Sergio Mattarella è il dodicesimo
presidente della repubblica italiana. Alla vigilia dell’elezione ha detto: «sarei
onorato dell’elezione, ma non ho fatto nulla per meritarmela».
Basterebbero queste sue parole
per meritarsi la simpatia e l’apprezzamento di tutto il popolo italiano, che si
riconosca o meno nei suoi rappresentanti che materialmente lo hanno eletto.
Dunque non sulla sua elezione si vuole qui eccepire, ma su ciò che l’ha
preceduta, su chi l’ha voluta e imposta, sulle conseguenze che inevitabilmente
ci saranno.
In verità non è successo nulla
che non fosse nell’ordine delle cose, poste già su un piano inclinato. Solo uno
come Berlusconi, ormai incapace di valutare le situazioni fuori dai suoi più
immediati interessi, poteva non prevedere; poteva illudersi che ad un certo
punto il piano si riequilibrasse.
E’ bensì vero che tante cose in
Italia non si potrebbero spiegare se non in un contesto di assurdità politica. Renzi,
un uomo che non è neppure parlamentare e che è presidente del consiglio solo
perché segretario di un partito, il Pd, che ha raccolto il 25,42% dei votanti
alle elezioni del 2013, qualcosa in meno del Movimento 5 Stelle (25,55%), ha
imposto il nome di Sergio Mattarella, annunciando che non avrebbe accettato
veti da nessuno, sicuro che avrebbe avuto il consenso di tutta la compagnia di
sinistra, sufficiente per eleggerlo al quarto scrutinio.
Così è stato. Il nome che Renzi
avrebbe dovuto concordare coi suoi
“alleati” del centrodestra (Ncd) nel governo e per le riforme (Fi) non è stato
neppure sussurrato. Il bidone è stato colossale. Il centrodestra è stato
escluso in maniera netta. Mattarella è stato votato, a parte qualche voto in
libera uscita, dalle forze politiche di centrosinistra e col torcicollo dai
grandi elettori del Nuovo centro destra, convertiti all’ultimo minuto per mera
opportunità istituzionale. Non lo hanno votato Fi (scheda bianca), il M5S
(Imposimato), Fratelli d’Italia e Lega Nord (Feltri).
A parte la scontata e banale affermazione
del “presidente di tutti gli italiani” è vero che non tutti gli italiani lo
hanno scelto per presidente.
Una furbata, quella di Matteo
Renzi, che nell’immediato paga; ma dopo, chissà. In genere certe cose piacciono
solo al maligno. I tentativi di rimediare perfino in itinere, sia con Alfano
che con Berlusconi, dimostrano che la coscienza Renzi non se la sente pulita,
che la paura di quanto potrà accadere al suo governo, alle sue riforme, di qui
a non molto l’avverte. I suoi fedelissimi cercano di sfumare, i suoi avversari
di partito gongolano per il successo conseguito, i suoi “alleati” fanno buon
viso a cattivo gioco, si attaccano alle ragnatele del “metodo” e meditano
vendette.
Tutti nel Pd, renziani e non,
pensavano e dicevano che presidente della repubblica doveva essere uno
qualsiasi, purché non fosse quello del patto del Nazareno. Mattarella,
simbolicamente ha sintetizzato “quell’uno qualsiasi” materializzandolo. Così è
stato, anche se gli sforzi per trasformarlo nell’unico ideale, nel migliore
possibile, sono stati fatti. La Rosy Bindi ,
la più bella che intelligente, secondo l’indecente battuta di Berlusconi, ha
abbracciato l’inviso Renzi e se l’è sbaciucchiato. Sono soddisfazioni anche
personali indimenticabili.
Chi esce con le ossa rotte e la
pelle squartata è perciò Berlusconi; per lui e con lui l’intero popolo italiano
di destra. Non che le sue ossa e la sua pelle non fossero già abbondantemente
compromesse, ma mai prima erano state così oscenamente messe a nudo. Se avesse
un minimo di consapevolezza, lascerebbe finalmente il campo per gestirsi meglio
e in maniera più dignitosa il suo funerale politico.
Ora qualcuno, con le buone o con
le cattive, dovrebbe dirgli finalmente le cose come stanno. E stanno così: se
pure fosse stato eletto Giuliano Amato, che era l’uomo voluto da lui nella
convinzione che gli avrebbe restituito la cortesia graziandolo e restituendolo
all’agibilità politica piena, non gli avrebbe
mai dato più di quello che gli ha dato in questi due anni Napolitano. Nessuno
al mondo può restituirgli quello che non ha più, nemmeno il Mefistofile che
restituì giovinezza al dr. Faust. Abituato a pensare che ogni cosa ha un prezzo,
Berlusconi non vuole convincersi che non è così, che ci sono cose che non si
possono acquistare.
Qualcuno dovrebbe dirgli che per
colpa sua l’elettorato di destra è depresso, che potrebbe non accontentarsi più
di astenersi dal voto, che potrebbe cercare altri approdi, magari più
dignitosi, più terapeutici, più partecipativi. Non si può continuare a stare in
uno schieramento politico frammentato e politicamente confuso, di assoluta
indecenza, di assoluta impotenza, di assoluta incapacità di ragionare fuori
dagli interessi di un leader, ormai tale nella sua immaginazione.
Renzi può continuare anche a
fargli credere di essere il suo interlocutore per le riforme, può anche
lusingarlo facendogli credere di contare ancora, ma lo fa solo perché gli conviene
farlo.
E il nuovo Presidente della Repubblica? Mattarella dicono che sia un
uomo forte e determinato, anche se a vederlo non si direbbe; di poche parole;
un custode rigoroso della Costituzione. Tra le sue credenziali sono state
elencate la legge elettorale dal suo nome detta Mattarellum, le sue dimissioni da ministro del governo Andreotti in
dissenso per il riassetto delle televisioni pro Berlusconi; la sua legge per
l’abolizione del servizio militare obbligatorio. Questo si è sentito e qualche
altra cosuccia, oltre ad essere stato un giudice della Corte Costituzionale. In
verità Mattarella era un politico dismesso, scaduto da un po’ di anni e congelato in uno
dei freezer-dispensa di lusso della repubblica in attesa di essere
rietichettato. Certo, la sua figura un po’ grigia e silenziosa, pur parendo
un’ombra, ombra non ne farà a Renzi, la luce del momento. Si spera che almeno
riesca a contenerlo entro le finite della decenza comportamentale, finora
abbondantemente scavalcate. L’ultima furbata, più che da politico, è da fiera
paesana.
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