E’ nato il governo di Matteo
Renzi. Gli resta il passaggio parlamentare, ossia la fiducia, prima
all’«inutile» Senato e poi alla Camera. E’ al Senato che corre i rischi
maggiori; meglio, che correrebbe i rischi maggiori. In realtà non ne corre,
perché il mondo politico italiano è come annichilito. Lo scenario è spettrale.
Pare che molti politici di belle speranze e radiose prospettive di pochi anni
fa abbiano già cambiato mestiere. Penso a D’Alema, che con quella sua aria di superman gira il mondo a fare il diversamente politico; penso a Veltroni,
che si è messo a fare il regista cinematografico; penso a Fini, che …beh,
questo non ha ancora deciso cosa farà da grande.
Ma torniamo a Renzi. Voci,
ovviamente smentite, dicono che abbia avuto un “braccio di ferro” con
Napolitano per dissensi su alcuni ministri, come quello per l’economia e per
gli esteri. Noi non siamo d’accordo con le smentite. Non possiamo davvero
immaginare un Napolitano yes-man,
prono alle imposizioni del bulletto fiorentino. I due non si saranno inseguiti
e minacciati per lo Studio alla Vetrata, ma qualcosa se la saranno detta:
Napolitano, dall’alto della sua età e della sua esperienza; Renzi ringalluzzito
e spavaldo per la sua ipertrofica autostima. Vedremo. L’Italia ne ha visti
tanti di Masanielli; ne ha visti anche con le palle assai più grosse e temprate
di quelle del cachiello di Toscana,
che non è un vino.
I quattro lettori che mi seguono
potrebbero legittimamente dire: ohè, ma non te ne va bene uno! In fondo Renzi è
giovane, scaltro, determinato! E poi, se va male pure lui, va male al paese. E
tu, non dovresti essere preoccupato?
Dico la verità. Tante obiezioni
me le sono fatte e me le faccio come ogni cittadino italiano preoccupato di
quanto è accaduto e sta accadendo. Spererei con tutta l’anima che Renzi
riuscisse a tirar fuori il meglio di questo paese per fargli riprendere il suo
cammino di dignitosa presenza nel mondo, quale gli compete. Quel che mi
spaventa non è Renzi. Renzi mi può irritare coi suoi modi e la sua
maleducazione. Mi spaventa l’assenza della gente che in un paese come il nostro
dovrebbe contare, non dico di più; dico che dovrebbe contare e basta. Invece,
vedo una sorta di fuggi-fuggi generale; un nascondersi imbarazzato e
imbarazzante, che somiglia tanto a quel sentimento che incombe sugli studenti
quando il professore li guarda per interrogarne qualcuno.
Dove si è cacciata la classe
dirigente di questo paese? Non se ne vede neppure l’ombra. Tra scherzi da Jene e proposte vere in questi giorni
alcuni interpellati si sono rifiutati. No pesanti, che hanno subito
ridimensionato la credibilità di chi chiedeva.
Mi dispiace dirlo, ma se guardo i
ministri di Renzi non mi viene proprio di sentirmi rassicurato. Sembrano un
gruppo di boy-scout, di ciellini, di escursionisti. Mario Calabresi, direttore
de “La Stampa ”
parla di leggerezza del governo Renzi. Le cose si possono dire in tanti modi;
la sostanza non cambia.
Io vedo in filigrana un Renzi che
ha voluto circondarsi di persone che non si permetteranno mai di replicare ai
suoi ordini. Da studioso di fenomeni politici vedo una straordinaria conquista
del potere assolutamente inedita. Uno, che in democrazia giunge a realizzare
quello che vuole, senza essere stato mai votato, senza che nessuno lo ostacoli,
senza che si confronti con altri; che riesce a creare un governo i cui ministri
sono tutti ai suoi ordini, non saprei
come definire lui ma neppure la democrazia che gli ha consentito di fare quel
che ha fatto. E’ una democrazia che si è dimessa dal suo ruolo, che è quello di
chiamare a raccolta i cittadini e farli votare.
Chi è Renzi, il principe moderno
del Machiavelli? Il golpista sudamericano che non t’aspetti in un paese
europeo? Un impostore di comodo, perché solleva gli altri dalle loro responsabilità?
Speriamo che almeno in questo gli esperti sappiano dare una risposta; senza
preoccuparsi, però, di offendere o di non offendere. Qui si sta parlando
dell’Italia, non di come organizzare il prossimo festival di Sanremo, dopo il
fiasco di quest’anno.
C’è nel paese una sfiducia
paurosa. Le sue risorse migliori, che non sono solo quelle dei giovani, si sono
come volatilizzate. E’ venuto meno l’orgoglio di essere italiani e di poter
rappresentare l’Italia con onore nelle assise internazionali. Oggi si è diffuso
un sentimento quasi di vergogna a rappresentare l’Italia in Europa, dove altri
paesi meglio messi del nostro ti fanno sentire un paese declassato e
subordinato. Ecco come si spiega la fuga dalle responsabilità di tante nostre
«eccellenze». Qualche anno fa Giovanni Agnelli rappresentava l’Italia in Europa
e nel mondo con fierezza e orgoglio; dava del tu a capi di Stato e di governo.
I suoi amici personali erano presidenti di industrie e di banche. Si sentiva
forte e autorevole perché era italiano. Oggi i suoi eredi se ne sono perfino
andati dall’Italia perché proporsi come italiani nel mondo significa vestirsi
di debolezza e di inattendibilità.
Renzi ha raccolto quanto gli
altri hanno lasciato. Non ha fatto una gara ed ha vinto. Si è fatta una
passeggiata ed è giunto senza nessun problema al traguardo. I veri problemi per
lui inizieranno da domani. E, purtroppo, non solo per lui!