Bisogna assistere, vedere e
sentire, per credere. L’Europa sta scivolando rovinosamente lungo la china
dell’autonegazione, dell’autoflagellazione. In questo noi italiani ci
distinguiamo come al solito per dabbenaggine e pigrizia mentale, per conformismo
e masochismo da cupio dissolvi. E che
in questo processo siano coinvolti i giornalisti non deve meravigliare più di
tanto. Il giornalismo italiano, fatte pochissime eccezioni – viva Oriana
Fallaci! – è sempre al seguito del potere e del pensiero dominante. Si
interroghi la storia, se non si crede a chi parla.
Breve introduzione ad un fatto
accaduto alcuni giorni fa.
Venerdì, 11 settembre, si
concludeva a Otranto una quattro giorni di seminari per la formazione
professionale organizzato dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, cui si ha l’obbligo di partecipare per “regalo”
dell’ex ministro di giustizia Severino. Sembrava la giornata più felice e
interessante. Il tema era “Mass media e l’Islam: giornalisti a confronto”.
Relatori di prim’ordine: Giovanni Maria Vian, direttore de “L’Osservatore
Romano”; Amedeo Ricucci, Rai TG1; Zouhir Louassini, Rainews; Alfredo Macchi,
Mediaset-TgCom24; Michele Sasso de “L’Espresso”. Moderatore di questa, come
delle tre precedenti giornate, Tommaso Polidoro, presidente del Gruppo Romano
Uffici Stampa per la
Formazione. In sala numerosi giornalisti locali e nazionali,
noti e meno noti.
Vian riferiva su “Religioni del
Libro, il dialogo è possibile?”. Intervento breve, ma dal taglio scientifico,
accademico. Tra le religioni del libro non si può comprendere il cristianesimo;
esse sono ebraismo e islamismo. La voce di Dio per i cristiani è quella di Gesù
Cristo. Concludeva che tra le religioni non ci può essere che il dialogo.
Bravo: chiaro e conciso!
Ma era l’intervento di Zouhir
Louassini, un giornalista marocchino che collabora con “L’Osservatore Romano”,
sul tema “Non in mio nome: media, pregiudizi e double standard sull’Islam”, che
sconcertava l’uditorio con una serie di affermazioni-negazioni, tra il
tentativo di sdrammatizzare e quello di minimizzare la consistenza e il
pericolo dell’Isis, fino alla negazione della sua esistenza, che sarebbe
un’invenzione americana, affermazione poi negata, e proiezione finale di un
video in cui si faceva la parodia dell’esecuzione dell’ingegnere aeronautico britannico
David Cawthorne Haines, sgozzato nel deserto siriano il 13 settembre 2014, con
il chiaro intento di far ridere l’uditorio, come a far passare il messaggio che
quanto sta accadendo in Iraq, in Siria e in Libia da parte delle truppe del
Califfato non è da prendere sul serio.
Interessante l’intervento di
Ricucci su “Terrorismo, multiculturalismo: se l’Islam mette in crisi la società
americana”, orientato a non confondere tra realtà e propaganda per non
alimentare il “mercato della paura”. Invito ricevibile.
Su esperienze giornalistiche
personali l’intervento di Michele Sasso “Mass media e deontologia del
giornalista”. Testimonianza esemplare.
Al termine delle relazioni –
Macchi sarebbe arrivato dopo – il moderatore invitava il pubblico, composto
tutto da giornalisti, a fare domande.
Non potevo non evidenziare lo
sconcerto per il fatto che di fronte al “mercato della paura”, di cui aveva
parlato Ricucci, non si poteva rispondere col mercato della banalità, come
aveva dimostrato con la sua relazione e il suo video-parodia il Louassini. Ma
le mie parole ebbero un effetto tarantolante. Louassini negò subito di aver
detto che l’Isis non esiste e che è un’invenzione americana, mi accusò di
essere il “solito rompi…” mandato apposta per dare fastidio. Nella bagarre finì
anche per essere coinvolto Vian, che io avevo escluso dagli interventi
politici, per la scientificità della sua relazione e che evidentemente aveva
capito altro per la concitazione e la sovrapposizione di voci. Louassini difese
la sua posizione, che, a suo dire, era finalizzata a non esasperare lo scontro
di civiltà e di religione. Bravo solo per le intenzioni!
L’interruzione del dibattito – di
fatto finì lì – per partecipare ad una cerimonia nel Castello Aragonese che
vedeva protagonisti i Consoli pugliesi, Ufficiali della Marina Militare e
Amministratori otrantini, fu provvidenziale per recuperare la calma. Il dibattito
riprese con altri toni dopo la relazione di Macchi, nel frattempo arrivato.
Lo sconcerto della relazione di
Louassini e della proiezione del suo video, però, è niente in confronto al
fatto che nessuno – dico nessuno – ebbe a dire alcunché sul gravissimo episodio
del video-parodia. Una cosa di cattivissimo gusto, ove si pensi alle tante
vittime sgozzate dai cosiddetti combattenti dell’Isis.
Mentre l’Europa viene invasa da
milioni – ormai queste sono le dimensioni – di islamici, che sarebbero i buoni,
gli islamici cattivi o “inesistenti” stanno facendo terra bruciata in Medio
Oriente di uomini e di cose. Quanto meno qualcuno, anche tra i relatori, sarebbe
dovuto intervenire per condannare una tesi che, se pure con finalità nobili:
impedire l’esasperazione dello scontro e favorire il dialogo, in sé è ignobile.
Ma peggio ancora avevano fatto gli organizzatori dei seminari, che non avevano
valutato preventivamente l’opportunità di proiettare un video che è un’offesa
terribile alle vittime dei boia dell’Isis, ai loro parenti e a tutti i
cittadini del mondo che si riconoscono nella civiltà dell’incontro e della
convivenza sulla base di fatti concreti e non di utopie, più o meno calcolate.
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