domenica 10 aprile 2011

L'Italia e la democrazia dissociata

Il partito delle elezioni anticipate si allarga come una macchia d’olio su una pezza unta e bisunta. Ma è l’opzione di chi non riesce ad immaginare una soluzione pur che sia di fronte allo spettacolo miserabile che offre oggi la politica in Italia. E’ come una sorta di panico, che contagia; che nessuno, però, cerca almeno di spiegare, non tanto per sapere da dove venga, quanto per avere qualche idea chiara su dove porti.
A che servirebbe votare oggi? Qui non si tratta di cercare la risposta giusta come nel gioco dei pacchi. E’ rimasto l’ultimo da aprire, sicuramente contiene la soluzione. Apriamolo! Qui si sa perfettamente che la risposta elettorale – lo dicono i sondaggi – sarebbe un nulla di fatto, che aggraverebbe la situazione. Le elezioni anticipate oggi sono solo una chance per l’opposizione, ossessionata da Berlusconi. L’opposizione, ovviamente allargata a tutte quelle frange istituzionali, economiche, politiche e sociali, a servizio permanente effettivo contro il Caimano. Neppure l’assedio afroeuropeo all’Italia impietosisce questi salvatori di una patria immaginaria, la loro; ed anzi godono nel vedere aggredita da tutte le parti la patria reale, quella dell’odiata maggioranza berlusconiana. Nella più bella tradizione italiana, purtroppo!
Non ci sono interessi comuni. Non c’è una patria comune. Non ci sono leggi comuni. Non c’è neppure un vocabolario comune, dato che ogni parola assume un significato diverso a seconda se detta dagli uni o dagli altri. Quel che conta è infliggere un danno all’odiato nemico. Si fa finta di ignorare che la nostra democrazia è davvero singolare. Da noi maggioranza e opposizione non dirigono il Paese, ognuna dalla posizione che gli elettori hanno loro assegnato. Ma l’una vince e tenta di governare, mentre l’altra fa di tutto per non farla governare, per far cadere il governo. La nostra è una democrazia dissociata.
Ora, nella rissa che si è venuta a determinare in questi ultimi tempi, il Presidente della Repubblica, dall’alto del suo colle, minaccia di sciogliere le camere – e come può? Ha forse una Costituzione di riserva? – se i rissanti non la smettono di offrire lo spettacolo indecoroso in Parlamento e nelle piazze.
Sarebbe, invece, questo il momento per il Presidente della Repubblica di colmare un vuoto, di dire una parola che non considerasse tutti nel buio dell’Ecclesiaste, perché oggi più che mai occorre distinguere per il bene del Paese. Napolitano dovrebbe capire che il problema prioritario del Paese va oltre l’utile di questa o di quella parte politica. Dovrebbe avere il coraggio di indicare un’uscita di sicurezza in una direzione pur contraria ai suoi personali convincimenti politici. E’ stato ed è un uomo di sinistra. Chi lo nega o lo tace è un ipocrita. Per il bene del Paese dovrebbe spingere, perché la situazione oggi questo richiede, verso una soluzione favorevole alla destra. Aver vinto le elezioni non è un fatto da poco in democrazia! Napolitano dovrebbe prenderne atto fino in fondo.
Lo vedono tutti che la Camera dei Deputati è una bolgia perché c’è un Presidente che da più di un anno non svolge più il suo compito nell’imparzialità istituzionale. E se pure lo facesse – e non lo fa, essendo un capo di partito – è recepito come di parte e dunque è causa di continui disordini. Si dice che l’ordinamento non prevede nulla in merito e che nessuno può mandar via un presidente che non è più super partes. Ma si può accettare una democrazia che non ha i più elementari anticorpi? Se c’è un vuoto – e c’è! – perché chi in questo momento è al di sopra degli altri non si assume l’iniziativa di colmarlo per far tornare un minimo di calma parlamentare e politica?
Risposta: perché, così facendo, ossia inducendo Fini a lasciare la Presidenza della Camera, motivo di guerriglia parlamentare, favorirebbe Berlusconi. E tutti sappiamo che Napolitano non è certo amico politico di Berlusconi.
Ma ha forse altre carte in mano il Presidente Napolitano? Non ne ha. E se pure avesse quella, del tutto improbabile, perché nelle due camere il governo ha la maggioranza dei voti, delle elezioni anticipate, sarebbe un favore del tutto inutile alla parte politica che si ostina a non riconoscere a chi ha vinto le elezioni il diritto di governare il Paese. La guerriglia si riproporrebbe all'indomani del voto.
Si dirà: ma c’è un governo che non fa nulla se non leggi ad personam per evitare che Berlusconi venga condannato. Sorvoliamo sul fatto che il governo non faccia nulla. Lo si può dire di tutti i governi in qualsiasi momento del loro operato. E’ uno slogan-cimarra, si gonfia e si sgonfia da sé, lasciandosi dietro un sibilo. Importante, invece, è la questione della riforma della giustizia, che si vuole ad ogni costo impedire.
Bene, per la giustizia, ci sono validissimi motivi per una degna ed opportuna riforma, ci sono le condizioni per farla. Lo hanno sempre detto tutti, a destra e a sinistra. Ma l’opposizione, oggi, immemore di quello che ha sempre detto, la vuole impedire perché la riforma in taluni suoi passaggi favorisce in questo momento il Premier. Che sia così è indiscutibile. In effetti la questione del processo breve o la prescrizione abbreviata per gli incensurati, di per sé buone ed opportune novità, oggi favoriscono Berlusconi. Ma è sufficiente questo, per impedire la riforma, per sacrificare gli interessi del Paese, per scatenare la guerriglia in aula, mobilitare le piazze? E’ un atteggiamento, questo, assai più politicamente criminoso di quello della maggioranza, tanto più che come è indiscutibile l’utile immediato per Berlusconi altrettanto indiscutibile è che si vuole abbattere Berlusconi attraverso la via giudiziaria. Tutti, da una parte e dall’altra, fingono di giocare a carte coperte quando sanno perfettamente le carte che hanno in mano gli altri.
La battaglia che maggioranza e opposizioni stanno ingaggiando sulla questione giustizia è qualcosa di sporco nella forma e di estremamente grave nella sostanza, danneggia il Paese nel suo insieme e i singoli cittadini. Ma, mentre il governo, pur con tutti i suoi calcoli pro-Berlusconi, la riforma la vuole fare, le opposizioni ad altro non sono interessate che a far cadere il governo, del tutto aliene dai problemi veri della gente. Che essa, poi, dimostri sempre più sfiducia nei confronti delle istituzioni, come dicono i sondaggi, posto che siano attendibili, non deve ringalluzzire nessuno, ma deve impensierire tutti, perché, in ultima analisi, democrazia o non democrazia, chi comanda è il popolo.

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