Forse sbaglio o forse no se
attribuisco a Matteo Salvini, capo della Lega, vicepresidente del Consiglio dei
Ministri e Ministro dell’Interno, l’esclusiva di un certo cafonismo politico,
un misto di populismo e di ruspantismo, di cui lo stesso si compiace e si
gloria. Diffuso, è diffuso, ma non al livello raggiunto da lui.
Roberto Fico, esponente di spicco
dei Cinquestelle, anima di sinistra del Movimento, Presidente della Camera, non
scherza neppure lui quanto ad atteggiamenti irrituali e cafoneschi. Basti
pensarlo con le mani in tasca, comu nnu
pampasciune, mentre la banda suona l’Inno Nazionale in una pubblica
cerimonia in Sicilia.
Ma, che ce ne siano altri, come
Salvini o quasi o peggio, nell’essere irriguardosi o insofferenti o ignari
dell’etichetta, cambia poco per quanto stiamo per dire. Che non è solo
questione di cafonaggine, ma anche di autentica visione prepolitica delle
istituzioni.
La sentenza della Corte di
Cassazione, in base alla quale alla Lega vanno sequestrati i danari fino
all’estinzione del debito di 49mln di euro che ha nei confronti dello Stato in
seguito ai fondi pubblici di finanziamento ai tempi di Umberto Bossi, è stata
colta da Salvini come un attacco della magistratura alla democrazia, un’aggressione
alla Lega e pertanto lo stesso ha deciso di rivolgersi al Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella per avere giustizia. Come in Turchia – ha detto –
vogliono eliminare il più forte partito politico del Paese.
E l’alleato Cinquestelle? Un po’
d’imbarazzo per Luigi Di Maio nel dire che dopotutto è una questione vecchia, dei
tempi di Bossi. Vecchia nel merito, d’accordo, ma nel modo come la sta gestendo
Salvini è di oggi, è di un partito che sta al potere e in posizione anche di
punta.
Ora è di tutta evidenza
l’infantilismo di un simile comportamento. E’ come se un bambino, che crede di
aver ricevuto un torto dalla sua maestra, minaccia di dirlo alla mamma o al
papà. Loro sì che te la faranno pagare!
Che può fare Mattarella? Niente,
perché non può fare niente. Non può un Presidente della Repubblica intervenire
in alcun modo. Ci mancherebbe altro! Qualsiasi studente di scuola media
inferiore sa che lo Stato di Diritto si qualifica per la divisione dei poteri.
Evidentemente Salvini non ha studiato neppure i principi più elementari di
questo grande traguardo della civiltà giuridica. Non stiamo parlando di
Montesquieu o di Locke o di Tocqueville, ma semplicemente della nostra stessa
Costituzione.
Se Salvini, in un moto di stizza,
a tanto si è esposto è perché coerentemente coi suoi quotidiani gesti di
ruspantismo, ha pensato che Mattarella potesse intervenire in un modo qualsiasi a
trargli il ragno dal buco, escluso che a lui si sia rivolto per avere un
finanziamento una tantum a fondo
perduto.
Ma tu guarda a che cazzo di
condizioni siamo arrivati!
Di fronte alle giuste rimostranze
di quasi tutto l’ambiente politico, alleato Cinquestelle compreso, Salvini ha
fatto marcia indietro. Non andrò da Mattarella a piangermi addosso per le
ingiustizie che sta subendo la Lega dalla magistratura, ma a raccontargli le
cose belle che ho fatto e sto facendo al Ministero dell’Interno. Parole che se
non sono di sfottò sono di ironia irrispettosa se consideriamo che Mattarella è
da sempre critico verso la politica delle espulsioni e dei porti chiusi a
proposito dei migranti. Cose belle le considera lui! Ma Mattarella?
La quaestio salviniana pone problemi in parte vecchi e in parte nuovi.
Vecchi, perché in fondo la pratica del sottobanco c’è sempre stata. Salvini può
aver pensato: Mattarella non potrà formalmente intervenire, ma potrà sempre
servirsi della sua moral-suasion per
ammorbidire la magistratura o a non esigere il debito o a ratealizzarlo.
Facciamo pure noi dell’ironia, quasi fosse una cartella da rottamare. Nuovi, perché
il rivendicato cambiamento di questo governo – in verità più dei Cinquestelle
che della Lega – sta naufragando nel peggiore dei modi.
Fin qui di cambiamento si è visto
poco. Invece aumentano i casi di peggioramento del vecchio, a cui un Grillo,
sempre incredibile, dà del suo con le sue straminchiate: le buche a Roma non ci
sono, la Xylella non esiste e via con questi Sim-Sala-Bim, da autentico
esorcista o illusionista da baraccone.
L’Italia ci mette poco, dopo aver
assaggiato un po’ del “nuovo”, a reclamare il vecchio: arridatece er Puzzone!
Nessun riferimento a Berlusconi.
Ma nel centrodestra s’incomincia ad avere qualche mal di pancia. Che
Berlusconi, come diceva Fabrizio De Andrè, possa dare oggi buoni consigli
perché non più in grado di dare cattivi esempi può essere, quel che conta però
è che un ambiente umano, importante per quantità e qualità, ci riferiamo al
centrodestra, non può continuare a riconoscersi, sia pure con tutti i distinguo
di questo mondo, in un’élite politica, la Lega, che con la destra ha poco a che
fare. L’apertura di credito di Berlusconi a Salvini probabilmente durerà fino
alle Europee del 2019, poi accadrà sicuramente qualcosa, che non ci vuole molto
a capire trattarsi della rottura della più bizzarra alleanza politica della pur
bizzarra politica italiana: essere alleati di una forza che è al governo mentre
si fa opposizione a quel governo.
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