Alessandro Di Battista ha postato
su fb una dura filippica contro il Pd, che, a prescindere dalla condivisione o
meno, in tutto o in parte, riapre la questione del Movimento 5 Stelle, del
governo Conte bis e dell’uscita di Renzi dal Pd, dove il furbastro ha lasciato
diversi suoi “pali”. Renzi si è comportato alla grande: ha messo in sicurezza
Parlamento e Governo e poi ha fatto le parti: questo a me e questo a te al
povero Zingaretti, che continua a dire di non aver capito.
Di Battista, invece, ha capito
perfettamente. Ha detto che il Pd è il partito più ipocrita d’Europa, con cui
mai e poi mai i grillini avrebbero dovuto allearsi. E’ un soggetto politico del
quale non fidarsi. Considera questo partito il vero responsabile del degrado
della politica italiana. Ricorda che il M5S è nato con una funzione storica,
quella di annientare il sistema di cui il Pd è centrale. Non vuole
destabilizzare – dice Di Battista – ma intanto mena botte da orbi. Che in lui
ci sia anche, consapevolmente o inconsapevolmente, la delusione per le mancate
elezioni anticipate, che gli avrebbero permesso di rientrare in Parlamento, è
comprensibile. Ciò non sminuisce il suo attacco.
Quali conseguenze potrà avere nel
Movimento questa autentica spedizione punitiva in perfetto stile squadristico, ancorché
Di Battista sia un solitario cavaliere senza macchia e senza paura?
Domani, 20 settembre, i grillini
voteranno sulla piattaforma Rousseau se essere o meno d’accordo sulla proposta
del loro capo politico, Luigi Di Maio, neo ministro degli Esteri, di candidare
in Umbria per il Presidente della Regione uno o una della società civile in
concorso con quanti vorranno unirsi alla sua elezione (patto civico). In parole
povere, la proposta di Di Maio è la stessa lanciata giorni fa da Zingaretti e
in un primo momento respinta da Di Maio. Ora l’ha fatta sua con qualche
variante e chiama i suoi ad esprimersi. Sorvoliamo sull’appropriazione indebita
della proposta. Di Maio può sempre dire che non è la stessa, che quella di
Zingaretti era politica e che la sua è civica. La sostanza non cambia: si cerca
la fusione degli elettorati. Addio diversità grillina!
Perché è importante quanto ha
detto Di Battista sul Pd? Per la sua novità? Nient’affatto! Di Battista dice
queste cose da sempre. A dire il vero, queste cose le hanno sempre dette i
grillini, tutti i grillini Ma ora tutto è cambiato. Nicola Morra, il presidente
della Commissione Antimafia, ha ribadito che effettivamente il Pd è il partito
più ipocrita, ma l’alleanza con lui l’hanno voluta i grillini. Essi dicono di
non essere né di destra né di sinistra e che perciò possono stare con chi è di
destra e con chi è di sinistra, indifferentemente. Con gli ipocriti pure?
Evidentemente sì, purché i grillini facciano le cose che da sempre intendono
fare. Ma intanto ieri i loro destri-sinistri hanno negato l’arresto del
deputato Sozzani di Fi. E, allora, come la mettiamo? Se continua così, e non
c’è davvero di che convincersi del contrario, i grillini finiranno per essere
testimoni volontari del perpetuarsi della solita politica democristiana e
postdemocristiana, di cui il Pd è simbolo e sostanza.
Lo stesso Grillo dovrà prendere
atto che il Movimento non è proprio tutto votato a contrastare Salvini, che a
fronte dei veri nemici, quelli del Pd, è uno col quale si è anche governato per
quasi un anno e mezzo e realizzato cose nient’affatto scontate.
Grillo sarà costretto a
riconoscere che Di Battista ha ragione, salvo che non abbia lui stesso
decretato la fine del Movimento. Cosa non del tutto peregrina, se si pensa che
il Movimento è nato da una sua arrabbiatura quando gli fu impedito di
partecipare alle primarie del Pd un po’ di anni fa. Una specie di odio-amore il
suo: odio per un po’ di anni finché non si è preso la rivincita ed oggi amore
ritrovato. Lo scopo di impedire a Salvini di “impadronirsi” dell’Italia con
“pieni poteri” è in realtà una colossale bufala, che non regge ad un minimo di
raziocinio. Non dimentichiamo che Grillo più volte si è espresso contro
l’immigrazione in termini salviniani e peggio. Ora, improvvisamente, è
diventato evangelico. Non sarà che stia facendo di tutto per salvare il figlio
dall’accusa di stupro?
Ora, se la sortita di Di Battista
non è una voce nel deserto, domani i grillini dovrebbero sotterrare la proposta
di Di Maio sotto una valanga di NO. Se invece passerà anche questa, come
probabilmente accadrà, vuol dire che il Movimento non c’è più come la pancia
dopo una cura dimagrante e che Di Battista è un incastigato ex missino, per
eredità paterna, ancora convinto che in Italia le cose possano veramente
cambiare. L’eterno destino di chi si crede un Robin Hood e finisce per essere un don
Chisciotte!