridicolo – si sa – è
peggio del tragico. Un po’ i grillini dovrebbero vergognarsi. Ma la verecundia,
dopotutto, è una virtù assai rara nel mondo della politica.
Disonestà o dabbenaggine – fate voi!
– sta di fatto che troppe minchiate sono state già fatte a Roma da una Giunta
che doveva essere il rimedio a tutti i mali. Troppi favori non richiesti,
troppe promozioni disinteressate, troppi regali immotivati, troppi aumenti di
stipendio, troppe incongruenze in quel “mondo di mezzo” che resta l’ambiente
politico-amministrativo romano, impietosamente inchiodato alla formula
Carminati.
Il Movimento grillino si sta
rivelando ogni giorno di più uno straordinario fenomeno di inconsapevoli, di
incapaci ed anche di ignoranti. Questi signori, che a vederli sembrano tanti
Testimoni di Geova, stanno compromettendo sempre più la reputazione di chi su
di loro aveva scommesso. In fondo – si diceva – meglio i grillini che
intercettano il malcontento e la protesta degli italiani che certi estremismi
populistici che non sai dove portano. Per questa considerazione una certa
stampa, soprattutto quella specializzata in denunciare scandali e corruzioni –
“Il fatto quotidiano”, per fare un esempio – ha avuto nei loro confronti un
occhio di riguardo fino alla miopia critica o ad una sorta di rifiuto mentale
di vedere le cose per come sono.
A sentirli i difensori dei
grillini – Fassina, Padellaro, Travaglio – contro la Raggi c’è un’autentica
campagna mediatica, un accanimento ingiustificato, addirittura un vero e proprio
linciaggio. Li si può capire. Avevano scommesso su questa gente ed oggi non
vogliono riconoscere di avere sbagliato. E’ come puntare sul rosso, esce il
nero, e non voler ammettere che il nero non è il rosso.
Robespierre contro Luigi XVI disse
che un re non è mai innocente. Una sindaca può esserlo? Il concetto non ne esce
ridimensionato: chi gestisce il potere è sempre colpevole. Se la Raggi non è
colpevole, vuol dire che è stupida. Ma un sindaco stupido è peggio di un
sindaco disonesto. Grillo, Casaleggio e compagnia cantando sono dei furbastri,
sanno perfettamente come funzionano gli ingranaggi della politica, della
comunicazione e della propaganda. Da quando il fenomeno 5 Stelle è esploso è
accaduto di tutto, non solo a Roma: un repertorio di figuracce, di prepotenze,
di ingiustizie, di incoerenze, di improvvisazioni. Di fronte a tanto spettacolo
c’è poco da affidarsi alla clemenza della corte. Il verdetto in politica è in rebus, sta nei fatti.
Questo Movimento ha sconvolto gli
assetti politici, portando una ventata di novità, dovuta anche alle nuove forme
di comunicazione, ma finora non è riuscito a dare nessuna indicazione
praticabile, mentre ha dimostrato che è più facile far ridere o arrabbiare che governare.
In genere nei cambiamenti politici, dopo una fase caotica e torbida, viene
quella della normalizzazione. Sarebbe augurabile che la portassero politici
veri.
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