sabato 17 ottobre 2009

Una Banca per il Sud fatta dal Nord

Il Ministro dell’Economia Tremonti ha mantenuto la promessa. L’aveva annunciata qualche anno fa, una Banca del Sud; ed ora è avviata. Si chiamerà Banca del Mezzogiorno, perché il predicato del Sud era stato già ipotecato.
Ha tenuto subito a dire che “non sarà un carrozzone”, che sarà affidata nella fase organizzativa al Ministro per lo Sviluppo Scaiola e che vedrà le Poste Italiane avere un ruolo importante.
Il Sud – ha detto Tremonti – era l’unica grande regione d’Europa a non avere una sua banca. Le aveva prima a Napoli e a Palermo; ed erano anche piuttosto importanti. Ma non mettiamo il dito su certe piaghe.
Tremonti si è messo a fare il meridionale: non è giusto che i risparmi dei meridionali vengano rastrellati da banche che poi non investono nel Sud. La sua polemica con le banche è nota. Queste non aiutano le piccole e medie imprese, che nel Sud sono le più numerose; e se non lo fanno, che ragione hanno di esserci?
Tremonti, evidentemente, non ce l’ha soltanto con le banche settentrionali che hanno sportelli nel Sud, che negli anni passati hanno rilevato diverse piccole banche territoriali, ma anche con quelle meridionali che seguono gli affari e che se gli affari stanno nel Nord esse vanno nel Nord.
Ma è una colpa se le banche italiane non prestano soldi facilmente? E’ un problema serio, non c’è dubbio. Le banche dovrebbero dare i soldi alle imprese; ma è stato anche detto che il sistema bancario italiano si è salvato nella crisi mondiale proprio per la prudenza o taccagneria delle sue banche, che si son trovate più in salute rispetto a quelle di altri paesi.
I meridionali, tuttavia, all’annuncio di Tremonti non hanno fatto salti di gioia. Anzi. Il Ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, magliese, ha manifestato le sue perplessità, leggiamo pure contrarietà. E così la siciliana Stefania Prestigiacomo, Ministro per l’Ambiente. Pare che nel Consiglio dei Ministri Fitto e Tremonti abbiano perfino litigato e che solo l’intervento di Berlusconi abbia indotto i due ministri meridionali recalcitranti a votare a favore del provvedimento.
Le banche meridionali si sono dimostrate fredde e guardinghe. Le Poste Italiane, da quando sono a partecipazione privata, fanno sempre più le banche e sempre meno le poste. Figurarsi quando entreranno in questa nuova banca! Bisogna vedere come entreranno, non possono essere anfibie.
Le rimostranze dei ministri meridionali si possono capire: non gradiscono essere scavalcati e vedere compromessi i loro rapporti col mondo bancario meridionale. E’ una questione politica seria, che però non inficia la bontà di merito dell’iniziativa.
Più attendibili gli esperti. I quali hanno avanzato giuste riserve: cinque milioni di euro iniziali sono pochi, questa banca non deve assumere, le Poste se entrano in questa operazione non possono più continuare a godere di privilegi, l’operazione per riuscire deve osservare la massima discontinuità col passato anche in termini di burocrazia ecc. ecc..
Naturalmente gli esperti hanno sempre ragione dal loro punto di vista. Il discorso per noi è fondamentalmente politico. E da questo punto di vista, scettici o meno, qualche perplessità questa banca la lascia. Prima: perché mai una banca del Sud e per il Sud la fa il Nord e addirittura la si affida ad un ministro settentrionale, come Scaiola? Diffidenza nei confronti dei meridionali? Non sarà che anche questa banca si risolverà in favore del Nord? Qui non si tratta di aiutare una popolazione terremotata con prefabbricati da consegnare a centinaia di famiglie chiavi in mano. Seconda: se questa banca farà quello che le altre banche non fanno e cioè darà soldi alle piccole e medie imprese, che garanzie ha poi di riavere i “suoi” soldi? Immaginiamo – e abbiamo ragione di farlo – che chissà quanti nel Mezzogiorno si stanno dicendo: pancia mia, fatti capanna! Non sarà che alla fine si risolverà per un’altra Cassa per il Mezzogiorno?
Francamente avremmo preferito che una banca del Sud fosse nata per iniziativa dei meridionali, magari da un’intesa fra le diverse banche popolari del Mezzogiorno. Temiamo che proprio queste finiranno per subire le conseguenze di una concorrenza insostenibile perché sleale.

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