Il disastro di Genova del 14
agosto, crollo del ponte Morandi, ha dimostrato quanto non c’era bisogno di
dimostrare. Siamo un popolo di sciattoni, di furbastri e di infingardi. Quel
ponte scricchiolava da tempo, era già stato rattoppato. Uno studio del
Politecnico di Milano appena qualche mese prima ne aveva diagnosticato i mali. Lo
sapevano tutti che era a rischio crollo.
Ma come fare? Chiudere quel ponte
per i lavori di riparazione o di rifacimento significava privare la città di un
percorso assolutamente indispensabile e insostituibile per chissà quanto tempo.
Senza quel ponte la città è divisa in due, le sue attività paralizzate, il
danno economico enorme. Dunque, tiriamo avanti fidando nella buona stella.
Ora, bisogna dire che la buona
stella in Italia è tradizionalmente molto generosa. Ma non c’è stella che non
abbia un limite, che non faccia pagare alla fine il troppo elargito con una
spaventosa catastrofe. Ed è quanto avvenuto.
Allora i problemi sono due,
entrambi riconducibili alla politica. Uno è più tecnico e particolare, l’altro più
amministrativo e generale. Chi avrebbe dovuto provvedere al controllo e apportare gli
opportuni interventi? Autostrade, che è la società privata responsabile, o lo
Stato con i suoi organismi? L’altro rimanda più direttamente alla politica,
avendo dovuto per tempo la città di Genova dotarsi di un percorso alternativo
per non rimanere paralizzata dall’inagibilità del ponte per chiusura temporanea
per riparazioni o per improvvise e imponderabili cause naturali.
Come sempre accade, si è
scatenata una battaglia sulle responsabilità del disastro, trasformatosi in occasione per fare vendetta di veri e presunti avversari politici, non
badando minimamente al danno che si sarebbe prodotto all'immagine del Paese. Pur di vedere i nemici
nella polvere non si è badato a spese. E’ storia vecchia.
Si punisca Atlantia, la società
che controlla Autostrade in Italia; si puniscano i Benetton che hanno il 30%
delle azioni di Atlantia, rei – a detta del vice-presidente del Consiglio Di
Maio, di aver foraggiato il Pd in campagna elettorale. Via la concessione ad
Autostrade! Non si compri più nulla dai Benetton. Una tragedia nazionale è
stata trasformata in una campagna propagandistica senza eguali. Diversi sì, i
Cinquestelle, ma nel peggio degli italici vizi.
Dimentichi i nuovi Robespierre
che gli italiani costruiscono grandi opere in tutto il mondo e che sputtanarli,
come hanno fatto Di Maio e compagni, è alto tradimento consumato nei confronti
della Nazione. Dimentichi che i Benetton sono un marchio di eccellenza nel
campo della moda e della produzione di indumenti e che invitare a non comprare
più i loro prodotti equivale a far fallire una delle più importanti aziende del
Made in Italy.
Ma, a prescindere dalla tenuta di
quel ponte e dai controlli mancati, possibile che una città come Genova per
anni e anni non abbia mai pensato di provvedersi di percorsi alternativi?
Lo stava facendo. Da qualche anno
aveva in progetto la costruzione della cosiddetta Gronda, autentica alternativa
al ponte che ormai stava per superare i limiti di età. Era stato costruito
nella seconda metà degli anni Sessanta.
E chi si era opposto alla Gronda?
Sentite! Sentite! Quel grande uomo di Beppe Grillo, che solo qualche tempo prima,
per ostacolarne la costruzione, aveva detto che il ponte Morandi non sarebbe
mai crollato. Che cazzo capisce un comico ormai giunto anche lui a fine vita e
privo anche lui, peggio del ponte Morandi, di controlli?
Chi si opponeva erano i
Cinquestelle, come si oppongono a tutte le grandi opere, alle grandi infrastrutture.
E chi ha urlato più di tutti per il crollo del ponte? I Cinquestelle, che,
probabilmente, hanno pensato di giocare d’anticipo e prima di essere accusati
hanno accusato a loro volta.
Dicono e fanno quel che vogliono
i Cinquestelle approfittando di non avere nessuna opposizione credibile, col
Paese frastornato dalla crisi europea e intento a tifare Salvini per il suo
impegno antimmigrazione. A proposito della quale c’è da trasecolare a sentire i
Pd e Forza Italia in difesa di una politica migratoria fallimentare, contro cui
si è espresso il popolo italiano il 4 marzo scorso. Nessuna proposta
alternativa ma pietismi e buonismi da fatebenefratelli, non da politici
responsabili di fronte al più grave problema avuto dall’Italia in tutta la sua
storia repubblicana, ma da pax christi e da charitas. Che sono istituzioni
importantissime e nobilissime finché parlano i loro veri rappresentanti;
diventano maschere quando parlano gli impostori della politica.
Nessun senso di orgoglio
nazionale di fronte alle continue provocazioni dell’Europa, che continua a
scaricare sul nostro Paese tutte le responsabilità di una migrazione che
nessuno vuole ma che nessuno vuole fermare veramente.
Questo governo deve inventarsi
l’opposizione al suo interno. Di fatto ci sono quattro ministeri che operano
ognuno per conto proprio senza nessun coordinamento. Il Ministero dell’Interno
adotta una politica di durezza e di rigore per respingere i migranti, contro
cui agisce il Ministero della Difesa le cui navi vanno a raccoglierli in mare,
che poi il Ministero di Giustizia obbliga a farli sbarcare e quello degli
Esteri ricorda che anche noi siamo stati migranti. Finché non arrivano i preti a dire: ce li prendiamo noi. Come se i preti in Italia costituissero un altro Stato!