venerdì 25 ottobre 2019

Grillo: voto agli anziani no, ai sedicenni sì




Rivoluzioni grilline. Il grillismo si sta rivelando sempre più un impasto di becerume popolare furbo e irresponsabile, accolto da una caterva di infingardi che ipocritamente si nascondono dietro virtù volterriane. C’è perfino gente che ritiene Grillo una risorsa della democrazia. Ci sono esperti, perfino accademici, che si sono autopromossi a suoi esegeti e spiegano puntualmente le sue stronzate come una volta i filosofi spiegavano il concetto di sostanza e i giuristi quello di sovranità.
Grillo è partito una ventina d’anni fa come comico con vocazione politica. E fin qui nihil novi. Da che mondo e mondo i comici battono sempre quella strada. Qui i fessi sono a piantagioni, ha pensato. Evviva, quando è tempo si miete! Infatti, puntualmente ripreso dai media e diffuso, è diventato propositivamente politico, in un crescendo di violenza e volgarità. Ne è nato un movimento, cosiddetto Cinque Stelle, che ha conquistato il consenso degli italiani ed è andato al potere. Le sue orde, che avrebbero dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno all’olio si sono fatte sardine pur di starci dentro. Luigi Di Maio, sedicente capo ma è solo in seconda e più tempo passa scala, dice: siamo postideologici, stiamo con chiunque pur di stare. Avesse avuto un po’ più di scuole avrebbe detto Hic sumus et hic manebinus optime, come era uso quando i politici di un certo livello occupavano il posto che ora occupa lui. Ma il senso lo ha reso benissimo anche con parole sue. Dice che sarà al governo per altri dieci anni, con chiunque, more meretricio, pur di stare. Lui dice: per fare. In realtà per gestire il potere, pur non avendo né arte né parte. I grillini stanno nei ministeri come in automobili che vanno da sé.
Se cinque stelle vuol dire cinque questioni o cinque temi, il numero è riduttivo. In Italia temi e questioni sono più numerosi delle stelle di Negroni. Un cielo di stelle! Ma a parte la dimensione vera dei mali che ci sono nel nostro paese, le stelle grilline dovrebbero essere almeno sei. La sesta sono loro, il loro capo, la loro incompetenza, la loro ottusa e inconsapevole prevaricazione.
Quel potere, così violentemente attaccato da Grillo, si sta rivelando lo stesso di sempre e chi prima lo attaccava, sia pure in maniera sconcertante, oggi non sa che fare. Non resta loro che dire apertamente: scusate, abbiamo sbagliato, siamo come tutti, coi vaffanculo rovesciati, o fingersi totalmente scemi. Grillo ha scelto una via di mezzo, offrendo di sé l’equivoca raffigurazione di un rimbambito ad angolo giro. Oggi si finge fesso. E che altro può fare, dopo i disastri che ha provocato?
Fra le ultime trovate del vecchio buffone, ormai agli sgoccioli del compos sui, due fanno davvero pensare quanto ingiusta fosse la società di un tempo che per molto meno internava in manicomio dei poveretti. Una, travestitosi da jocker ha fatto l’elogio del caos e poi quasi subito dopo ha lanciato la più stravagante delle stronzate. Due, ha detto che bisognerebbe togliere il voto agli anziani, dato che essi non sanno vedere oltre se stessi, dimenticandosi, fra l’altro, di controllare la sua carta d’identità. C’è un rapporto tra l’elogio del caos, il voto ai sedicenni e l’esclusione dal voto degli anziani? E’ innegabile.
Il caos è stata la solita provocazione di Grillo per introdurre la proposta. Ora se è il caso o meno di dare il voto ai sedicenni ci sta pure che se ne parli; proporre di toglierlo agli anziani è da codice penale e da pedate con scarpe chiodate in culo, come quelle con cui una volta Palmiro Togliatti voleva prendere Alcide De Gasperi.
Grillo in buona sostanza propone di abolire il suffragio universale, violando tutte le dichiarazioni dei diritti dell’uomo e del cittadino di tutto il mondo, compresa la Costituzione italiana. Essa già agli artt. 2 e 3 riconosce “i diritti inviolabili dell’uomo”, tra questi il diritto di voto, che l’art. 48 così precisa: “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. […] Il diritto di voto non può essere limitato”. Quale democrazia può oggi negare il suffragio universale senza negare se stessa e far precipitare la società a tempi d’antico regime?
Ma c’è un altro aspetto dell’incredibile trovata grillina, quello del razzismo. Se è razzista il tifoso che allo stadio alza il braccio al saluto romano o fa buu al calciatore nero della squadra avversaria, se è razzismo offendere o burlarsi di un diverso, che cosa è la proposta di togliere il voto a milioni di cittadini solo perché essi hanno raggiunto una certa età? Ecco, Grillo vuole mettere un limite ad un diritto che la Costituzione impedisce espressamente (art. 48).
Eppure nessuno si allarma, nessuno chiede interventi dall’alto, dove risiede la vigile scolta della Costituzione. Sembra che valga il criterio di chi uccide: ucciderne uno è assassinio, ucciderne cento in guerra è un atto di eroismo, meritevole di medaglie. Così in politica: negare un diritto ad una persona è reato, negarlo a centinaia e a milioni è una proposta intelligente.
Si vuole passare dai Consigli degli Anziani di una volta ai Consigli dei Cachielli oggi. Un’involuzione che lasciata scorrere come processo normale, addirittuta progressivo verso un presunto miglioramento, finiremo per doverci affidare all’intelligenza artificiale dei robot. Una prospettiva sicuramente da preferire a quella di Beppe Grillo. 

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