domenica 8 luglio 2018

Populismo o ruspantismo, sempre Salvini è




Forse sbaglio o forse no se attribuisco a Matteo Salvini, capo della Lega, vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell’Interno, l’esclusiva di un certo cafonismo politico, un misto di populismo e di ruspantismo, di cui lo stesso si compiace e si gloria. Diffuso, è diffuso, ma non al livello raggiunto da lui.
Roberto Fico, esponente di spicco dei Cinquestelle, anima di sinistra del Movimento, Presidente della Camera, non scherza neppure lui quanto ad atteggiamenti irrituali e cafoneschi. Basti pensarlo con le mani in tasca, comu nnu pampasciune, mentre la banda suona l’Inno Nazionale in una pubblica cerimonia in Sicilia.
Ma, che ce ne siano altri, come Salvini o quasi o peggio, nell’essere irriguardosi o insofferenti o ignari dell’etichetta, cambia poco per quanto stiamo per dire. Che non è solo questione di cafonaggine, ma anche di autentica visione prepolitica delle istituzioni.
La sentenza della Corte di Cassazione, in base alla quale alla Lega vanno sequestrati i danari fino all’estinzione del debito di 49mln di euro che ha nei confronti dello Stato in seguito ai fondi pubblici di finanziamento ai tempi di Umberto Bossi, è stata colta da Salvini come un attacco della magistratura alla democrazia, un’aggressione alla Lega e pertanto lo stesso ha deciso di rivolgersi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per avere giustizia. Come in Turchia – ha detto – vogliono eliminare il più forte partito politico del Paese.
E l’alleato Cinquestelle? Un po’ d’imbarazzo per Luigi Di Maio nel dire che dopotutto è una questione vecchia, dei tempi di Bossi. Vecchia nel merito, d’accordo, ma nel modo come la sta gestendo Salvini è di oggi, è di un partito che sta al potere e in posizione anche di punta.
Ora è di tutta evidenza l’infantilismo di un simile comportamento. E’ come se un bambino, che crede di aver ricevuto un torto dalla sua maestra, minaccia di dirlo alla mamma o al papà. Loro sì che te la faranno pagare!
Che può fare Mattarella? Niente, perché non può fare niente. Non può un Presidente della Repubblica intervenire in alcun modo. Ci mancherebbe altro! Qualsiasi studente di scuola media inferiore sa che lo Stato di Diritto si qualifica per la divisione dei poteri. Evidentemente Salvini non ha studiato neppure i principi più elementari di questo grande traguardo della civiltà giuridica. Non stiamo parlando di Montesquieu o di Locke o di Tocqueville, ma semplicemente della nostra stessa Costituzione.
Se Salvini, in un moto di stizza, a tanto si è esposto è perché coerentemente coi suoi quotidiani gesti di ruspantismo, ha pensato che Mattarella potesse intervenire in un modo qualsiasi a trargli il ragno dal buco, escluso che a lui si sia rivolto per avere un finanziamento una tantum a fondo perduto.
Ma tu guarda a che cazzo di condizioni siamo arrivati!
Di fronte alle giuste rimostranze di quasi tutto l’ambiente politico, alleato Cinquestelle compreso, Salvini ha fatto marcia indietro. Non andrò da Mattarella a piangermi addosso per le ingiustizie che sta subendo la Lega dalla magistratura, ma a raccontargli le cose belle che ho fatto e sto facendo al Ministero dell’Interno. Parole che se non sono di sfottò sono di ironia irrispettosa se consideriamo che Mattarella è da sempre critico verso la politica delle espulsioni e dei porti chiusi a proposito dei migranti. Cose belle le considera lui! Ma Mattarella?
La quaestio salviniana pone problemi in parte vecchi e in parte nuovi. Vecchi, perché in fondo la pratica del sottobanco c’è sempre stata. Salvini può aver pensato: Mattarella non potrà formalmente intervenire, ma potrà sempre servirsi della sua moral-suasion per ammorbidire la magistratura o a non esigere il debito o a ratealizzarlo. Facciamo pure noi dell’ironia, quasi fosse una cartella da rottamare. Nuovi, perché il rivendicato cambiamento di questo governo – in verità più dei Cinquestelle che della Lega – sta naufragando nel peggiore dei modi.
Fin qui di cambiamento si è visto poco. Invece aumentano i casi di peggioramento del vecchio, a cui un Grillo, sempre incredibile, dà del suo con le sue straminchiate: le buche a Roma non ci sono, la Xylella non esiste e via con questi Sim-Sala-Bim, da autentico esorcista o illusionista da baraccone.
L’Italia ci mette poco, dopo aver assaggiato un po’ del “nuovo”, a reclamare il vecchio: arridatece er Puzzone! 
Nessun riferimento a Berlusconi. Ma nel centrodestra s’incomincia ad avere qualche mal di pancia. Che Berlusconi, come diceva Fabrizio De Andrè, possa dare oggi buoni consigli perché non più in grado di dare cattivi esempi può essere, quel che conta però è che un ambiente umano, importante per quantità e qualità, ci riferiamo al centrodestra, non può continuare a riconoscersi, sia pure con tutti i distinguo di questo mondo, in un’élite politica, la Lega, che con la destra ha poco a che fare. L’apertura di credito di Berlusconi a Salvini probabilmente durerà fino alle Europee del 2019, poi accadrà sicuramente qualcosa, che non ci vuole molto a capire trattarsi della rottura della più bizzarra alleanza politica della pur bizzarra politica italiana: essere alleati di una forza che è al governo mentre si fa opposizione a quel governo.

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