domenica 1 febbraio 2015

Renzi ha stravinto con una mattarellata


Sergio Mattarella è il dodicesimo presidente della repubblica italiana. Alla vigilia dell’elezione ha detto: «sarei onorato dell’elezione, ma non ho fatto nulla per meritarmela».
Basterebbero queste sue parole per meritarsi la simpatia e l’apprezzamento di tutto il popolo italiano, che si riconosca o meno nei suoi rappresentanti che materialmente lo hanno eletto. Dunque non sulla sua elezione si vuole qui eccepire, ma su ciò che l’ha preceduta, su chi l’ha voluta e imposta, sulle conseguenze che inevitabilmente ci saranno.
In verità non è successo nulla che non fosse nell’ordine delle cose, poste già su un piano inclinato. Solo uno come Berlusconi, ormai incapace di valutare le situazioni fuori dai suoi più immediati interessi, poteva non prevedere; poteva illudersi che ad un certo punto il piano si riequilibrasse.
E’ bensì vero che tante cose in Italia non si potrebbero spiegare se non in un contesto di assurdità politica. Renzi, un uomo che non è neppure parlamentare e che è presidente del consiglio solo perché segretario di un partito, il Pd, che ha raccolto il 25,42% dei votanti alle elezioni del 2013, qualcosa in meno del Movimento 5 Stelle (25,55%), ha imposto il nome di Sergio Mattarella, annunciando che non avrebbe accettato veti da nessuno, sicuro che avrebbe avuto il consenso di tutta la compagnia di sinistra, sufficiente per eleggerlo al quarto scrutinio.
Così è stato. Il nome che Renzi avrebbe dovuto  concordare coi suoi “alleati” del centrodestra (Ncd) nel governo e per le riforme (Fi) non è stato neppure sussurrato. Il bidone è stato colossale. Il centrodestra è stato escluso in maniera netta. Mattarella è stato votato, a parte qualche voto in libera uscita, dalle forze politiche di centrosinistra e col torcicollo dai grandi elettori del Nuovo centro destra, convertiti all’ultimo minuto per mera opportunità istituzionale. Non lo hanno votato Fi (scheda bianca), il M5S (Imposimato), Fratelli d’Italia e Lega Nord (Feltri).
A parte la scontata e banale affermazione del “presidente di tutti gli italiani” è vero che non tutti gli italiani lo hanno scelto per presidente.
Una furbata, quella di Matteo Renzi, che nell’immediato paga; ma dopo, chissà. In genere certe cose piacciono solo al maligno. I tentativi di rimediare perfino in itinere, sia con Alfano che con Berlusconi, dimostrano che la coscienza Renzi non se la sente pulita, che la paura di quanto potrà accadere al suo governo, alle sue riforme, di qui a non molto l’avverte. I suoi fedelissimi cercano di sfumare, i suoi avversari di partito gongolano per il successo conseguito, i suoi “alleati” fanno buon viso a cattivo gioco, si attaccano alle ragnatele del “metodo” e meditano vendette.
Tutti nel Pd, renziani e non, pensavano e dicevano che presidente della repubblica doveva essere uno qualsiasi, purché non fosse quello del patto del Nazareno. Mattarella, simbolicamente ha sintetizzato “quell’uno qualsiasi” materializzandolo. Così è stato, anche se gli sforzi per trasformarlo nell’unico ideale, nel migliore possibile, sono stati fatti. La Rosy Bindi, la più bella che intelligente, secondo l’indecente battuta di Berlusconi, ha abbracciato l’inviso Renzi e se l’è sbaciucchiato. Sono soddisfazioni anche personali indimenticabili.
Chi esce con le ossa rotte e la pelle squartata è perciò Berlusconi; per lui e con lui l’intero popolo italiano di destra. Non che le sue ossa e la sua pelle non fossero già abbondantemente compromesse, ma mai prima erano state così oscenamente messe a nudo. Se avesse un minimo di consapevolezza, lascerebbe finalmente il campo per gestirsi meglio e in maniera più dignitosa il suo funerale politico.
Ora qualcuno, con le buone o con le cattive, dovrebbe dirgli finalmente le cose come stanno. E stanno così: se pure fosse stato eletto Giuliano Amato, che era l’uomo voluto da lui nella convinzione che gli avrebbe restituito la cortesia graziandolo e restituendolo all’agibilità politica piena,  non gli avrebbe mai dato più di quello che gli ha dato in questi due anni Napolitano. Nessuno al mondo può restituirgli quello che non ha più, nemmeno il Mefistofile che restituì giovinezza al dr. Faust. Abituato a pensare che ogni cosa ha un prezzo, Berlusconi non vuole convincersi che non è così, che ci sono cose che non si possono acquistare.
Qualcuno dovrebbe dirgli che per colpa sua l’elettorato di destra è depresso, che potrebbe non accontentarsi più di astenersi dal voto, che potrebbe cercare altri approdi, magari più dignitosi, più terapeutici, più partecipativi. Non si può continuare a stare in uno schieramento politico frammentato e politicamente confuso, di assoluta indecenza, di assoluta impotenza, di assoluta incapacità di ragionare fuori dagli interessi di un leader, ormai tale nella sua immaginazione.
Renzi può continuare anche a fargli credere di essere il suo interlocutore per le riforme, può anche lusingarlo facendogli credere di contare ancora, ma lo fa solo perché gli conviene farlo.
E il nuovo Presidente della Repubblica? Mattarella dicono che sia un uomo forte e determinato, anche se a vederlo non si direbbe; di poche parole; un custode rigoroso della Costituzione. Tra le sue credenziali sono state elencate la legge elettorale dal suo nome detta Mattarellum, le sue dimissioni da ministro del governo Andreotti in dissenso per il riassetto delle televisioni pro Berlusconi; la sua legge per l’abolizione del servizio militare obbligatorio. Questo si è sentito e qualche altra cosuccia, oltre ad essere stato un giudice della Corte Costituzionale. In verità Mattarella era un politico dismesso, scaduto da un po’ di anni e congelato in uno dei freezer-dispensa di lusso della repubblica in attesa di essere rietichettato. Certo, la sua figura un po’ grigia e silenziosa, pur parendo un’ombra, ombra non ne farà a Renzi, la luce del momento. Si spera che almeno riesca a contenerlo entro le finite della decenza comportamentale, finora abbondantemente scavalcate. L’ultima furbata, più che da politico, è da fiera paesana.    

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