Da diciassette settimane il
“Corriere della Sera” vende col quotidiano un dvd della serie “I grandi della
letteratura italiana”; serie che si concluderà col ventesimo dvd. E’ una di
quelle imprese editoriali che segnano una tappa nella fortuna dei grandi
autori, perché l’inclusione o l’esclusione di questo o di quello assume
un’importanza che va ben oltre il dato storico-letterario, di gusto o di
interesse, e investe altri criteri, non sempre esplicitati.
“Una collana inedita – si legge all’esterno
del cofanetto che contiene ogni dvd – realizzata appositamente per Corriere
della Sera da Rai Cultura. In 20 dvd, da Dante a Pasolini, un viaggio alla
scoperta dei grandi autori della letteratura italiana, delle loro opere, del
loro stile, della loro storia e dei loro luoghi. Un racconto moderno, vivo,
d’impatto e rigoroso con la presenza di noti critici e ospiti d’eccezione. La
narrazione di Edoardo Camurri e le letture di Licia Maglietta scandiscono il
ritmo di ogni puntata. Per raccontare l’avventura di leggere un grande
libro”.
Ho citato per intero perché tutto
condivisibile. I diciassette dvd finora usciti propongono dei profili
magistralmente orditi, leggeri nella narrazione ma profondi negli interventi di
noti storici e critici della letteratura, dei tempi passati e di quelli più
recenti, nonché testimonianze di scrittori e poeti dei nostri giorni. Qualcuno
è riuscito meglio di altri; ma questo è normale: ogni autore ha un suo speciale
filo da far tessere.
Accattivante Edoardo Camurri. Veramente
brava la Maglietta, molto espressiva, nitida la vocalità, anche se non riesce
credibile con tutti gli autori; un po’ perché non è opportuno far leggere ad
una donna un sonetto d’amore di Dante o di altro poeta, concepito e scritto da
un uomo, un po’ per eccessiva gestualità che a tratti sembra quasi danzare più
che recitare un testo letterario.
Sono stati passati in rassegna
finora Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Foscolo, Manzoni, Leopardi,
Carducci, Verga, Pascoli, Svevo, D’Annunzio, Pirandello, Ungaretti, Gadda, Montale,
Pavese. A questo punto ne mancherebbero tre: Elsa Morante, Italo Calvino e Pier
Paolo Pasolini.
Facciamo i conti: una sola donna,
la Morante; diciannove uomini; tre Premi Nobel su sei; almeno due gli esclusi
eccellenti: Torquato Tasso e Salvatore Quasimodo.
Detto che finalmente si è in
presenza di una rassegna letteraria, che arriva a comprendere autori fino all’ultimo
Novecento, che perfino nei manuali scolastici sono marginali e che comunque non
si studiano anche per mancanza di tempo – era ora che si studiassero! – l’esclusione
del Tasso è davvero grave e inspiegabile.
Sia come poeta che come teorico
della letteratura Torquato Tasso è tra i massimi in assoluto. Lo prova la sua
centralità storiografica e critica per secoli e secoli. Nessun altro poeta e
intellettuale italiano esprime meglio la problematicità dei suoi tempi, la
controriforma, il conflitto tra libertà artistica, osservanza delle regole e condizionamenti
del potere. Il suo essere poesia e vita, secondo una nota formula critico-biografica, appare come in nessun altro poeta. La modernità della sua lingua lo rende un fenomeno a tutt’oggi
insuperato. Considerato dagli storici della letteratura di tutti i tempi un
personaggio tragico, Tasso, con la sua vicenda letteraria e umana, ha ispirato
scrittori di altre letterature, del calibro di uno Schiller, che scrisse su di
lui un dramma.
E' probabile che venga recuperato da una nuova serie o dal prolungamento della stessa; ma sarebbe già una sorta di retrocessione in serie B.
La sua assenza dalla serie risalta
ancora di più nel vuoto lasciato tra l’Ariosto e il Foscolo, che apre una
voragine incomprensibile nella storia della nostra letteratura, tanto più che
sono “nascosti” autori per nulla secondari come Gian Battista Marino, Carlo
Goldoni, Vittorio Alfieri e Giuseppe Parini. Due secoli ignorati: il Seicento e
il Settecento.
Non si capisce come sia potuta
accadere una cosa simile. Sarebbe banale un taglio da spending rewue; ma sarebbe davvero grave se nel caso del Tasso si
sia voluto fare un omaggio o semplicemente non offendere i nostri ospiti arabi
e mussulmani. Dopo il tentativo di abolire il presepe, di togliere il
crocefisso dagli uffici pubblici e la vestitura dei nudi romani in occasione
della visita del presidente iraniano Rohuani, nascondere ora l’autore de “La
Gerusalemme liberata”, dato che ormai anche l’Unesco è per la islamizzazione della città (v. risoluzione per Gerusalemme est, approvata con l'astensione dell'Italia), sarebbe un’offesa intollerabile alla nostra dignità
nazionale. Qualcosa che nessun paese della più sperduta landa del mondo
farebbe. Sarebbe come un cedere parte della nostra sovranità, ovvero della
nostra civiltà, alla stregua di decisioni economico-finanziarie, già abbastanza
difficili da digerire.